Ai Vergini i nuovi talenti del «Laboratorio irregolare» di Antonio Biasiucci

Ai Vergini i nuovi talenti del «Laboratorio irregolare» di Antonio Biasiucci
di Donatella Trotta
Lunedì 29 Maggio 2017, 22:40 - Ultimo agg. 22:50
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La fotografia come arte, testimonianza, sguardo aperto sul mondo non soltanto esterno: in una ricerca incessante che, dall’interiorità di chi pone sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore, riesce a esprimere, negli  scatti, il proprio modo di vivere.

Antonio Biasiucci, classe 1961, è un fotografo artista che dall’originaria Dragoni (Caserta) a Napoli, dove ha esordito con un lavoro sugli spazi delle periferie urbane - contemporaneamente ad una ricerca costante sulla memoria delle proprie radici natìe - ha realizzato un itinerario (est)etico dalle venature antropologiche, costellato di mostre (personali e collettive) e aperto, negli ultimi anni, ad un impegno di “restituzione” delle proprie conoscenze, competenze, passioni. Ne può essere testimonianza la seconda edizione del «Laboratorio irregolare», un progetto di Antonio Biasiucci nato nel 2012 per rispondere all’esigenza di creare un percorso per giovani artisti, completamente gratuito, in cui trasmettere un metodo di costante approfondimento e critica del proprio lavoro.

Così, dopo la sperimentazione della prima edizione, culminata nella mostra allestita nelle sale delle prigioni di Castel dell’Ovo nel 2014, il progetto è proseguito per oltre due anni, fino ad arrivare alla seconda edizione: in mostra dal 7 giugno prossimo (vernissage ore 19) fino al 10 luglio nella Chiesa di Santa Maria della Misericordia ai Vergini (via Vergini 1: giovedì primo giugno visita in anteprima riservata alla stampa). Titolo dell’esposizione-installazione di otto artisti del LAB (Pasquale Autiero, Ciro Battiloro, Valentina De Rosa, Maurizio Esposito, Ivana Fabbricino, Vincenzo Pagliuca, Valerio Polici e Vincenzo Russo), «Epifanie 02»: una mostra di portfoli che comprendono circa 150 opere fotografiche dei giovani “discepoli” di Biasiucci. Il quale interverrà, all’anteprima di giovedì nella sede dell'Associazione Culturale SMMAVE (Centro per l’Arte Contemporanea, che per l'occasione si apre per la prima volta al pubblico per un'esposizione), accanto ad Andrea Viliani, direttore del MADRE che con la Fondazione Donna regina per le arti contemporanee ha concesso il Matronato all’iniziativa, che si svolgerà nell'ambito del Napoli Teatro Festival Italia, diretto da Ruggero Cappuccio e organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival, che ha adottato il progetto. 

«Oggi – spiega Biasiucci - restituisco quello che mi è stato dato, perché non ha senso che sia io solo a salvarmi. Metto a disposizione le mie conoscenze, affinché sia dato spazio, tempo e possibilità ad altri di fare buona fotografia attraverso un Laboratorio ispirato ad Antonio Neiwiller, r protagonista negli anni Ottanta della scena teatrale italiana scomparso prematuramente venti anni fa, che io considero mio maestro. Il Laboratorio produce immagini essenziali, nelle quali l’autore può trovare una parte di sé; sono immagini che si aprono all’altro». Nel dicembre 2014, a seguito di una selezione tenuta dall’artista, ha preso forma il gruppo della seconda edizione del suo “Laboratorio irregolare”. Ogni allievo-fotografo è stato guidato per due anni e mezzo a realizzare la ricerca di una visione fotografica personale. Biasiucci ha condiviso con i partecipanti la sua esperienza, creando le basi per un loro sviluppo professionale nel mondo della fotografia: «Ho migliorato il mio modo di lavorare assistendo per anni ai laboratori di Neiwiller – spiega ancora Biasiucci - e applicando i suoi metodi teatrali alla fotografia».

Una militanza civile, oltre che artistica, dovuta proprio al suo rapporto di collaborazione con Antonio Neiwiller, l’attore e regista teatrale conosciuto nel 1987 e durato fino al ’93, anno della scomparsa dell’artista. Il viaggio di Biasiucci (nei temi della cultura del Sud, negli elementi primari della vita, nei riti, ambienti e volti del paese nativo) si è così irradiato in un reticolo di relazioni, anche maieutiche, con le quali il fotografo ha precisato meglio la sua traiettoria artistica stimolando i giovani, e non solo, sulla via della ricerca. E dopo aver presentato, nei giorni scorsi con la scrittrice Giovanna Mozzillo, il nuovo libro fotografico in bianco e nero di Vera Maone dal non casuale titolo Dell’amicizia (edizioni Intra Moenia), parte di una “Trilogia degli affetti” che comprende anche Madri/Figlie e Coppie, ora sosterrà il percorso di otto giovani con i quali ha condiviso la propria arte, stimolando i loro talenti.
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