Viola e Tosatti: dal Madre alla Biennale di Venezia

Viola e Tosatti: dal Madre alla Biennale di Venezia
di AnnaChiara Della Corte
Sabato 26 Marzo 2022, 18:39 - Ultimo agg. 19:26
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C'è un bel pezzo di Napoli nel Padiglione Italia della 59. Esposizione Internazionale d’Arte a Venezia (dal 23 aprile al 27 novembre).

E non solo perché il curatore è Eugenio Viola, napoletano volato a Bogotá, e Gian Maria Tosatti, partenopeo  d'adozione, ma perché la loro collaborazione artistica nasce proprio al Madre, Museo di riferimento per il Contemporaneo in città.

Molti ricorderanno Sette Stagioni dello Spirito: una vera e propria saga curatoriale durata tre anni e culminata nel 2016 con una mostra unica nel suo genere.

In quell’occasione vennero riaperti sette luoghi monumentali di Napoli, abbandonati dalla seconda guerra mondiale o dal terremoto dell’80. 

Riallacciando una serie di «interrotti transiti», legati proprio alla sua città, Viola ha immaginato per il Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022 un progetto connotato da una narrazione teatrale che mette in scena l'incertezza del presente, con un registro profetico.

«La Storia della Notte», dall’ascesa  al successivo declino del “miracolo italiano” degli anni Sessanta: un paese che ha tradito se stesso a causa del miraggio di uno sviluppo industriale mai concretamente realizzato. E «Il destino delle comete», ovvero il vagare nel cosmo fino a spegnersi lentamente come candele.

 

La visione finale si trasforma però in una possibile epifania, praticando l'ottimismo come necessità etica; una luce in fondo al tunnel, dopo un percorso esperienziale.

Un'unica installazione ambientale di 2000 metri quadri che guardano con speranza al futuro. Perché, afferma Tosatti, citando Anna Maria Ortese: «Disegnare una via d'uscita dal buio è un dovere di ferro». 

«Le criticità del presente sono utilizzate in chiave propedeutica per affrontare le sfide del futuro», spiega Viola.

Un'opera totale che fonde una pluralità di linguaggi, come spesso accade nell'eclettismo di Viola e Tosatti: dai riferimenti letterari alle arti visive, dal teatro alla musica e alla performance. Tutto il percorso è sostenuto da riferimenti letterari, primo tra tutti Pasolini e la sua nostalgia per le lucciole accostata alla denuncia di un vuoto di potere: una lettura estetica del precario equilibrio tra uomo e natura, tra sviluppo sostenibile e territorio, tra etica e profitto. Grazie alla sua formazione teatrale in ambito performativo tra Varsavia e Pontedera Tosatti ha la capacità di plasmare e risemantizzare gli spazi. Non semplici installazioni ambientali ma dispositivi complessi che inglobano suggestioni differenti. 

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Il ruolo sociale del Contemporaneo è un elemento imprescindibile della ricerca di Viola, che ama definirsi un “artivista”.

«Arte e politica si trovano in una posizione antitetica e complementare. Un progetto, un’opera, una mostra funzionano quando ti lasciano con più domande di quando sei arrivato. La politica deve dare delle soluzioni, risposte, l’arte stimola la riflessione. Non ha il potere di cambiare la realtà, ma piuttosto  una funzione maieutica, un potere trasformativo per risvegliare la coscienza. Soprattutto in un’epoca come la nostra segnata da estremismi che si riaccendono a tutti livelli di intolleranza tra generi, etnie, religioni, l’arte deve garantire la coesistenza di ogni possibile differenza».  

Viola ha fatto il giro del Mondo: Chief Curator del Mambo, il Museo di Arte Moderna di Bogotá , dal 2019, dopo due anni come Senior Curator del Perth Institute of Contemporary Arts (Pica) in Australia, oggi torna in patria da vero outsider. Vive l'incarico in Biennale con grande responsabilità critica verso il nostro presente storico, ma anche con un senso di rivalsa, perché dopo oltre cinque anni è messo in condizione di esprimersi nel suo paese.

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