Autonomia, altolà di Bonisoli al Nord: «I grandi musei restano statali»

Autonomia, altolà di Bonisoli al Nord: «I grandi musei restano statali»
di Laura Larcan
Venerdì 29 Marzo 2019, 07:58 - Ultimo agg. 13:17
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Si fa presto a dire autonomia regionale. «Leonardo non si tocca, tanto meno Mantegna o Piero della Francesca». Il ministro per i beni culturali Alberto Bonisoli tira il freno a mano - qualcuno dice anche «con sgommata», tanto è risoluto - sulla corsa politica per l'autonomia delle regioni leghiste Lombardia e Veneto, e persino della democratica Emilia Romagna. «La Pinacoteca di Brera resta allo Stato, così come il Cenacolo Vinciano di Milano, o le Gallerie dell'Accademia di Venezia». Bonisoli, ministro grillino, rispedisce al mittente leghista la strategia dello strappo della podestà statale del patrimonio. E il braccio di ferro politico si misura a colpi di tesori. Da una parte, la Lombardia col suo governatore Attilio Fontana che ha stilato nella trattativa una golden list di musei, monumenti, palazzi storici e siti archeologici che vorrebbe scippare agli uffici centrali del Collegio Romano. Dall'altra, il Veneto di Luca Zaia che sogna di acquisire, partendo da Venezia, tutti i beni culturali sul territorio regionale (spingendosi persino alle opere di origine veneta ma che si trovano oltre confine). «Non esiste», la replica secca. «I beni di valenza nazionale, devono rimanere allo Stato».

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Pensa alla Pinacoteca di Brera, il ministro: istituzione big d'Italia, tra le prime ventidue ad essere promossa alla gestione autonoma dalla riforma della Cultura (ma sempre statale), guidata dal canadese James Bradburne: «Troppo importante per essere ricondotta alla Regione Lombardia», spiega. Ieri mattina, intervistato nella trasmissione Agorà, ha lanciato la bomba. Poi, nel pomeriggio ha rincarato la dose, assestando il colpo.

«GIÙ LE MANI»
«Giù le mani dai gioielli nazionali». Anche se, come spiegano dal ministero, questa posizione Bonisoli la sta portando avanti da tempo, da quando sono state rivelate le carte dell'intesa politica sull'autonomia trattate dal premier Giuseppe Conte e i governatori. L'elenco dei pezzi ambiti è lungo, e fa impressione per l'aura del prestigio. Ci sono il Cenacolo di Leonardo da Vinci a Milano, il Palazzo Ducale a Mantova, il Castello Scaligero di Sirmione, e ancora, in terra lagunare, le Gallerie dell'Accademia, il Museo archeologico nazionale, o la straordinaria Villa Pisani sul Brenta. «Tutti difficilmente riconducibili al territorio», aggiunge il ministro cinquestelle. Ma Bonisoli rincara la dose, lui così misurato e mai azzardato nelle esternazioni, ne fa un manifesto programmatico a tutto tondo. Pensa anche alla Regione Lazio (che non ha certo mire di autonomia). «Il Colosseo, per esempio, è un monumento di prestigio nazionale, e non può essere dato alla Regione», riflette. Di più: «Il mio intento non è tanto di cedere, quanto di prendere. Mi prenderei, per esempio, tutto quello che c'è in Sicilia».

LE SOPRINTENDENZE
Una risolutezza, quella di Bonisoli, che sembrerebbe essere stata al centro di incontri di fuoco al Collegio Romano con le delegazioni di assessori arrivate da Milano, Venezia e Bologna. Il no dell'inquilino ha riguardato anche le richieste sull'autonomia in termini di tutela e valorizzazione, così come sulle richieste a gamba tesa di gestire gli uffici della soprintendenze, con tanto di nomine dei dirigenti.

LA TRATTATIVA
Altra storia si prospetta per i siti minori, piccoli, magari poco noti, dove il Ministero non riesce ad intervenire con risolutezza. Qui, il ministro grillino cambia registro e si apre: «Penso alle incisioni rupestri in Val Camonica, per le quali si può aprire un discorso con la Regione». «Questa è una realtà molto sentita dalla Regione e qui la valorizzazione potrebbe essere più efficace sul territorio», aggiunge. «D'altronde, lo Stato italiano ha 500 musei da gestire, tra edifici e siti, e se qualcosa di minore può essere valorizzato meglio dalla regione, allora siamo disponibili a ragionarci sopra». In sostanza, le regioni aspiranti all'autonomia possono redigere un elenco di siti minori, legati al territorio, da mettere sul piatto della discussione. L'elenco ancora non c'è («su questo aspettiamo sollecitazioni dalle regioni stesse»). Bonisoli a ruota libera, dunque, lui che negli ultimi giorni sta puntando il dito a raffica su nodi incandescenti: dalle bancarelle di ambulanti sotto la Torre di Pisa e davanti ai monumenti di Roma, alla ruota panoramica sugli scavi di Pompei.
 

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