Rezza e Mastrella inaugurano l'AvaNposto Numero Zero di Egidio Carbone

Rezza e Mastrella inaugurano l'AvaNposto Numero Zero di Egidio Carbone
di Donatella Trotta
Lunedì 5 Dicembre 2016, 01:08
4 Minuti di Lettura
Un’anteprima nazionale di tutto rispetto. Per inaugurare un nuovo spazio ibrido di contaminazioni culturali fuori dai circuiti ufficiali (fra teatro, cinema, mostre, musica ed eventi nel segno dell’alchimia creativa) appena aperto nel centro storico di Napoli: è stato il dissacrante e geniale duo RezzaMastrella, ossia Antonio Rezza e Flavia Mastrella - premio Napoli 2016 - a presentare ieri sera al pubblico partenopeo il proprio film documentario «Milano, Via Padova» nella sede dell’AvaNposto Numero Zero, in Via Sedile di Porto 55: il nuovo luogo di aggregazione e fucina di idee fortemente voluto, fondato e diretto dal drammaturgo, regista e attore di origini salernitane Egidio Carbone Lucifero.
E non è un caso che - dopo una festa inaugurale “open”, sabato sera, scandita dalle note trascinanti dell’energetico gruppo di musica etnica e tradizionale dei monti Picentini, SetteBocche - siano stati i due artisti e performer militanti «contro la cultura dell’assopimento e della quiescenza creativa» ad aprire così la stagione di appuntamenti dell’AvaNposto, alle spalle della strada degli universitari, Via Mezzocannone. Con un’opera (repliche fino a domenica 11 dicembre, info: 347 5829507) che si configura come un originale filmato di un viaggio-inchiesta giornalistica di 70 minuti, a bordo dell’autobus milanese numero 56, attraverso una zona multietnica e vivacissima del capoluogo lombardo dove RezzaMastrella, con la musica e il canto come strumenti di indagine paralleli alle interviste a residenti stranieri e italiani, raccontano con uno sguardo diverso temi attuali come l’immigrazione, il razzismo, la convivenza forzata tra civiltà differenti che può sfociare in insofferenza. Reciproca.

Un battesimo di fuoco, insomma, in piena sintonia con gli intenti di Egidio Carbone, uomo a più dimensioni avvezzo a percorrere le impervie ma affascinanti vie della sperimentazione artistica: sin dal debutto nel 2010 al teatro San Carlo con «La Bufaliera», intenso e drammatico atto unico del 2007 da lui scritto, diretto e interpretato, poi tradotto in arabo da Mohamed Salmawy, presidente dell’Unione degli Scrittori egiziani e Segretario generale dell’Unione degli scrittori arabi, per il quale la forza drammatica e poetica del testo ha una intensità che «risiede nella sua azione altamente emotiva», e «la sua poesia nella sofferenza umana: suscita la paura e la pietà, la violenza e la tenerezza». Non solo. Con una più che decennale ricerca sul modo di essere del personaggio nella scena mutuato da teorie scientifiche sulla materia, e un percorso formale fuori dai canoni della tradizione per affrontare, a partire dai suoi studi di ingegnere, ciò che può unire l’arte e la scienza, Egidio Carbone è divenuto punto di riferimento artistico d’avanguardia con la sua «teoria dell’attore costitutivo» (nuovo modello di recitazione che verifica e attua le affinità tra la moderna teoria della deformazione della materia, in particolare l’acciaio per le costruzioni edilizie, e la metafisica del personaggio con il suo modo di essere in scena enel tempo scenico): oggetto di studio in Italia e all’estero sostenuto e promosso, tra gli altri, dalla Sorbona di Parigi, dal Politecnico di Milano e dall’università di Napoli Federico II, con l’Istituto di Cultura Russa Michail Jur’EvicLermontov, l’Istituto di Cultura Bielorussa March Chagall, il Russian Broadcast Network e Controcorrente Edizioni.

Presentata ufficialmente presso l’Università Federico II di Napoli nel 2012, la «Teoria dell’attore costitutivo» ha conquistato molte vetrine prestigiose, tra le quali la rappresentazione, nel 2013 - tramite inediti dello stesso autore - al Museo Archeologico di Napoli accanto a Eugenio Bennato, Francesco Paolantoni, Salvatore Cantalupo ed Enzo Moscato. Il quale, ravvisando nelle intuizioni teatrologiche di Carbone numi tutelari come «il grande Artaud», ha aggiunto: «Carbone ricerca l’anima, lo spirito, l’energia nella materia inerte. Parte dagli studi scientifici per accostarsi poi ad altre discipline che sono più spiccatamente umanistiche, la filosofia, la metafisica, il teatro». Di qui il nuovo approdo nello spazio underground di Via Sedile di Porto, aperto a nuovi percorsi e condiviso con molti giovani artisti della scena non soltanto teatrale e musicale: «A un certo punto del mio cammino - spiega Egidio Carbone - mi sono accorto che pur scrivendo altri testi ero ossessionato dal personaggio della vecchia nella Bufaliera. Allora ho provato a esprimermi in altri modi, cimentandomi con linguaggi diversi dalla parola, come le immagini dei film».

Sono nate così le prime due pellicole di una visionaria trilogia della Trascendenza: «Guado. L’essere ribelle» (2014), un corto girato in luoghi di Napoli dal forte magnetismo ambientale, in una sorta di viaggio metafisico dalla dimensione dell’avere a quella dell’essere con la collaborazione, tra gli altri, di Enzo Gragnaniello, Eugenio Bennato e James Senese, autore della colonna sonora; e «Calìgo» (2016), ulteriore viaggio grottesco e onirico che lavora, in tre tempi, sulla relatività, la giustizia, la libertà e il tempo contrapponendo concetti come l’ovvio e il dubbio. «Le riprese si sono concluse a maggio, la sperimentazione ha compiuto nuovi passi avanti e a breve gireremo il terzo film della Trilogia», sorride Egidio Carbone annunciando che tra i prossimi appuntamenti in cartellone all’AvaNposto ci sarà proprio la proiezione di «Calìgo» (da venerdì 6 a domenica 8 gennaio 2017). Poi, si andrà avanti fino a maggio con la presentazione di nuovi lavori e la partecipazione di artisti e narratori come Franco Arminio, Fabio Balsamo, Eugenio Bennato, Antonio Casagrande, Antonio Capuano, Nico Cirasola, Peppe Lanzetta, James Senese. Testimonial di un sogno condiviso con caparbia fiducia nelle potenzialità trasformative dell’arte, della parola e del potere alchemico dell’arte. A 360 gradi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA