Arte e design per il sociale, dall'Accademia di Napoli una lezione di est/etica militante

Arte e design per il sociale, dall'Accademia di Napoli una lezione di est/etica militante
di Donatella Trotta
Lunedì 13 Giugno 2022, 13:41 - Ultimo agg. 17:39
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Se la cultura non isola, secondo un noto slogan (ormai ripetuto come un mantra) la creatività, di sicuro, non ha confini. E può essere addirittura salvifica, in tempi bui di accentuato disagio di civiltà: un bambino creativo è un bambino felice, affermava Bruno Munari nella scia peraltro di un cospicuo drappello di pedagogisti-scrittori e scrittori educatori che la sapevano lunga, in fatto di arte del con/vivere nel crescere (e far crescere) insieme. E se poi molteplici e variegati fiumi di creatività a lungo coltivata, sperimentata e condivisa in percorsi format(t)ivi convergono, con accorti orientamenti maieutici, verso il mare delle possibilità professionali in un contesto eticamente sostenibile e orientato anche verso l’educazione a modelli di sviluppo in sintonia con un’economia civile, allora davvero si fa centro. In concreto: non secondo auspici astratti o teorizzazioni astruse che predicano (ma non praticano) sedicenti interdisciplinarità.

È quanto ha messo in mostra, dopo oltre due anni di pandemia e stagioni di isolamento forzato ma non certo inattivo, la Scuola di progettazione artistica dell’Accademia di Belle arti di Napoli: con una giornata alla Fondazione Foqus significativamente intitolata «Design beyond design» (il design oltre il design) e vissuta come una grande e gioiosa festa di comunità, prima ancora che come una esposizione di una trentina di sezioni indipendenti ma complementari tra loro, accanto a presentazioni, incontri, laboratori, eventi live, anticipazioni editoriali e spazi di disegno dal vivo di cartoline di giovani artisti in dono ai partecipanti. Così ― tra prototipi di giochi da tavola didattici e videogiochi innovativi, tra illustrazioni dal segno al progetto e dallo scarabocchio alla narrazione per immagini, tra contaminazioni di scritture e visioni, tra poetiche sinestesie, frutto di un lettering generativo di esperienze sensoriali al ritmo delle parole e ridefinizione dei confini delle narrazioni, tra fumetti dedicati e fili di storie in libertà ― il percorso fluido allestito dagli allievi e docenti dei due corsi di Design della comunicazione e di Fashion design (afferenti alla Scuola di progettazione artistica per l’impresa coordinata da Enrica d’Aguanno), ma anche di illustrazione e altre discipline dell’Accademia, diretta da Renato Lori e presieduta da Rosita Marchese, ha testimoniato alla città l’impegno progettuale di una comunità di docenti e studenti che ha fatto della ricerc/azione un metodo aperto al dialogo (tra le arti, e non solo), e al servizio alla collettività. E ha voluto (di)mostrarlo, aprendo le porte della loro officina di talenti e prodotti creativi.

Come certi sorprendenti packaging (vere e proprie sculture di carta) vincitori, per il loro concept che intreccia fantasia, eleganza grafica e funzionalità, di primi premi a concorsi nazionali e internazionali: «Il packaging è emozione, è storytelling ed è Storia, che intreccia tradizione e innovazione» spiega Ornella Formati, docente del biennio del corso di Packaging illustrando alcuni dei progetti più riusciti, tanto da entrare in produzione con varie aziende. Non solo. Dalla moda al design di elementi d’arredo fino all’editoria di progetto, notevoli anche molti propotipi dalle molteplici potenzialità: abiti “artistici” creati da giovani e fantasiosi fashion designers, con tanto di sfilata (e saggio di approfondimento a cura di Mariangela Salvati, dal titolo Digital couture. Trend digitali nella moda contemporanea, Artem edizioni); libri, leporelli, albi illustrati “oltre” (ovvero tattili, artistici, al di là della forma libro per raccontare anche ai più piccoli fiabe, leggende, miti e storie attuali, ad esempio in difesa dell’ambiente); e poi lampade di materiali e fogge le più varie, in un continuum progettuale che Enrica d’Aguanno, coordinatrice della Scuola di progettazione artistica, così sintetizza: «Progettare l’oltre significa riuscire a vedere altro, cose non ancora visibili ma possibili, e costruire così strade praticabili per raggiungerle. Ogni buon progetto non è solo una buona idea, ma la capacità di dare forma alla propria immaginazione consentendole di diventare componente concreta del mondo». Non solo: la comunicazione, in quest’ottica, gioca un ruolo strategico, valorizzato nell’intero dinamico allestimento delle diverse sezioni della mostra in cui la complessità del design “oltre” il design, e della progettazione come “domanda aperta” e ricerca est/etica, rivela le sue molteplici sfaccettature che investono anche una fabbrica dell’immaginario come la “settima arte”, dove la “fabbrica del manifesto cinematografico”, ad esempio, a cura di Diego Del Pozzo, svela come comunicare i film.

Spiega il direttore Renato Lori: «Da oltre un decennio, l’Accademia si è aperta intenzionalmente a nuovi linguaggi, accanto a quelli tradizionali della pittura e della scultura, potenziando così la sua offerta formativa». Tradizione e modernità. Ch si intrecciano, intercettando le tendenze della contemporaneità per proiettare i giovani studenti in un futuro che tenga conto della lezione del passato, con ricadute territoriali e nel sociale: come avviene, per fare un altro esempio, nella collaborazione grafico-artistica con la rivista L’A.Pe-Università di strada, del centro Mammut a Scampia, ma anche in tanti altri progetti che incrociano didattica di comunità, crossmedialità sperimentale e visioni condivise: «Gli sconfinamenti tra discipline diventano una modalità che arricchisce molto i singoli, nella cooperazione con gli altri», aggiunge Daniela Pergreffi, docente di Illustrazione.

Ma è soprattutto l’entusiasmo, tangibile, ad attraversare i protagonisti e colpire i fruitori di buone prassi di una Scuola di progettazione artistica prismatica che D’Aguanno definisce «un contesto in cui le culture e le persone si incontrano e lavorano insieme, quotidianamente, per trasformare l’impensabile in non ancora pensato e l’impossibile in non ancora praticato». Generando così, come il sasso nello stagno della rodariana Grammatica della fantasia, cerchi concentrici di idee, suggestioni, proposte concrete di bellezza da vivere.

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