A Capodichino, mentre si aspetta l'imbarco, i passeggeri avranno la sensazione di stare su una marina. Seconda puntata di Art Gate, la rassegna di piccole esposizioni che il museo di Capodimonte organizza all'aereoporto internazionale di Napoli: dopo le tele di Salvatore Emblema, stavolta turisti e viaggiatori possono affacciarsi, da oggi al 19 novembre, sulle opere di Paolo La Motta che ha chiamato «Il mare bagna Napoli» i 12 dipinti destinati al gate C20. Citare il capolavoro di Anna Maria Ortese è un modo per introdurre alcuni dei quadri che hanno come soggetto le imbarcazioni e i giovani in costume, ma è anche una dichiarazione poetica dell'artista nato 52 anni fa alla Sanità, «il luogo più napoletano che c'è ma da cui il mare, elemento iconico della città, non si vede. E ho pensato di ricrearlo nei miei lavori». Eppure il suo è un mare poco partenopeo: «Lo specchio d'acqua è grigio, le figure che abitano le barchette sono giovani intenti a raggiungere un personale traguardo, quanto mai indistinto». E così il paesaggio più classico nella lettura di La Motta è al servizio di un programma anti oleografico: «Riguardare il mare è rivisitare Napoli, invitare a uno sguardo altro su questa terra».
Uno dei quadri ora esposto a Capodichino è già famoso: «Si intitola Palazzo Sanfelice ed è comparso nel film di Ozpetek Napoli velata; ho un grande legame col cinema che cerco di trasmettere nell'estetica dei quadri. Uno dei miei più cari amici è il regista Pietro Marcell». Le altre opere in mostra rispondono a ispirazione varie: «Ombra e cane», «Anfratto» e «Primo sole», che richiamano Potthast, Vettriano e Hopper, fanno dire a Sylvain Bellenger, direttore di Capodimonte, che «una delle particolarità più evidenti di La Motta è il suo essere fuori da ogni sistema dell'arte contemporanea», mentre Isabella Valente, storica dell'arte alla Federico II, sottolinea: «Le diverse partiture di ciascuna delle composizioni non sono nate per stare insieme, ma trovano nella loro combinazione la propria unità».