La ricerca è stata condotta esaminando l'allineamento delle pupille in un autoritratto del genio rinascimentale e nel David del Verrocchio, per cui Leonardo avrebbe posato come modello.
Lo studio è stato poi allargato ad altre celebri opere attribuite a Leonardo, come il Salvator mundi e l'Uomo vitruviano, in cui l'artista avrebbe in qualche modo riprodotto il suo stesso difetto visivo. I risultati ottenuti sembrano portare a una diagnosi di strabismo, malattia che diversi studiosi attribuiscono anche alla Gioconda. Come spiega Tyler «è probabile che lo strabismo intermittente, con l'alternanza di visione 2D e 3D, abbia in qualche modo reso l'artista più consapevole di quei dettagli che generano tridimensionalità nei dipinti, e ciò potrebbe spiegare perché Leonardo era così attento a dare l'impressione della profondità nelle sue opere».