Al Cervantes Gamoneda, la voce poetica della cultura spagnola ed europea contemporanea

Antonio Gamoneda
Antonio Gamoneda
di Donatella Trotta
Lunedì 6 Novembre 2017, 16:18
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Tra i suoi maestri “dimenticati” annovera, con l’umiltà dei grandi, anche «la maestria di un poeta minore»: suo padre, misconosciuto autore modernista morto nel 1932. L’anno in cui il figlio, ovvero Antonio Gamoneda – nato a Oviedo nel 1931 e considerato oggi il massimo poeta spagnolo vivente, tra le voci più alte della poesia spagnola contemporanea – aveva soltanto un anno. Perché Gamoneda junior - figura emblematica della letteratura europea, un’infanzia segnata da un costante corpo a corpo con la morte, la povertà e la repressione del regime franchista – deve in effetti la sua formazione anche (ma non solo) alle pagine liriche paterne, assaporate tardivamente assieme a tante altre letture di un intenso e complesso percorso esistenziale, e intellettuale, che dal 1934 si evolve a León, nel quartiere ferroviario di El Crucero dove si trasferì con sua madre: la cui presenza è non a caso ricorrente in tutta la poesia del grande autore (basti pensare al riferimento alle mani materne, rifugio di fronte all'alienazione del lavoro, all’orrore e alla miseria di una guerra e un dopoguerra popolati di vivi e di morti). Un itinerario le cui tappe sono sintetizzate dall’autore stesso nell’autobiografia «Un armario lleno de sombras» (2009), tradotto in italiano nel 2012 con l’eloquente titolo originale Un armadio pieno d’ombra (Editori Riuniti University Press).

Mercoledì 8 novembre, Antonio Gamoneda sarà a Napoli: ospite dell’Instituto Cervantes che lo ha invitato a tenere una lectio magistralis intitolata «De la naturaleza de la poesía». L’appuntamento – alle ore 17.30 nell’auditorium del Cervantes in via Nazario Sauro, 23: ingresso libero fino a esaurimento posti – si preannuncia come un vero e proprio evento, introdotto dagli ispanisti Augusto Guarino e Marco Ottaiano, che coincide pure con il recente insediamento della nuova direttrice della sede napoletana dell’istituto di cultura e lingua spagnolo, Isabel Lorda Vidal, presente in qualità di padrona di casa all’incontro, organizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli l’Orientale e l’Ambasciata di Spagna in Italia.

Il grande poeta ispanico torna così – in un momento di nuova tensione nel suo Paese di origine - nel capoluogo campano -che tanti e secolari legami ha con la civiltà spagnola - dopo una sua precedente partecipazione all’edizione 2001 di «Napolipoesia», che rivelò al pubblico napoletano, grazie all’impegno militante di Sergio Iagulli, il carisma di un uo talento lirico, tradotto in oltre sedici lingue e insignito di prestigiosi premi letterari: tra i quali il Premio Reìna Sofia e il Premio Cervantes, nel 2006. Ne resta testimonianza in una registrazione della voce del poeta che in quell’occasione lesse la poesia «Claridad sin descanso / Chiarore senza riposo», leggibile on line nella traduzione di Raffaella Marzano. Un “antipasto” prezioso, per prepararsi ad un incontro da non perdere, con un poeta peraltro “allergico” al telefono e alle email e propenso invece all’inattuale pratica della conversazione epistolare, come egli stesso rivela una bella intervista curata da Alberto Pellegatta e pubblicata il 1° ottobre 2013 su www.nuoviargomenti.net.

La maggior parte dell’opera di Gamoneda è raccolta nel volume Esta luz. Poesìa reunida: 1947-2004 (Galaxia Gutenberg/Circulo de Lectores, 2004), mentre in italiano sono leggibili le traduzioni integrali delle raccolte Libro del freddo (Città Nuova, 2009) e Cecilia e altre poesie (Ponte Sisto, 2012), oltre all’antologia Solo luce (Empiria, 2009). Non solo. Per i promotori dell’incontro napoletano, la poesia di Gamoneda, «rimasta originalmente coerente, lontana dalle tendenze degli ultimi decenni del franchismo, si è rivelata nel tempo una fonte di valori oggi importanti, sia sul piano letterario che umano». Ne possono essere ulteriore prova i riconoscimenti ricevuti attraverso varie stagioni della sua produzione poetica, come il Premio Castilla y León de las Letras (1985) ed il Premio Nacional de Poesía (1988). Per gli specialisti, Gamoneda è infatti figlio della maggiore tradizione poetica di lingua spagnola, che va da Luis de Gongora a Federico Garcia Lorca e da Antonio Machado a Juan Ramon Jimenez. Risale alla metà degli anni settanta, ossia dopo la morte di Francisco Franco, il suo libro capolavoro «Descripcion de la mentira»(Descrizione della menzogna) che ottenne un grande successo non solo in patria. E tra i suoi libri più recenti, «Canciòn erronea» (2012).

Ma per lasciarvi un assaggio della piena e lucida maturità di Gamoneda, in vista della sua Lectio Magistralis, ecco quanto scrive nella poesia citata sopra, «Chiarore senza riposo»:
Vidi lavande sommerse in un lago di sangue e questa visione arse in me.
Oltre la pioggia vidi serpenti infermi, belli nelle loro ulcere trasparenti; frutti minacciati da spine e ombre e fiori eccitati dalla rugiada. Vidi un usignolo agonizzante e la sua gola piena di luce.
a realtà è il mio pensiero. Sto sognando l’esistenza ed è un giardino torturato. Ma morirò. Frattanto, passano davanti a me madri incanutite nella vertigine.
Il mio pensiero è anteriore all’eternità ma non c’è eternità. Ho consumato la mia gioventù davanti ad una tomba vuota; mi sono estenuato in domande che ancora battono in me come un cavallo che galoppi tristemente nella memoria. Ancora mi aggiro in me stesso sebbene sappia che ormai cadrò nella freddezza del mio stesso cuore.
Così è la vecchiaia: ore incomprensibili, chiarore senza riposo.
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