Firenze, Palazzo Strozzi svela l'arte americana dalla guerra in Vietnam all’11 settembre

Firenze, Palazzo Strozzi svela l'arte americana dalla guerra in Vietnam all’11 settembre
di Laura Larcan
Domenica 30 Maggio 2021, 15:31 - Ultimo agg. 16:39
3 Minuti di Lettura

L'America ultra-pop e consumistica in technicolor di Andy Warhol, e quella più concettuale e femminista, di impegno contro la deriva del razzismo del terzo millennio di Kara Walker. Sono tante le anime espressive che sfilano nella bella mostra "American Art 1961-2001" che invade tutto Palazzo Strozzi a Firenze fino al 29 agosto. Un evento che segna la ripartenza per questa istituzione fiorentina che, dall'alto della sua nobile architettura rinascimentale, punta da anni ad indagare con passione e raffinata scaltrezza la scena contemporanea. Sotto l'egida del direttore artistico della Fondazione Arturo Galansino, i saloni dall'aura quattrocentesca accolgono un'ottantina di opere di 55 maestri, con alcuni lavori esposti per la prima volta in Italia grazie alla collaborazione con il Walker Art Center di Minneapolis.

Firenze, Palazzo Strozzi svela l'arte americana dalla guerra in Vietnam all’11 settembre

Con “La Ferita” dell'artista Jr dal 19 marzo cambia volto Palazzo Strozzi a Firenze

Musei, la riapertura parla al femminile: da Firenze a Roma l'omaggio all'arte di donna

Quote rosa nei musei? La proposta che divide il mondo artistico

Tomás Saraceno, l'uomo dei ragni a Firenze: «Anche una ragnatela è arte». L'evento a Palazzo Strozzi

La suggestione è garantita. Oltre l'american dream di cinematografica memoria, protagonista qui è la sensibilità degli artisti verso un paese complesso, che vive di contraddizioni e traguardi, speranze e frustrazioni, di politiche illuminate e contrasti sociali. Il tutto si traduce in un viaggio tra pittura, fotografia, video, scultura e installazioni. Il prologo autorevole non può che essere affidato a Andy Warhol, deus ex machina di una Pop Art rivoluzionaria e affabulatoria negli anni '60: sue, ben 12 opere, tra cui la celebre Sixteen Jackies (1964) dedicata a Jackie Kennedy. Ma non mancano i grandi titanici maestri come Mark Rothko, Louise Nevelson, Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg, Bruce Nauman, Barbara Kruger, Robert Mapplethorpe, Cindy Sherman, Matthew Barney, tra provocazione e poesia, astrattismo e minimalismo, fino alla Conceptual Art.

Movimenti e neo-avanguardie che hanno scritto la storia dell'arte del secondo dopopguerra.

E si arriva alla curva iperbolica del 2001 quando la riflessione si fa più agguerrita e tragica. Spazio, allora, alle figure di riferimento della comunità afroamericana come Kerry James Marshall, Glenn Ligon e Kara Walker, protagonista, quest'ultima, di un'ampia selezione di opere video e disegni che testimoniano la sua ricerca tra storia e satira sociale intorno ai temi della discriminazione razziale. Segno che la donna è, dunque, grande voce di questa American Art. «Non c'è solo l'America tutta lustrini e paillettes di cui ci siamo innamorati, ma anche quell'America che ha ancora tanti problemi di giustizia sociale», avverte Vincenzo de Bellis, co-curatore della mostra insieme al direttore della Fondazione Palazzo Strozzi, Arturo Galansino.

«Gli Stati Uniti d'America - aggiunge de Bellis - rappresentano un complesso meltin' pot di culture, tradizioni e identità diverse: uno dei prototipi storici della democrazia contemporanea che ancora oggi più che mai racchiude in sé profonde contraddizioni sociali, razziali, di genere. L'arte ci permette di poter raccontare le stratificazioni di una società tanto complessa». Palazzo Strozzi, insomma, vale sempre una visita a Firenze. 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA