Una Pompei da cani tra affreschi e mosaici

Una Pompei da cani tra affreschi e mosaici
di Ugo Cundari
Lunedì 23 Ottobre 2017, 09:02 - Ultimo agg. 21:22
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Non è raro oggi leggere davanti ad alcune abitazioni il minaccioso cartello in latino «cave canem» (attenzione al cane). Lo spunto originario, e spesso anche la rappresentazione dell'animale, viene da un mosaico degli scavi archeologici di Pompei, e proprio da questo più famoso elemento parte il saggio Il cane nell'arte pompeiana (Valtrend, pagg. 148, euro 18; testo in italiano e inglese) di Gaetano Vincenzo Pelagalli e Michele Di Gerio: il primo è ordinario di Anatomia comparata veterinaria, il secondo è un archeozoologo fra l'altro già autore di una serie di ricerche sui pesci del Mediterraneo antico. In questo libro gli autori, attraverso l'analisi di pitture, mosaici e sculture dimostrano quanto fosse stretto il rapporto tra l'uomo e il cane anche nell'antica Pompei, e ci danno notizie sulle varie razze canine allora conosciute, allevate e amate. Così sappiamo che nel primo secolo dopo Cristo, per le strade della città che sarebbe passata alla storia per l'eruzione del Vesuvio, passeggiavano cani da caccia, da guardia, di compagnia, di lusso e da guida per i ciechi. Se i primi e i secondi di solito venivano tenuti al guinzaglio, per gli altri era prevista una nicchia tra le pareti della cucina e negli ingressi. Colpisce sapere che anche allora c'erano i cani ostentati dai loro proprietari, cresciuti perché rappresentavano uno status symbol, e quelli raffigurati in un affresco con un guinzaglio a due lacci, che facevano da guida al loro padrone cieco. 

D'altra parte nei reperti archeologici si possono ancora osservare le varie rappresentazioni dei cani pompeiani a volte nell'intento di ringhiare e spaventare i malintenzionati, a volte dallo sguardo docile per accogliere gli ospiti benvenuti. Ma erano comunque animali per classi sociali elevate, per politici, commercianti o imprenditori, che li tenevano a vivere «nelle abitazioni e molti di essi erano ben curati e di bell'aspetto». L'autrice della prefazione, Rosaria Ciardiello, ricorda poi anche la presenza in letteratura e nelle arti in generale del cane pompeiano. Agli inizi del Novecento la novella per bambini The dog of Pompei diventò famosa in America tanto da farne anche un film nel 1999. E poi c'è l'opera dell'artista Allan McCollum che riproduce il calco del corpo del cane sepolto dalla lava e recuperato nella domus di Vesonius Primus. 
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