Le «scintille» di Monica Coretti accendono i dialoghi con i protagonisti dell'arte alla Facoltà Teologica San Luigi di Napoli

Le «scintille» di Monica Coretti accendono i dialoghi con i protagonisti dell'arte alla Facoltà Teologica San Luigi di Napoli
di Donatella Trotta
Mercoledì 6 Novembre 2019, 00:36
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Monica Coretti è una donna dallo sguardo franco che sa creare ponti relazionali, condividere passioni competenti e stemperare inquietudini con la luce di un sorriso aperto e inclusivo. Contagioso. Napoletana, laureata in lingue e letterature straniere (cinese e inglese), aziendalista con un Master in Business Administration allo Stoà/Mit, ha una sensibilità cosmopolita incline a condividere il suo profondo e vitale amore per l’arte - di cui è anche fine collezionista - attraverso la promozione di attività culturali in città e nelle scuole. Non solo. Credente autentica, stimolata da continui interrogativi e in costante cammino alla ricerca della bellezza che per lei «in definitiva coincide con il senso stesso e il cammino della vita», è molto attenta al dibattito sui complessi rapporti tra dimensione estetica, etica e spiritualità, tra Chiesa in uscita e mondo, tra impegno sociale e corresponsabilità culturali. Non a caso, Coretti ha curato tra il 2008 e il 2010 un originale progetto declinato in tre densi cicli di incontri con dodici protagonisti dell’arte (in senso lato), ospitati presso la sezione San Luigi della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale in via Petrarca 115: la stessa sede che, il 21 giugno scorso, ha accolto papa Francesco in occasione del grande convegno teologico promosso dai Gesuiti sul Mediterraneo come crocevia di civiltà. Sito prestigioso che ora (lunedì 11 novembre, alle ore 19), ospiterà anche la presentazione del prezioso libro di Monica Coretti scaturito da quell’esperienza progettuale di confronto internazionale che ha posto arte e teologia in dialogo, ma con uno sguardo laico aperto a visioni e ulteriori orizzonti “altri”.
 
Il volume, corredato da una sessantina di immagini, si intitola paradigmaticamente Scintille, è pubblicato dalle edizioni Il pozzo di Giacobbe nella collana Intrecci (Trapani, 2019, pp. 255, euro 30, con la prefazione di Pierroberto Scaramella) e raccoglie opportunamente i dialoghi degli Incontri con i protagonisti dell’arte, rassegna fortemente sostenuta dal rimpianto padre gesuita Giuseppe Manca, convinto che attraverso l’arte si cerca di capire chi siamo, che cosa senta l’uomo di oggi, quali siano le sue attese più profonde: ricerca, secondo Manca, ancora più necessaria per chi studia teologia, perché la fede non è una risposta bensì un dialogo, un aiuto a tracciare itinerari in relazione alla domanda sui significati della vita. Dopo i saluti introduttivi di Anna Carfora, docente di Storia della Chiesa e Direttrice dell’Istituto di Storia del Cristianesimo “Cataldo Naro” della Facoltà Teologica - che ha sostenuto la pubblicazione - dialogheranno con l’autrice alcuni esponenti dei tre ambiti rappresentati nel libro (arte, città, Chiesa): Angela Tecce, storica dell’arte; Franco Roberti, parlamentare europeo; Roberto Del Riccio SJ, professore di Antropologia Teologica presso la PFTIM, sezione San Luigi. A moderare la discussione sul libro - il cui ricavato, con eventuali ulteriori elargizioni, sarà devoluto da Monica Coretti a borse di studio destinate per giovani immigrate sfuggite ai trafficanti di schiave, accolte da Casa Rut di Caserta - sarà Giuliana Albano, coordinatrice generale della Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia della PFTIM, sezione San Luigi, e docente di Arte Sacra.
 
«In Scintille l’arte – afferma Monica Coretti – incontra la trascendenza, nella ricerca di senso e di infinito che caratterizza l’umano. Si racconta di persone, di opere, di amore, di percorsi: dal sé all’altro e poi agli altri, fino alla percezione del “noi”. Dove il medium di questo cammino non può che essere la bellezza, secondo tutte le sue – non finite – forme. Si riflette sull’idea di comunità nella diversa prospettiva laica e religiosa. Si parla di contaminazioni e di arte per la città con Nicola Spinosa, già Soprintendente per il Polo Museale napoletano; di sguardo e di inquietudine con l’artista dell’obbiettivo Mimmo Jodice; di meraviglia e infanzie con l’artista e collezionista Yannick Vu Jacober; di luce edificante con l’architetto napoletano residente a Parigi Silvio d’Ascia; di magnanimità con la storica dell’arte e collezionista Laura Mattioli; di metamorfosi e sconfinamenti con l’artista israeliana Michal Rovner, di armonia non soltanto musicale con il musicista armeno libanese George Pehlivanian; di ponti tra volti uniti dalla poesia con il poeta, parroco e scrittore Angelo Casati; di resistenza artistica con l’artista Marisa Albanese; di dialogo e stratificazioni con lo storico dell’arte tedesco Stefan Kraus; di bellezza vissuta con il medico artista Wolfang Laib: di possibile costruzione di comunità con monsignor Giancarlo Santi, architetto e presidente dell’Amei (Associazione musei ecclesiastici italiani). In un dialogo informale e con un linguaggio familiare si discute con autorevoli esponenti dell’arte del nostro tempo, delle loro vite, del loro intrecciarsi con altre – quelle di Chagall, di Beuys o Kounellis, tra i tanti – e del loro modo di essere nell’arte e per l’arte».
 
Nei frammenti che compongono il mosaico dei contributi, altrettante "scintille" capaci di accendere fuochi di curiosità, passioni, conoscenza l’autrice parte, nella tripartizione del libro, dalla Creazione (l’uomo), per incrociare poi gli sguardi nella Relazione (l’altro) e approdare infine alla Costruzione, nella quale l’io si declina nel “noi” intrecciando vissuti autobiografici, esperienze concrete, aneddoti gustosi e visioni dal sapore universale che non testimoniano soltanto pratiche artistiche, sogni e bisogni, segni e voc/azioni ma approcci alla vita stessa, e alle sue innumerevoli sfide: che Monica Coretti, con incrollabile ottimismo della volontà, affronta e analizza con i suoi interlocutori. In modo tanto lieve quanto profondo. E in direzione ostinata e contraria, come indica François Cheng in un passo delle sue Cinque meditazioni sulla bellezza scelto non a caso come esergo (con un noto brano da Le città invisibili di Calvino sull’”inferno dei viventi”) del libro: «In questi tempi di miserie onnipresenti, violenze cieche, catastrofi naturali o ecologiche - scrive Cheng - parlare di bellezza può sembrare incongruo, sconveniente e persino provocatorio. Quasi uno scandalo. Ma proprio per questo, si vede come, all’opposto del male, la bellezza si colloca agli antipodi di una realtà con la quale dobbiamo fare i conti». Già. Anche per questo, in tempi di intollerabili hate speech e negazionismi nazifascistoidi, le nutrienti riflessioni dei protagonisti dell’arte interpellati da Monica Coretti sono, più che utili, necessarie. Per riaprire occhi e cuore, restando – possibilmente – umani.
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