La lingua italiana che cambia, il blogger Di Biagio: «Ma in Rete si usano sempre meno parole»

Claudio Di Biagio, blogger e Youtuber
Claudio Di Biagio, blogger e Youtuber
di Valeria Arnaldi
Mercoledì 9 Gennaio 2019, 05:01 - Ultimo agg. 08:48
2 Minuti di Lettura

Claudio Di Biagio, youtuber, blogger e regista, l'italiano si arricchisce continuamente di nuove parole: quando i neologismi entrano nel vocabolario sono già superati, in realtà, per i giovani?
«L'entrata dei neologismi nel vocabolario Treccani non è necessariamente segno di un uso comune dei termini. Bisogna vedere quanto i nuovi vocaboli sono effettivamente compresi dalla gente. Oggi la differenza per i giovani la fanno i social. Può bastare che un influencer dica una parola o che si diffonda un hashtag per fare entrare un termine nel linguaggio comune».

Da “Lovvare” a “drinkare” fino a “hater”: ecco l'enciclopedia del nuovo italiano​

Cambiano i termini e cambiano le forme di comunicazione ?
«Certo, pensiamo ai meme, sorta di moderni geroglifici che sintetizzano intere frasi con un'immagine. Si potrebbe portare avanti senza problemi una conversazione di ore, usandoli, senza mai dire una parola. Sono molti diffusi tra i giovani. Credo che ciò dipenda dal fatto che si va sempre di fretta e, di conseguenza, si ha meno tempo per leggere e scrivere. Non è un caso che molti nuovi termini entrati nel linguaggio comune siano derivati dall'inglese, lingua che ha parole fortemente sintetiche. L'italiano magari esprime gli stessi concetti in modo più lungo. Alla fine però si rischia di perdere la consapevolezza delle possibilità del nostro linguaggio».

Dunque, queste adozioni sono un bene o un male?
«C'è un po' di entrambe le cose. Usare neologismi aiuta perché rende più rapida la comunicazione. Dall'altra parte l'estrema sintesi può togliere potere all'intelligenza e alla comunicazione stessa».

E i meme?
«Riducono la capacità di concentrazione, la stragrande maggioranza dei quindicenni non è più abituata a leggere un romanzo. C'è però un lato positivo: i meme possono essere compresi in tutto il mondo, senza bisogno che siano tradotti. La stessa immagine può essere capita da un italiano, un inglese, un indiano e via dicendo, senza difficoltà. Così diventano una sorta di esperanto. Ciò potrebbe unire. Diciamo che nell'era di internet tutto ha due facce». (V.Arn.)
riproduzione riservata ®

© RIPRODUZIONE RISERVATA