Mario Persico - Opere 1955-2022 è il titolo dell’antologica, con oltre trenta opere e diversi documenti stampati e filmati, che sarà ospitata, con il patrocinio del Comune di Bacoli, nel complesso museale della Real Casina Vanvitelliana al Fusaro, in Piazza Rossini 1.
La mostra, che si inaugurerà giovedì 8 dicembre dalle 10 alle 13, sarà visitabile fino al 5 febbraio 2023, ogni venerdì e sabato, dalle 17 alle 20:30, e le domeniche e festivi, dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20:30. Al vernissage interverrano le autorità locali, il poeta e saggista Mimmo Grasso e lo storico dell’Arte Dario Giugliano, autori in catalogo, edito da Il Laboratorio di Nola, di un contributo poetico e di un saggio dedicato all’opera del grande maestro recentemente scomparso.
Modereranno i curatori della mostra, Antonio Ciraci ed Antonio Raucci. Brevi note su Mario Persico di Dario Giugliano, dal suo saggio Una questione di stile.
«… Mario non amava definirsi o essere definito artista, anche perché spesso ripeteva che non si sapeva bene cosa mai fosse l’arte.
«L’inquietudine di questa possibilità prende vita anche nelle opere di Mario Persico, il cui interesse per il mostruoso in generale, per quella condizione metamorfica che sfocia nel deforme, è sempre stato costante nel suo approccio alla strutturazione di una realtà in cui il gioco delle forme rivestiva evidentemente un’importanza fondamentale. Da qui, è facile comprendere la disinvoltura con cui Mario Persico si impadroniva di stili e modalità talvolta anche diversissimi tra loro, ma sempre con l’obiettivo della costruzione di figure umane o animali. Infatti anche quando Mario ha creato oggetti tridimensionali, “sculture” palesemente lontane dalla figura umana – penso, per esempio, alla serie delle Sedie –, le ha comunque “deformate” con l’innesto di “arti” che le facevano assumere un aspetto vagamente biomorfo, al punto che sento di non esagerare se affermo che per Mario Persico l’umanizzazione resta sempre un traguardo ineliminabile. E questo muoversi con disinvoltura tra gli stili, lungi dal poter essere connesso con l’adesione più o meno consapevole a una posizione eclettica, va, invece, problematizzato su un piano politico, oltre che estetico. Ma, questo, me ne rendo conto, è un discorso talmente complesso, che non mi è possibile affrontare qui, dato lo spazio, ormai in esaurimento, a mia disposizione. Valga, allora, solo quest’accenno ancora a Sanguineti e ad alcuni emistichi da quella sua poesia del luglio del 1977 (se non erro), scritta in risposta a un articolo di Fortini, che suona come una chiara dichiarazione di poetica (da cui emerge anche tutto il kierkegaardismo di Sanguineti) e in cui si afferma di sognare di sprofondarsi “a testa prima, ormai, dentro un assoluto anonimato”, chiudendo con questa illuminante affermazione: “oggi il mio stile è non avere stile».
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout