Procida capitale della cultura 2022, l'ultima notte è in rosa

«Che felicità l'orgoglio degli abitanti, figli di un'isola da sempre considerata Cenerentola e che dal 2022 si ritrova regina»

La notte rosa di Procida capitale
La notte rosa di Procida capitale
di Giovanni Chianelli
Lunedì 16 Gennaio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 17 Gennaio, 08:20
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È una regione, la Campania, con diversi centri abituati a perdere il rango di capitale, dopo Napoli che lo è stata per secoli e Salerno per pochi mesi, nel 1944: ma non sarà facile per l'isola di Arturo lasciare il posto di capitale della cultura, dopo 365 giorni (anzi un po' meno, visto che la pandemia ha ritardato la partenza) che l'hanno vista sulla ribalta nazionale e oltre.

Ieri l'ultimo atto di Procida 2022: la cerimonia di chiusura si doveva tenere a metà dicembre ma è stata rinviata in segno di rispetto delle vittime della frana di Ischia. La data non è a caso: il 15 gennaio di due anni fa si tenne l'ultimo colloquio con il ministero della Cultura che si rivelò vincente.

I richiami non finiscono, si conclude dove tutto era partito, a Marina Grande, e anche il clima ricorda quello del giorno inaugurale, il 9 aprile, con le nuvole e la temperatura mite. Di diverso c'è la luce che a metà gennaio abbandona presto la scena, e le persone: a differenza delle 20.000 del primo giorno sono poche centinaia quelle venute a salutare l'ultimo. 

Da allora sono passati 9 mesi ma è tutto cambiato: per la prima volta un'isola è stata capitale della cultura, il Comune più piccolo, e per di più del Sud Italia, a fregiarsi del titolo, eppure quello che ha registrato i maggiori consensi; merito della suggestione di un luogo unico e del programma ideato dal direttore artistico Agostino Riitano, con 44 progetti culturali e il coinvolgimento di 350 artisti provenienti da 45 Paesi del mondo, ispirato all'ambiente, all'immigrazione e soprattutto al dialogo tra popoli: «la cultura non isola» l'indovinato modello.

Quasi una proposta per sovvertire l'immaginario dominante, ipotizzare uno scenario in cui i luoghi di margine - con la loro «lentezza», vale a dire la sostenibilità - possano costituire una risposta alle sfide del presente.

Lo predica dai tempi della candidatura Riitano, ormai il re delle capitali culturali, che dopo Matera 2019 dirigerà anche Pesaro 2024: «Abbiamo appreso due grandi lezioni. In ambito culturale cooperare è meglio che competere; e che la funzione della cultura è creare legami e innescare la capacità di fare domande sul presente per immaginare il futuro». Dopodomani il passaggio del testimone a Bergamo e Brescia, le nuove capitali, con una cerimonia al teatro di corte del Palazzo Reale di Napoli.

 

Intanto per addolcire l'addio c'è molta musica nella serata di chiusura: dalle 17 il porto, acceso dal rosa che è stato il colore simbolo del 2022, si riempie di suoni con i Têtes de Bois, il jazz di Stefano Di Battista, Nicky Nicolai, Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazzariello, poi gli interpreti della nuova scena del cantautorato napoletano, Giovanni Block, che sull'isola è di casa, Francesco Di Bella e Giovanni Truppi.

I Têtes de Bois portano in giro da tempo il loro eco-spettacolo: ad attivare l'energia elettrica che serve a illuminare il palcoscenico e ad amplificare i suoni ci sono delle persone, una cinquantina di volontari che, pedalando su biciclette, tramite dinamo e trasformatori, creano la corrente; un palco a pedali, lo definisce il leader della band Andrea Satta e a guardarli i volontari fanno un po' tenerezza, ricordano i vogatori delle galee, ma c'è chi ne approfitta per fare moto ed è un messaggio ecologico potente. Oltre cittadini e turisti, ad animarlo si prestano anche figure istituzionali come Tracy Roberts-Pounds, console generale degli Usa a Napoli, Mara Domenica Castellone, vicepresidente del Senato e il sindaco dell'isola Dino Ambrosino.

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Il palco è davanti al cinema Procida Hall, poco prima, proprio davanti la chiesa Santa Maria della pietà, c'è una grande scultura in pvc, si chiama «Man». Alta 12 metri, l'ha realizzata l'artista australiana Amanda Parer ed è una versione moderna del «penseur» di Auguste Rodin, simboleggia la necessità di fermarsi a riflettere.

Molti lo faranno sul destino del posto. Mentre scende la sera e resta solo quel rosa sulle facciate dei palazzi c'è aria di festa ma anche la malinconia della fine: perché «la cultura non isola» ma non sarà facile vivere da ex capitale, con copertine di giornali internazionali e 600.000 turisti l'anno come in questo magico 2022, dati e numeri che Procida non aveva mai registrato prima.

Non sarà facile eppure non bisogna vivere di ricordi, sottolinea Dino Ambrosino: «Le cose belle finiscono per definizione, ma ciò che abbiamo attivato resta. La pubblicità per l'isola durerà nel tempo, in più sono stati avviati interventi materiali come la rinascita di Palazzo D'Avalos che è destinato a tornare nel patrimonio dell'isola». La cosa che più la ha resa felice? «L'orgoglio degli abitanti, figli di un'isola da sempre considerata Cenerentola e che dal 2022 si ritrova regina». 

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