«Dorfles e Napoli: Gillo amava la nostra effervescenza creativa»

«Dorfles e Napoli: Gillo amava la nostra effervescenza creativa»
di Pasquale Esposito
Sabato 3 Marzo 2018, 09:54 - Ultimo agg. 09:55
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«Ci eravamo sentiti la settimana scorsa... Ci dobbiamo vedere, voglio venire a Napoli, e da tempo che ci manco, e poi andiamo a Capri», racconta Gianni Pisani. Dorfles e Napoli, e la Campania, quanti incontri, quanti incroci.

Di formazione e cultura mitteleuropea, il grande Gillo in Campania (per vent'anni venne d'estate a Paestum, di cui lamentava la mancata valorizzazione) aveva solidi punti di riferimento, in primis Gianni Pisani: con l'artista napoletano aveva intessuto un rapporto di amicizia solido, di forte confidenza; se avesse avuto bisogno di un suo «rappresentante», di un suo ambasciatore a Napoli, questi non sarebbe potuto essere che il pittore. Sulla scena napoletana il grande vecchio dell'arte italiana aveva incrociato i principali esponenti del movimento artistico, a cominciare dalla gallerista Dina Caròla, e poi via via negli anni Mimmo Jodice, Angelo Trimarco, Peppe Morra, Mario Franco, Filiberto Menna, Achille Bonito Oliva. E le «signore dell'arte», da Lea Vergine (che pur milanesizzata non ha mai rinnegato le sue radici vesuviane) a Lia Rumma.

«Ho molti ricordi degli incontri con Gillo a Napoli e ad Anacapri». Pisani vince lo sconforto per la notizia dolorosa della scomparsa dell'amico, e scava nella memoria di un rapporto di lunga data: «Era molto curioso, come deve essere un uomo di cultura, aveva occhi aperti sul paesaggio, sulla storia, sulla luce, i colori di questo nostro Sud, mediterraneo e continentale. Qui era di casa: Gillo venne a Napoli nel 1979 per la mia mostra a Villa Pignatelli, era la prima volta che quella sede ospitava il contemporaneo, Raffaello Causa fu bersaglio di polemiche per quell'apertura al nuovo. Poi abbiamo avuto modo di incontrarci ancora, in particolare ad Anacapri, dove nel 1981 insieme organizzammo Le questioni dell'arte, stages per giovani artisti provenienti da tutta l'Italia, e incontri-lezioni con la partecipazione di Arnaldo Pomodoro, Andrea Cascella, del ceramista Nino Caruso, Lea Vergine, Joe Tilson. Tutto ripreso e documentato da Mario Franco, con i suoi preziosi video».

Pisani ricorda l'artista, ma anche l'uomo: «Di Napoli apprezzava l'atmosfera che - diceva - sa di storia, i monumenti, la vivacità della gente, il colore e anche il calore umano che si percepisce con immediatezza. Era piuttosto riservato, ma sapeva aprirsi al contatto con la bellezza dei luoghi». Sua moglie Marianna Troise, a sua volta artista, racconta altri aspetti di questa amicizia: «Fingeva di corteggiarmi per scherzare con Gianni: una volta pregò mio marito di scattarci una foto e a me disse, sotto voce, Vedrai che non la scatta, è geloso. Modi gentili di un signore gentile, di un grande critico, personaggio di spicco della scena nazionale».

A Napoli Dorfles tornò anche nel 1995 per la Biennale del Sud promossa a Sant'Elmo dall'Accademia di Belle Arti, ed ebbe molta attenzione, come sempre, per gli artisti giovani, e poi nel 2001 per la «Via Crucis» di Pisani in mostra a Santa Chiara: «Fu affascinato da quel contesto monumentale, esprimendo ancora una volta ammirazione per la città e la sua effervescenza culturale.

In quella occasione mi regalò due suoi piccoli quadri - conclude Pisani - che conservo con affetto a testimonianza della nostra amicizia. Ci mancherà molto».

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