Dalla Slovenia a Castel Volturno, il lungo viaggio della capinera

Dalla Slovenia a Castel Volturno, il lungo viaggio della capinera
di Donatella Trotta
Domenica 24 Dicembre 2017, 14:14
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Una piccola e positiva storia natalizia, con la Natura come protagonista e la ricerca al sevizio dell'ambiente. Ed è un’avventura che piacerà sicuramente ai bambini, oltre che agli adulti amanti dell'habitat naturale, quella che coinvolge un uccellino migratore che ha volato per ben mille chilometri, per trascorrere l’inverno in Campania. Arriva infatti dall’Europa dell’Est, e precisamente dalla Slovenia, la bella capinera di sesso maschile catturata, a scopo scientifico, e rilasciata a Castel Volturno nella stazione di inanellamento gestita dai soci dell’Asoim (Associazione Studi Ornitologici Italia Meridionale) nell’ambito del progetto BIO.FOR.POLIS.

«L’uccello presentava un anello sloveno – spiega l’inanellatrice Danila Mastronardi, affiancata da Federica Di Lauro, Elio Esse, Leandro Buongiovanni e altri collaboratori - e si è certo trattato di un caso interessante, vista la scarsa frequenza di ricatture del genere, che aiutano ad approfondire la conoscenza sull’affascinante mondo dei migratori».

Un nuovo tassello nel mosaico della conoscenza ornitologica: l’attività di inanellamento degli uccelli è una pratica che consiste nell'attaccare un piccolo anello metallico o una piccola etichetta di plastica sulla gamba o sull'ala di volatili, soprattutto selvatici, per poterli identificare in seguito. Questa tecnica consente di ottenere importanti benefici per la ricerca scientifica e per la gestione dell'ambiente, in quanto aiuta a mantenere traccia dei movimenti degli uccelli e a raccogliere informazioni sul loro stile di vita. Inoltre è utile per misurare il loro accrescimento, per esaminare le condizioni del piumaggio e della cute e per avere indicazioni sull'età, sul sesso e altre caratteristiche.

Dopo l'inanellamento, il volatile viene lasciato libero e quindi esso è nuovamente in grado di compiere migrazioni più o meno lunghe. Ovviamente è in grado di nutrirsi, crescere ed accoppiarsi e su tutti questi aspetti si possono ricavare informazioni utili in ornitologia. L'inanellamento quindi non è altro che una "marcatura" individuale degli uccelli. I primi anelli a scopo scientifico furono utilizzati in Danimarca nel 1889 su alcuni storni da Hans Christian Mortensen.

La ricattura del volatile proveniente dalla Slovenia conferma di fatto una delle direttrici privilegiate delle migrazioni delle capinere in Italia: che qui arrivano dal nord-ovest, dal nord ma principalmente dai paesi dell’est. «Era già capitato – sottolinea ancora la Mastronardi – di catturare sul litorale campano, e in particolare nella Foresta demaniale di Cuma, una capinera slovena».

La stazione di inanellamento della riserva di Castel Volturno, gestita da dall’UTCB (Ufficio Territoriale Carabinieri per la Biodiversità), è attiva dal 2015 e utilizza la metodologia MonITRing, ideata dall’ISPRA, a respiro nazionale, con metodologia standardizzata. «L’inanellamento degli uccelli a scopo scientifico ha radici antiche – spiega la Mastronardi - che partono dall’utilizzo di efficienti impianti di cattura per gli uccelli migratori come fonte di cibo per l’uomo. Il primo anello fu messo a uno storno in un villaggio danese a fine Ottocento. In Italia l’idea di studiare la migrazione degli uccelli mediante l’inanellamento fu dello zoologo Alessandro Ghigi che fondò il Laboratorio di Zoologia applicata alla caccia della Real Università di Bologna. Da allora la metodica ha ampliato molto il suo campo di ricerca, portando a risultati interessanti non solo nella determinazione delle rotte e delle strategie migratorie, ma anche nello studio della diversità nelle popolazioni, nella conoscenza delle condizioni fisio-patologiche, nell’utilizzo degli habitat da parte delle specie e delle popolazioni».
 
A Castelvolturno gli inanellamenti rientrano nell’ambito di BIO.FOR.POLIS., un progetto finanziato da Fondazione con il Sud e che abbraccia la Pineta di Castel Volturno, nel Casertano, e il Tirone Alto Vesuvio, nel Napoletano, gestite entrambe dall’UTCB di Caserta. Tra le azioni del progetto si segnalano la pulizia del tratto di spiaggia recentemente inglobato nella riserva statale di Castelvolturno, adeguatamente delimitato a beneficio della fauna (e in particolare della tartaruga della specie Caretta caretta), che qui potrà ora trovare le condizioni ideali per la riproduzione, e  la costruzione di sette sottopassi per la fauna selvatica per connettere i vari settori della Foresta dell’area.
 
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