Ha girato milleuno città d’Italia, poeta ramingo «per bambini e per i loro grandi», giocoliere delle parole come microcosmi di coscienza, attivatore di storie ed esploratore dell’esistenza capace di scrivere, non solo in versi e rime, anche per la tv, il cinema, la saggistica, il teatro, persino i videogiochi. E con il suo bagaglio di sconfinamenti visionari (come nel suo nuovo libro “per rimescolare scuola e poesia”: Rime scolare, Salani, con illustrazioni di Giulia Orecchia, presentato in anteprima alla Fiera internazionale del libro per ragazzi di Bologna) Bruno Tognolini, “classico contemporaneo”, sarà oggi e domani a Napoli (alle 16 di oggi, nella Sala Filangieri dell’Archivio di Stato di Napoli, con diretta streaming; domattina, dalle 10 nella Biblioteca a porte aperte Annalisa Durante, nello Spazio comunale Piazza Forcella), ospite del progetto di Reading Literacy «Muta/menti per “adoleggenti”» sostenuto dal Cepell, il Centro per il libro e la lettura del Ministero della Cultura.
Focus degli incontri delle comunità educanti della città con l’autore di oltre 62 libri, amatissimi dai suoi lettori, un pirotecnico testo drammaturgico (e metaletterario) per ragazzi: Chisciotte fenicottero, che in fondo invita a ri/leggere i classici proprio nel centenario di Italo Calvino, che nel ’91 pubblicò l’ancora attuale Perché leggere i classici. Tognolini ha pubblicato il “suo” Chisciotte, dopo averlo concepito come copione d’occasione per uno spettacolo itinerante e pluripremiato, in una (rara) collana di letteratura teatrale per i più giovani, “I Gabbiani”, realizzata da una sigla indipendente irpina, Edizioni Primavera, che con Claudia Cioffi e Alessandro Carofano pubblica in quel di Cervinara libri di qualità.
Nel libro, il poeta drammaturgo Tognolini rivisita il classico di Miguel Cervantes trasformandolo in un cavaliere “migrerrante”, che da brutto anatroccolo è diventato Fenicottero perché «più leggeva più gli crescevano le gambe».
Metafora trasparente (e attualissima) per un testo affollato di personaggi umani, quasi umani, bambini-libri, personaggi libri e titoli di letteratura non soltanto giovanile di ieri e di oggi alle prese con Militi malvagi, convinti al contrario che i libri siano «nocivi, negativi, persino lassativi», e che per questo (in)seguono, intercettano, stanano e imprigionano chiunque ne tocchi o possegga uno, prontissimi a bruciare tutti i volumi proprio come in Fahrenheit 451… Ovviamente, non diremo di più di un testo esilarante, arguto, trascinante e costellato di rinvii non soltanto pedagogicamente preziosi per chi, anche in un’aula scolastica (ma non solo), voglia rivitalizzare parole scritte con un ritmo incalzante che mescola avventura e colpi di scena in azioni teatrali; basti solo aggiungere che persino la follia di Chisciotte viene rivisitata, dal sapido Tognolini, in un invito molto rodariano (Vale la pena che un bambino impari piangendo ciò che può imparare ridendo?, si chiedeva il favoloso Gianni Rodari, pedagogista, poeta, giornalista e scrittore). Che, tradotto in rime tognoliniane, suona così: «Chino gli occhi sul mio libro/ Leggo e penso, leggo e vedo / Leggo e sogno, leggo e viaggio/ Alzo gli occhi sul paesaggio / Leggo il cielo, leggo il mondo / Faccio un bel respiro fondo / Chino gli occhi, leggo ancora / Sto leggendo già da un’ora / Leggo su, leggo giù / chiudo il libro e non leggo più / Vado già nel cortiletto/ per giocare a ciò che ho letto».
Così, Tognolini dona corpo anche ad una convinzione di un altro grande autore/poeta e cantastorie per bambini e grandi, Gianluca Caporaso, autore per Salani della raccolta di rime poetica Tempo al tempo e dell'attualissimo racconto poetico Il signor conchiglia: «chi racconta storie costruisce legami», perché in fondo «la scrittura è un desiderio di felicità, indovinare un volo dove la vita inciampa». E la felicità del poetare di Bruno Tognolini, capace di trovare incanti anche in certe periferie esistenziali dove possono allignare rabbia, dolore, lutto, separazioni, ingiustizie e disagi di qualunque segno, è uno strumento potente per il pensiero divergente: capace di rovesciare stereotipi, capovolgere visioni, ibridare generi e linguaggi per sognare trasformazioni, cambiamenti, speranze di futuro. Persino nell’apparente, noiosa aridità di certi libri scolastici infarciti di schede didattiche su cui i bambini di tutte le scuole primarie d’Italia, spiega per l'appunto Tognolini stesso nel suo Rime scolare, scrivono, sottolineano, cerchiano, colorano, sudano, magari sbuffano e completano, passando mezza vita in aula alle prese con la pur nobile e necessaria «fatica dell’apprendimento», e le sue «prassi di pura e dura didattica primaria».
Ma poi, ci ricorda l’autore nella quarta di copertina delle sue nuove 27 filastrocche fruscianti al vento dell’invenzione, del sogno e dello scherzo giocoso, «I bambini giocano con gli strumenti di casa: un coperchio diventa un volante, un piattino un disco volante, un catino un castello». E allora anche queste rime li faranno sorridere, «trasformando per un minuto lo studio di verbi e sostantivi in qualcos’altro, con il tocco leggero, visionario e liberatorio della poesia». Perché, recita la prima filastrocca, «Il mondo è lavagna / maestra lo insegna / poeta lo sogna / bambino lo scrive / le mani son sue / ma gli occhi son due / La vita sul foglio / col cuore più sveglio / la scriverà meglio / guardando il pianeta / con l’occhio maestra / e con l’occhio poeta». Già. E quanto bisogno c'è, oggi, di occhi poeti.
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