Fluxus, 60 anni di «arte totale» in mostra da FrameArsArtes con un omaggio a Rosanna Chiessi

Fluxus, 60 anni di «arte totale» in mostra da FrameArsArtes con un omaggio a Rosanna Chiessi
di Donatella Trotta
Domenica 8 Maggio 2022, 19:58
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Sessant’anni di sperimentazione anticonformista, di sconfinamenti tra discipline e prassi non convenzionali, di ricerca (non soltanto) artistica. Sei decenni di contaminazioni e provocazioni, di relazioni umane e condivisioni trasformanti ― individuali e collettive — sul filo di poietiche e poetiche “disobbedienti” e irriverenti: a tessere trame e orditi di vita e creatività destinate a lasciare un segno nella cosiddetta Kulturgeschichte, ossia la storia della cultura nel suo complesso. Una Storia realizzata e composta di storie di donne e uomini «che fanno e organizzano, che creano e inventano», in un flusso ininterrotto di idee e azioni in continuo divenire: «Fluxus», appunto, dal nome che George Maciunas (1931-1978), artista e architetto lituano naturalizzato statunitense, diede nel 1961 al movimento internazionale ispirato dalle teorizzazioni e sperimentazioni musicali degli anni Cinquanta di John Cage e influenzato, tra gli altri, dal concettualismo artistico di Marcel Duchamp in un incessante e innovativo crossover (tra media e arti, performance, musica e rumorismo, pittura e fotografia, scultura, grafica e letteratura, danza e teatro) proiettato verso un’arte totale. Un movimento che non a caso il poeta e compositore Dick Higgins definì anche «Intermedia», per connotarne la dimensione plurima e sinestetica: e si intitola proprio «Fluxus-arte totale» la mostra curata da Paola Pozzi, che si inaugura venerdì 13 maggio a Napoli, nella sede della galleria FrameArsArtes (corso Vittorio Emanuele 525), dove resterà aperta al pubblico fino al 7 giugno (orari: da martedì a sabato, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00. Info: 081 0689212 – 333 4454002).

In esposizione, con un focus specifico sulla dimensione grafica (settore in cui Fluxus seppe esprimere proposte innovative, contribuendo ad anticipare la comunicazione visiva contemporanea), una selezione di oltre una trentina di opere di undici protagonisti storici del movimento: Eric Andersen, AY-O, Philip Corner, Dick Higgins, Milan Knizak, Alison Knowels (della quale, in autunno, si inaugurerà anche una personale a Berkeley), Jackson Mac Low, Ben Patterson, Emmett Williams e opere uniche di Giuseppe Chiari e Coco Gordon. Organizzata da FrameArsArtes (che pubblica anche il catalogo di opere, edizioni e multipli esposti), in collaborazione con l’Archivio di Pari&Dispari, la mostra si configura come un vero e proprio evento, che segna anche la riapertura dei battenti, dopo la pandemia, dello spazio in Corso Vittorio Emanuele: studio-laboratorio aperto e multidisciplinare di presentazioni, atelier d’artista, mostre temporanee, installazioni, conferenze, seminari, incontri e confronti con interpreti della cultura visiva e contemporanea tout court. «Questa di Napoli sarà la prima mostra dedicata a Fluxus in Italia per il suo anniversario» spiega Paola Pozzi, architetto, gallerista e proprietaria della FrameArsArtes: «Iniziative analoghe sono infatti in programma in autunno a Genova e Udine ― aggiunge — mentre sul portale in rete del Museo Virtuale Italiano di Arte Contemporanea ubicato a Salerno, e diretto da Sandro Bongiani saranno in visione, fino al 30 giugno, le opere di Ray Johnson nell’ambito dell’esposizione virtuale “Ray Johnson, Relazioni marginali sostenibili / One, in collaborazione con la Biennale Internazionale 2022”».

Non solo. L’atteso appuntamento napoletano intreccia anche altre storie significative, nel segno di un femminile plurale e nella scia di una “rivoluzione” est/etica che sembra avere radici in quella visione di una Gesamtkunstwerk («opera d’arte totale», in tedesco: termine coniato nel 1827 dal filosofo e teologo Karl Friedrich Eusebius Trahndorff e poi usato, dal 1849, anche da Richard Wagner, in Arte e rivoluzione), diffusa tra Otto e Novecento nella Mitteleuropa per poi “esplodere”, con le Avanguardie del secolo breve (tra le quali Dada, surrealismo, futurismo), in quegli anni Sessanta che dagli Stati Uniti all’Europa fino al Giappone caratterizzarono una stagione di potente e vivace fermento per le sperimentazioni di una “controcultura” in rivolta contro le omologazioni. E «Fluxus-Arte totale» si presenta così come un duplice omaggio che intreccia, da un lato, l’occasione di celebrare il sessantesimo anniversario del movimento ma, insieme, rende pure tributo a una donna che tanta parte ebbe nella diffusione di Fluxus in Italia con significativi radicamenti, in particolare, a Napoli e a Capri: Rosanna Chiessi (1934-2016), editrice emiliana, gallerista, promotrice di avanguardie artistiche e scopritrice di talenti alla cui memoria la mostra e il catalogo — non a caso tratti dalla preziosa collezione di opere ed edizioni da lei prodotte tra gli anni ’70 e ’80 con la casa editrice da lei fondata nel 1971  Reggio Emilia, Pari&Dispari, il cui archivio è consultabile sul sito www.pariedispari.org, entrambi curati dalla figlia, Laura Montanari ― sono dedicati.

Un “flusso ininterrotto” che Rosanna Chiessi, in cinquanta anni di operosa e creativa attività a contatto con artisti di tutto il mondo, in particolare dell’area concettuale italiana, e in collaborazione con i principali artisti Fluxus dai primi anni ’70 in poi (tra i quali figurava anche Yoko Ono, moglie di John Lennon) , accanto a poeti visivi, Azionismo Viennese, arte performativa e movimento Gutai, ha valorizzato sul piano innanzitutto relazionale di amicizie autentiche, consolidate negli anni in una dimensione gioiosamente, ironicamente ludica prima ancora che artistica: nel solco di quel primo Internationale Festpiele Neuster Musik di Wiesbaden che nel 1962 diede avvio a Fluxus, rivoluzionando il linguaggio dell’arte e fondendo le molteplici istanze di rinnovamento culturale, sociale e politico in un unico fronte d’azione, tanto vivace quanto fluido, ben prima delle teorizzazioni sulla “società liquida” di Zygmunt Bauman. «Vita e arte, senza confini, fluivano e si mescolavano in quelle esperienze potentemente anticonformiste, che Rosanna realizzava nella sua cascina di Cavriago, a Reggio Emilia, come a Villa Malaparte a Capri oppure a Napoli, con residenze d’artisti ante litteram e un’inedita apertura a 360 gradi a tendenze, iniziative e incroci culturali che non avevano nemmeno confini geografici», ricorda la figlia Laura Montanari, che sarà presente all’inaugurazione della mostra a FrameArsArtes. «Un’esposizione ― continua Montanari ― nata dalla lunga e solida amicizia e intesa di mia madre con Paola Pozzi, con la quale abbiamo perciò pensato di mettere in mostra le edizioni d’arte di Fluxus prodotte da Pari&Dispari e di organizzare il vernissage, in coincidenza con la riapertura della galleria napoletana come simbolo di rinascita, nel mese di maggio: proprio quello durante in quale Rosanna Chiessi amava organizzare sempre degli eventi significativi». Le edizioni, i multipli, e i reperti delle irripetibili performance live di Fluxus restano spesso la sola concessione all’idea tradizionale di opera d’arte, spiegano ancora Pozzi e Montanari, dunque rappresentano una testimonianza unica e fedele dello spirito di quel tempo, in fermento in ogni campo, dalla musica al teatro, dalla poesia all’arte: «E scopo della mostra – aggiungono - è proprio tener vivo quel fermento, riproponendolo oggi in modi attuali, piuttosto che porsi obiettivi di rottura o di novità. Vorremmo, semmai, stimolare un risveglio di curiosità, un omaggio all’amicizia e al valore di tanti artisti e soprattutto una riflessione sulla memoria recente di un pensiero divergente che è ancora tanto attuale e necessario, in tempi di preoccupante omologazione di massa». Perciò Paola Pozzi, nel suo originale invito al vernissage, parafrasando uno scritto di Etienne Decroux conclude, fluxianamente<: «Sarà affascinante vedervi mentre vi aggirerete ammirando le opere, ascoltando musica: piano piano vi trasformerete fino a divenrare un’assemblea militante che approverà ed esploderà in un infinito applauso.

Allora vi dico…venite. Vi aspetto».   

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