I Bizantini a Napoli: al Mann storia di un impero

In mostra 400 reperti arrivati dalla Grecia

I Bizantini a Napoli: al Mann storia di un impero
di Giovanni Chianelli
Giovedì 22 Dicembre 2022, 09:15 - Ultimo agg. 23 Dicembre, 07:21
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Molti storici sono concordi nell'individuare nel suo tramonto la fine del medioevo, Croce riteneva l'impero bizantino l'ultimo momento autonomo del Meridione d'Italia prima della lunga fase di dominazione straniera. Giudizi che aggiungono significati a «Bizantini. Luoghi simboli e comunità di un impero millenario», mostra aperta al Mann sino al 15 febbraio, ma che probabilmente sarà prorogata fino all'inizio delle altre due grandi esposizioni previste per la prima metà del 2023, quella dei disegni di Picasso su Napoli e l'altra su Alessandro Magno.

Un evento per il direttore del Mann Paolo Giulierini, che presenta l'iniziativa insieme al governatore Vincenzo De Luca, da considerarsi in naturale continuità - anche se a fasi cronologiche invertite - con quella sui longobardi di cinque anni fa.

Secondo uno schema consolidato nelle ultime esposizioni, divisi tra un piccolo gruppo all'ingresso «di benvenuto» e il grosso nella sala della Meridiana, più di 400 reperti raccontano mille anni di storia: sono frutto di prestiti da oltre 57 musei, italiani e greci.

«Napoli si riunisce alla sua prima madre patria», dice Giulierini. «Napoli bizantina è un tema cruciale e per molti sarà una sorpresa; anche quando il dominio evaporò il legame non fu mai rinnegato e si trasformò in volano di contatti con il Mediterraneo e oltre. Il Mann è il luogo ideale in Italia per raccontare questa storia».

Oreficerie, sculture, mosaici, affreschi, rari codici miniati, sigilli, monete, ceramiche, smalti, suppellettili d'argento, elementi architettonici, un viaggio nella storia dal 330 al 1204, anno della quarta crociata, che determinò la conquista latina di Costantinopoli e il momento cruciale nel processo di dissoluzione dell'impero. Erano 40 anni che non si teneva una mostra sul tema, forte di 150 pezzi mai visti prima, frutto di scavi recenti per le metropolitana di Salonicco e Napoli.

 

«Più di un filo unisce i nostri Paesi ed è stato bello che le istituzioni di entrambi abbiano lavorato insieme alla mostra», commenta Anastasia Lazaridou, direttrice generale mostre e musei del ministero della Cultura greco: «Trovo simbolicamente rilevante che la mostra si tenga a Napoli, centro di spicco bizantino per sei secoli. Le influenze di Bisanzio continuano a mettere in dialogo i nostri paesi che condividono diverse tracce nel patrimonio culturale: chiese e impianti urbanistici, oggetti di culto e monete». Al centro del salone c'è la statua di un giovane aristocratico romano che debutta nell'agone politico inaugurando le corse dei carri: viene del museo centrale Montemartini di Roma. Vicino c'è il busto di un filosofo greco senza nome dal museo archeologico di Salonicco.

In tutto 15 sezioni, a cura di Federico Marazzi, docente di archeologia dell'università Suor Orsola Benincasa e coordinata da Laura Forte per il Mann. Diversi i temi affrontati, dalla struttura del potere e dello stato all'insediamento urbano e rurale, poi gli scambi culturali, la religiosità, le arti e le espressioni della cultura scritta, letteraria e amministrativa. Il primo blocco parla di Napoli, con epigrafi e iscrizioni in latino e greco, lingua che fu parlata fino al cuore del medioevo a Napoli e nel Mezzogiorno. Tra i primi reperti una moneta dedicata a San Gennaro per testimoniare un legame stretto dal 536, anno in cui la città fu conquistata dall'Impero Romano d'Oriente, fino al 1137: dopo la morte dell'ultimo duca Sergio VII si consegnò al normanno Ruggero II.
«Un lasso temporale in cui l'attuale capoluogo campano e il suo territorio vissero un duraturo periodo di autogoverno e indiscussa autonomia da dominazioni straniere», dice Marazzi. Lo studioso spiega che il controllo imperiale diretto si era indebolito e Napoli, pur continuando a essere formalmente dipendente da Bisanzio, aveva istituito un ducato sostenuto dall'aristocrazia locale.

Tra i vari temi quello dell'influenza dei bizantini nel Sud Italia: così diversi sono i reperti campani, su tutti il grande mosaico pavimentale del Mann proveniente dal sito archeologico della colonia romana di Minturnae, caratterizzato da motivi tipicamente bizantini: geometrie, figure zoomorfe e vegetali. Alcune opere vengono dal museo diocesano di Ischia: Nonostante la tragedia che ha recentemente colpito l'isola e le difficoltà di attrezzare il trasporto i responsabili del museo hanno lavorato duro perchè ci fossero ricorda ancora Marazzi.

Giulierini annuncia un catalogo scientifico e una pubblicazione sugli itinerari bizantini della Campania, entrambi in uscita nei primi mesi del prossimo anno. La conclusione della conferenza è di De Luca: «Questa mostra ci fa riflettere sull'attualità. Studiando i conflitti di ieri in aree vicine a quelle approfondite dall'esposizione possiamo capire meglio quelli di oggi».
 

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