Caravaggio, la mostra al Palazzo Reale di Napoli: la Flagellazione di Cristo in tour al Louvre

«Caravaggio è Napoli», l'orgoglio del presidente della giunta regionale De Luca

la Flagellazione di Cristo di Caravaggio
la Flagellazione di Cristo di Caravaggio
Maria Pirrodi Maria Pirro
Venerdì 17 Marzo 2023, 07:00 - Ultimo agg. 18:13
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Il dipinto è là, in fondo al percorso d'arte, di nuovo a Napoli, ma a Palazzo Reale: sovrasta l'ultima sala della mostra «Dialoghi intorno a Caravaggio» prima di volare al Louvre. E rappresenta una straordinaria quanto fugace apparizione: di ritorno da Ruen, «La flagellazione di Cristo» può restare in città soltanto fino al 9 maggio, non oltre. Ha già in programma un «viaggio bis» oltre la Manica, assieme a 70 opere di pregio (Tiziano e Giovan Lorenzo Bernini su tutte) date in prestito a Parigi da Capodimonte, e da dove il direttore - francese di origine e napoletano di adozione - si prepara a trasferirne altre, un po' ovunque, in vista degli imminenti lavori nel suo museo. «Cultura è aprire, non chiudere: può continuare ad avere visibilità in questo modo, facendo rete», dice Sylvain Bellenger all'inaugurazione di Palazzo Reale, nella Galleria del Genovese, presentando l'esposizione curata con il «padrone di casa» Mario Epifani, e il debutto di una serie allestimenti che mescolano le raccolte dei due siti borbonici.

Si comincia con Caravaggio e i suoi «scolari», proponendo per la prima volta insieme sette delle 118 tele ispirate al maestro, tutte acquistate nel 1802 per conto di Ferdinando IV e divise tra le due residenze. «Alcune conservano le stesse cornici, originali», fa notare Epifani, e indica i bordi dorati di «Il ritorno del figliol prodigo» di Mattia Preti, identici a quelli di «Gesù tra i dottori» di Giovanni Antonio Galli, detto lo Spadarino; entrambi i dipinti sono stati restaurati per l'occasione. 

 

All'ingresso il «San Giovanni Battista» attribuito a Bartolomeo Manfredi, una copia fedelissima dell'opera di Michelangelo Merisi oggi al Nelson-Atkins museum of art di Kansas City. E il «San Giovanni Evangelista» immortalato mentre scrive il libro dell'Apocalisse a Patmos, da poco riconosciuto come autografo di Antiveduto Gramatica. Quindi, l'«Orfeo» di Gerrit van Honthorst, sistemato alla fine del corridoio. Entrando in un ambiente diverso, si vede un inedito: è «Santa Prassede», erroneamente ritenuto di Valtentin de Boulogne, tra i principali interpreti della poetica caravaggesca. «Resta il mistero sul pittore, anzi la speranza è che possano arrivare contributi dai visitatori», sorride Epifani, spiegando che anche quest'opera, recuperata dai depositi, è stata da poco restaurata.

Però, rimane un buco al centro, lievemente coperto dal colore: per questo motivo, la tela è messa confronto con una foto scattata prima dell'intervento e con una rielaborazione digitale, che ipotizza una possibile ricostruzione della lacuna. Sulla parete opposta si trova una riproduzione di Johannes Vermeer, che raffigura la santa nell'atto di strizzare una spugna, ovvero l'elemento che manca nel quadro danneggiato.

Il percorso prosegue con una riflessione su diversi momenti della Passione. Con due le sculture, il settecentesco «Ecce homo» in legno dipinto, che proviene dalla Cappella del Tesoro di San Gennaro, e il «Cristo alla colonna» intagliato nell'avorio da Alessandro Algardi (collezione Farnese). E la tela «Ecce homo» di Battistello Caracciolo, straordinaria nell'espressione dei volti e per l'insolita posa; mentre il tema della flagellazione è proposto in tre diverse interpretazioni pittoriche: oltre alla pala d'altare realizzata per San Domenico Maggiore, c'è un dipinto di Leonello Spada (detto la «Scimmia di Caravaggio») di fronte a un'altra potente tela di Battistello Caracciolo.

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La scelta delle opere vuole invitare il pubblico a non limitarsi ad apprezzare le luci e ombre di Caravaggio, ma a scomporre e analizzare la complessa iconografia: «La sua Flagellazione è senza spargimento di sangue, quanto mai sofisticata appare la riflessione sulla condizione umana, che tiene insieme umiliazione, sofferenza e sublimazione del dolore» afferma Bellenger, riassumendo la tesi illustrata nel catalogo edito da Paparo. «Caravaggio è Napoli», sintetizza ancor più il presidente della giunta regionale in Campania, Vincenzo De Luca, che guarda con attenzione anche al contemporaneo: visto che a Napoli manca un palazzo firmato da archistar «in grado di attrarre le giovani generazioni», quindi annuncia che vorrebbe farlo realizzare. Intanto, il governatore è in contatto con il regista Paolo Sorrentino per il nascente polo multimediale nell'ex Nato di Bagnoli, ed è pronto a dare il via al progetto esecutivo per il cantiere da 10 milioni al conservatorio San Pietro a Majella. «Stiamo cercando di valorizzare un patrimonio immenso», conclude. E basta guardarsi intorno per crederci. 

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