Con «Gli zoccoli delle castagne» Ferraro e Possentini evocano la Calabria rurale del lavoro minorile

Con «Gli zoccoli delle castagne» Ferraro e Possentini evocano la Calabria rurale del lavoro minorile
di Donatella Trotta
Venerdì 12 Giugno 2020, 08:54
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Ci sono libri che vengono da lontano, evocano storie che hanno il sapore dolceamaro della memoria e intrecciano destini che profumano di cura e di lotta. Di attenzione. Di amore. Sono libri nei quali le parole dipingono atmosfere, le immagini risuonano interiormente e l’arte della narrazione coinvolge anche chi sceglie di pubblicarli, in sintonia con chi scrive e con chi illustra il racconto. Libri dei quali non si può parlare senza raccontare i nessi che li hanno fatti nascere: spesso avvincenti come le stesse vicende narrate. È il caso dell’albo illustrato Gli zoccoli delle castagne (pp. 62, € 14), scritto da Barbara Ferraro con le illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini e appena pubblicato da Read Red Road: libreria “uno a uno” di incontri e confronti, ricerca e relazioni che ha sede dal 2015 a Roma, nei pressi di piazza Bologna dove è nata anche, dal dicembre 2018, l’omonima casa editrice (fondate, entrambe, da Daniela Girfatti, una donna di origini casertane, laureata con lode in Lettere classiche alla Federico II di Napoli, un master in Relazioni pubbliche europee e molti anni di esperienza lavorativa nel mondo del non profit, della cittadinanza attiva e dell’impegno umanitario, anche con Medici Senza Frontiere; una figura appassionata di storie quotidiane, on the road, appunto, che nel 2016 ha pubblicato con Efesto un libro che la dice lunga sulla sua filosofia di vita: Finché un giorno. Come cambiare vita a quarant’anni e stare da favola in mezzo alle favole).

Gli zoccoli delle castagne - che torna ad abbinare ma in modo completamente diverso due autrici di rango di cui ci siamo già occupate in questa rubrica il 7 febbraio 2018, recensendo il loro albo sinestetico A colori, edito da Bacchilega Junior -  è ispirato da una vicenda vera. Anche se sembra echeggiare certe storie di infanzie infraseculari di cui restano tracce in novelle di Matilde Serao come Canituccia, in Piccole anime. Forte e tenera - come la storia raccontata da Ermanno Olmi nel suo film capolavoro dal titolo assonante «L’albero degli zoccoli», ambientato a fine Ottocento in una cascina del Bergamasco – ripercorre infatti momenti cruciali dell’infanzia della nonna di Barbara Ferraro nella Calabria rurale degli anni Trenta: segnata da una povertà estrema, da condizioni proibitive di lavoro (che non risparmiava nemmeno le bambine piccole) e tuttavia capace di vivere forti legami di comunità, dentro e fuori i nuclei familiari.

La protagonista del libro, Lina, è una bimba di 11 anni che in quanto primogenita di una famiglia di mezzadri poverissimi ma ricchi di figli, di pazienza e di dignità, deve badare ai bambini più piccoli di lei, aiutare i grandi nelle loro faccende e persino lavorare, con loro, assumendosi responsabilità e doveri da adulta. Eppure, è capace anche di giocare, nei rari attimi di spensieratezza, con niente: acqua e terra, ovvero fango, muffe delle pareti umide della sua casa di pietra e di terra, insetti. E castagne: quelle che nella stagione preludio dell’inverno è costretta a raccogliere faticosamente, con gli adulti. Un lavoro duro, malpagato, in trasferta per un mese – ottobre – e in condizioni precarie che ricorda tanto il capolarato di oggi in altre campagne del Sud, dalla Campania alla Puglia. Lina osserva molto, assorbe e intuisce tutto, anche se non capisce qualcosa. E ingoia in silenzio nostalgia e stanchezza, fame, rari attimi di gioia struggente e attesa del ritorno a casa: dove almeno può tornare ad essere, ogni tanto, semplicemente una bambina.

La scrittura precisa e poetica di Ferraro penetra come un bisturi in quel mondo di ingiustizie sociali, rabbie represse e rassegnazioni. Ne disseziona umori e odori dando molto rilievo, tra i cinque sensi che il libro attiva, soprattutto all’olfatto, attraverso la molteplicità di profumi e odori che scandiscono una quotidianità in apparenza arcaica ma nemmeno troppo remota nel tempo, che può rinviare ad altre situazioni purtroppo ancora attuali di diritti negati, infanzie sfruttate, classi subalterne vessate. «Se una bambina l’ha potuto vivere, i bambini lo possono leggere. Sarebbe ingiusto che la storia di una persona qualunque, seppur così straordinaria, passasse inosservata. Sono persone come queste che hanno fatto la nostra storia, a piccoli passi, con la loro forza, la loro caparbietà, la loro cultura del lavoro, della giustizia sociale, dell’etica. Quelle bambine come mia nonna hanno diritto a essere ricordate», dice l’autrice, esperta di fiabe, racconti e leggende popolari, laureata in Lingue e letterature straniere, una solida formazione filologica (che le ha trasmesso una cura particolare per le parole) e un’attenzione altrettanto peculiare al rapporto tra parola e immagine, coltivato negli anni di lavoro presso la Fondazione Roberto Rossellini, di cui ha curato il lato “cantastorie”. Autrice di libri non convenzionali per case editrici di progetto di cui condivide le visioni (tra iI quali Grilli e rane, Edizioni Corsare 2019 e Blu di Barba, Bacchilega Junior, 201), attualmente, Barbara è anche libraia nella libreria indipendente di Roma Il Giardino Incartato e blogger di AtlantideKids, dove porta il suo bagaglio di variegate esperienze editoriali e il suo sguardo autoriale che rifugge incuria e stereotipi, prediligendo il dialogo ritmato tra testo e immagini.
 
E le immagini ad acquerello e pastello di Possentini si adeguano alla cifra stilistica del suo testo, dando spazio a ritratti realistici e ambienti dove predominano, con una venatura di malinconia, i cromatismi della terra e dell’autunno che si accendono di qualche rosso e di luce solo in alcuni momenti rituali della comunità: il viaggio in gruppo, la danza collettiva, un matrimonio. Pittrice e illustratrice colta e di culto, laureata in Storia dell’Arte e all’Accademia di Belle arti di Bologna, pluripremiata in Italia e all’estero e autrice di innumerevoli libri, l’emiliana Sonia Maria Luce (nomen omen…) Possentini conferma anche in questo albo la sua capacità empatica di calarsi nelle storie trasformando la rappresentazione figurativa a tratti onirica della sua arte nel contesto con cui entra in dialogo:  «La storia raccontata da Barbara l’ho amata da subito – afferma con il consueto entusiasmo Sonia -. L’ho sentita parte di una memoria contadina che mi appartiene. Alcune immagini documentano il passato e consentono ai bambini di oggi di capire usanze, oggetti e modi di vivere di un tempo. Ho rappresentato un contesto reale, ma mi sono sentita completamente libera di attingere ai ricordi personali e alla mia fantasia. Ed è stata un’esperienza di lavoro bellissima, che mi ha permesso di imparare cose nuove». Rispetto ad altre storie da lei illustrate, più rarefatte e magiche, o addirittura astratte, come nel precedente caso a quattro mani di A colori,  qui il tratto si fa più materico, concreto, aderente alla natura aspra e alla miseria materiale (ma non morale) che racconta. Lo conferma l’editrice, Daniela Girfatti: «Mi piaceva l’idea di parlare ai nostri giovani di lavoro, sacrificio, contatto con la terra, diritti umani: tematiche stringenti e attuali. Anche se questo non è il tempo delle castagne, è il tempo del capolarato. Ma giova ricordare tutto questo».

Gli zoccoli delle castagne è il primo racconto illustrato pubblicato da Read Red Road: a narrarne la genesi e il “dietro le quinte” che ha portato alla sua realizzazione saranno le autrici stesse, con l’editrice,  in una diretta in programma oggi, venerdì 12 giugno, alle ore 18 sulla pagina Facebook di Read Red Road (https://www.facebook.com/readredroad/).
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