Napoli, al Mann da Londra i disegni di Picasso

Il direttore Giulierini annuncia l’ultima grande esposizione del suo mandato

Napoli, al Mann da Londra i disegni di Picasso
di Giovanni Chianelli
Giovedì 10 Novembre 2022, 11:28
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Alla fine della conferenza sul rapporto relativo all'anno 2021 Paolo Giulierini, direttore del Mann, annuncia la sorpresa. Oltre alla mostra sui Bizantini, al via da dicembre a febbraio, il museo ospiterà nella prima metà dell'anno prossimo un'esposizione sui disegni di Pablo Picasso a Napoli e su Napoli, risalenti alla visita del pittore spagnolo in città nella primavera del 1917. Conservati al British Museum, arriveranno in una data ancora da stabilirsi, entro giugno 2023, a ridosso della scadenza del secondo mandato di Giulierini che è datato 30 settembre.

Un addio in bellezza? O forse un arrivederci dello studioso toscano che, tecnicamente, ha le carte in regola per tentare una terza esperienza, facendo così la gioia soprattutto del personale dell'ente che per lui nutre profonda stima. Ma dovrebbe scontare una distanza dal nuovo ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, politicamente agli antipodi del predecessore Dario Franceschini che volle lo stesso Giulierini alla guida dell'archeologico napoletano.

Si vedrà, intanto dopo l'affaccio sul futuro è tempo di pensare al passato prossimo. L'analisi dei numeri, eventi e obiettivi raggiunti così come di quelli mancati nell'anno precedente è diventata una sana abitudine a cui da tempo ci ha abituato il vertice del museo, unico in Italia a raccontare annualmente dati alla mano cosa è andato bene e cosa no.

Partiamo dalle cifre del 2021: 235 giorni di apertura il resto dell'anno ci fu lo stop per il lockdown - con 195.000 ingressi che hanno comportato un aumento del +51% rispetto al 2020; 3.322 abbonamenti annuali venduti, 21 esposizioni, 639 prestiti per 14 mostre all'estero e 12 in Italia, un incremento dei seguaci sui social. Con un anno che è stato ancora di rodaggio si spiega, dice il direttore, il ribasso della differenza tra entrate, 7.700.000, e le uscite, oltre 8.600.000.

Gli ingressi di un 2022 non ancora concluso fanno ben sperare per un ritorno alla normalità che nel 2019 recitava 700.000 presenze: dal 1 gennaio a inizio novembre i visitatori sono stati circa 400.000. Protagonista indiscussa dell'anno scorso è stata la mostra sui gladiatori, un successo di pubblico e di richieste dall'estero: «Abbiamo un nucleo di materiali sul mondo delle arene che non ha nessuno, riceviamo richieste per prestiti sugli elmi dei gladiatori, ad esempio, da tanti Paesi. A conferma che il Mann è il primo museo archeologico del pianeta» dice con orgoglio Giulierini che poi riferisce dei traguardi non raggiunti: «L'apertura dell'ala occidentale, la sezione statuaria campana, è stata ritardata per via dei rincari ai materiali utili alla ristrutturazione: apriremo a febbraio prossimo e così il Mann tornerà completamente fruibile, come non accadeva ormai da 100 anni».

In dicembre si conoscerà la ditta vincitrice della gara di appalto sul mosaico alessandrino. E nel 2023 ci sarà una mostra proprio su Alessandro Magno. Intanto, il direttore del museo passa agli appuntamenti dei prossimi giorni: l'esposizione «Bizantini. Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario» è dal 7 dicembre al 13 febbraio, nel salone della Meridiana; lo stesso giorno viene presentata la consueta natività firmata dall'associazione presepistica napoletana e collocata nelle sale della villa dei Papiri: quest'anno è dedicata alla figura di Carlo III di Borbone e corredata da un percorso multimediale (al via già dall'1 del mese) che parte dalla ricostruzione di una notte alla corte del sovrano borbonico per illustrare i principali personaggi e le caratteristiche scenografie del presepe. Il 12 è al via il festival barocco napoletano con concerti durante le feste, il 19 riapre il giardino della Vanella. Conclude Giulierini: «Il museo non è isola: se siamo riusciti a conseguire certi risultati è perché abbiamo fatto squadra, non solo tra noi ma anche col resto della città. Oggi il Mann non ha più solo la fisicità di edificio ma quella di una comunità, non è più solo un bene culturale ma un modo d'essere».
 

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