Media e archeologia, al MANN l'"altro Giappone": il futuro ha un cuore antico

Media e archeologia, al MANN l'"altro Giappone": il futuro ha un cuore antico
di Donatella Trotta
Sabato 10 Ottobre 2020, 10:44
8 Minuti di Lettura

Il futuro ha un cuore antico. Da Oriente a Occidente. Un cuore che pulsa al ritmo binario della “bufera del progresso” e delle tempeste del passato: tsunami epocali che hanno lasciato frammenti di macerie da riconnettere, oggi, in una visione d’insieme come nell’icona — potente — dell’«angelo della storia» di Walter Benjamin. Ma è possibile storicizzare la contemporaneità? E come? Parte dalla suggestione di queste immagini, e da interrogativi cruciali che interpellano chiunque — ma in particolare, interrogano il ruolo dei media e di chi fa informazione, in tempi distopici di pandemia mondiale — la rassegna «L’Altro Giappone. Il privato e la Storia»: quattro giorni densi di proiezioni di film in anteprima in Italia e di (rari e imperdibili) documentari, dibattiti, presentazioni di libri e incontri con esperti che sabato 17, domenica 18, giovedì 22 e venerdì 23 ottobre, inaugureranno — nel pieno rispetto delle norme anti-Covid — il nuovo Auditorium del MANN, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli diretto da Paolo Giulierini che è autorevole partner dell’iniziativa, promossa e curata dall’Associazione culturale L’Altro Giappone in collaborazione con l’Università L’Orientale, l’Istituto giapponese di Cultura, la Fondazione Italia-Giappone, il Far East Film Festival di Udine e NHK World (Nippon Hoso Kyokai, il servizio pubblico radiotelevisivo giapponese).

«Noi dobbiamo crescere con il confronto: e cresciamo solo se l’Occidente e l’Oriente si incontrano. Ma al di là della via (commerciale) della seta, la cultura è l’unica leva che può traghettare un dialogo internazionale che arricchisce, contrariamente agli sterili localismi»: così Giulierini aveva annunciato la scorsa primavera — come documentato a suo tempo in questa rubrica sul mattino.it — le sue strategie sulla ripartenza e rilancio in emergenza pandemia, anticipando la (ri)programmazione di iniziative, progetti, grandi mostre e sinergie che (dal 2 giugno 2020, riapertura del Museo post-lockdown forzato) possano rafforzare, in sicurezza, la visione cosmopolita alla base del Museo Archeologico Nazionale da lui diretto: «Il museo - aveva chiarito in quell’occasione l’archeologo toscano, specializzato in etruscologia – non è solo il luogo dell’identità, della conservazione, della ricerca; è soprattutto un cantiere sperimentale, il luogo delle possibilità: una straordinaria occasione per gli uomini di oggi di contemplare le vette e condannare le miserie del passato per cercare di essere cittadini migliori nella contemporaneità».

Detto, fatto: il filo diretto tra il Mann e il Sol Levante prende ora nuovo corpo con questa iniziativa di collaborazione, a cura degli yamatologi Barbara Waschimps e Roberto De Pascale, preludio di tante altre. Nel solco di un consolidato dialogo tra Napoli (non a caso sede della prestigiosa università L’Orientale), con il suo patrimonio di civiltà non soltanto archeologico, e il Giappone: da sempre innamorato di Pompei, all’ombra di quel Vesuvio - tanto simile al Fuji Yama, che accomuna la sensibilità “vulcanica” dei due popoli – dove tanti scavi sul campo del Parco Archeologico pompeiano ha condotto l’archeologo giapponese Masanori Aoyagi, non a caso insignito della cittadinanza onoraria a Pompei. Non solo. «Napoli – aggiunge Giulierini – è legata da cinquanta anni alla gemella Kagoshima, una città giapponese che proprio come noi ha un affaccio sul mare e un vulcano. Di fatto i legami con l’Oriente sono testimoniati sia dalle tante ceramiche e saloni decorati - alla giapponese - frutto di suggestioni derivate da colti viaggi ottocenteschi, in un’epoca in cui era forte il gusto per l’esotico, presenti nei principali musei, come Capodimonte, sia dalle piante giapponesi fiorite negli storici orti botanici, sia dalle straordinarie collezioni di armi e armature dei Samurai conservate presso il museo Filangieri. La presenza, di più, in città, dell’Università l’Orientale, garantisce un soggetto scientifico di particolare rango che possa avviare rapporti di alto profilo. In questo contesto si è mosso il MANN, forte di un patrimonio archeologico pompeiano che deve la propria grandezza alle eccezionali condizioni di conservazione derivate dalla celebre e devastante eruzione del 79 d.C., che, da molti anni, ha una stabile attività internazionale di mostre anche con il Giappone. Il processo di avvicinamento al Giappone inizia con l’organizzazione di questa rassegna di cultura giapponese al Mann, in collaborazione con l’Associazione L’Altro Giappone: ma tante sorprese culturali attenderanno i nostri visitatori, perché il viaggio verso Oriente è appena iniziato», conclude Giulierini.

Un “viaggio” che prevede, come il direttore del MANN anticipò in primavera proprio all’Altro Giappone, «una nuova grande offerta culturale» (il video su «Il Giappone al Mann – Il Mann in Giappone», chiesto e realizzato dall’Associazione presieduta da Roberto De Pascale e composta, con Waschimps,  dall'orientalista Chiara Ghidini, dall’archeologo Luca Prosdocimo, dal giornalista specializzato in questioni asiatiche Antonio Moscatello e dal copywriter e blogger di GiapponeTVB Gabriele De Risi, è consultabile al link https://youtu.be/m741aEQT74A). La rassegna «Il privato e la storia» è stata preceduta da una ”edizione Zero” dell’Altro Giappone realizzata, in via sperimentale, dal 31 marzo al 6 giugno del 2019 presso la sede del Laboratorio LaLineascritta diretto da Antonella Cilento, con un nutrito programma di proiezioni, confronti e incontri dialogici su «Visioni del cinema nipponico contemporaneo tra letteratura e società» che hanno offerto, nelle riuscite intenzioni dei due curatori , un significativo “altro sguardo” non convenzionale sull’Impero del Sol Levante, oggi sempre più “mutante” e dunque prezioso osservatorio antropologico meno lontano di quanto sembri.

Ora, la sfida si gioca e si precisa maggiormente sul campo delle “Terre di Incontro” (non a caso, una sezione speciale della nuova rassegna, quasi un teaser dell’edizione 2021 già in cantiere, su temi di grande attualità: prevista, domenica mattina, anche la proiezione di un video del Napoli Matsuri di Kagoshima, ovvero il Festival che ogni anno rende omaggio al capoluogo partenopeo, gemellato alla città giapponese dal 1960). Una sfida culturale che si declina, spiega il Direttore Artistico della manifestazione, Barbara Waschimps, «sul terreno del confronto e di una riflessione condivisa, non soltanto su opere di importanti cineasti nipponici dallo sguardo particolarmente critico e acuto sul nesso tra storie e Storia, problematiche individuali e sociali, ma anche sul piano di una proposta documentaristica di notevole interesse storico, ad opera di registi di aree geografiche differenti. La scelta di inserire anche il formato documentaristico, fondato su un metodo di incessante ricerca e analisi e legato sia ad un passato recente che all’immediata contemporaneità, arricchisce così di ulteriore linfa il panorama cognitivo, al quale abbiamo perciò deciso di dare maggiore risalto in questa edizione – in formato ridotto causa Covid - assieme al ruolo strategico dei mezzi di comunicazione».

Qualche esempio? «È il caso del primo icastico film in programma — aggiunge Waschimps — “i-Documentary of the Journalist” (2019) di Katsuya Mori, istantanea dello stato dei media in Giappone oggi, sulle tracce della tenace e osteggiata reporter Isoko Mochizuki, che ha pagato un prezzo salato al suo rigore giornalistico; oppure, penso ai due documentari esclusivi offerti dalla NHK World sul grande fotogiornalista americano di fama mondiale Eugene W. Smith che documentò per tre anni, dal 1942, la Guerra nel Pacifico scattando anche drammatiche foto durante l’invasione di Okinawa nell’aprile del 1945, per poi tornare in Giappone, negli anni ’70, testimoniando con il suo saggio fotografico gli effetti dell’inquinamento da mercurio della Chisso Chemical Corporation, che renderà nota la cosiddetta “sindrome di Minamata”. E se il documentario “Bio” (2019) di Lorenzo Fodarella ci porta a esplorare tecniche e filosofie di coltivazione e allevamento tradizionali e biologiche in Giappone, il film “Nobody to watch over me” (2009) di Ryoichi Kimizuka denuncia impietosamente le infuenze del popolo anonimo della rete su un giornalismo senza scrupoli, assetato di scoop e sensazionalismi di cronaca nera dalle conseguenze rovinose per le vite degli altri. Ma penso anche, in chiusura della rassegna, al film di culto “A stranger in Shanghai” di Taku Kato (2019), incentrato sul reportage di viaggio ai tempi della imminente rivoluzione in Cina del gigante della letteratura nipponica Ryūnosuke Akutagawa, allora corrispondente del Giappone».

Incroci di sguardi su un caleidoscopio di storie nella Storia, ingiustamente confinati ai margini di un mainstream comunicativo che l’Altro Giappone intende ostinatamente rimettere al centro della riflessione collettiva e del dibattito, con un supplemento di informazione che non è mancato nemmeno durante i mesi del forzato lockdown totale da emergenza sanitaria. Lo sottolinea Roberto De Pascale, Presidente dell’Altro Giappone: «In quel periodo, in attesa di poter realizzare la nostra rassegna anche se più concentrata rispetto all’iniziale progetto di una vera e propria “Japan Week” napoletana, abbiamo intanto creato 23 collegamenti video con accademici, giornalisti, imprenditori, manager, scienziati italiani e nipponici, anche per capire come il Giappone stesse rispondendo alla pandemia, e con quali passi da parte del governo. Le abbiamo chiamate “Cronache differite dal Giappone”, tuttora disponibili sul nostro canale Youtube (https://www.youtube.com/channel/UCetsA2li9Gsu6cDOyPEswfg). Adesso, grazie ai sodalizi avviati con istituzioni e partner di alto profilo, ripartiamo con attività di approfondimento di tematiche inerenti la società giapponese, ma per scoprire spunti di riflessione validi anche nella nostra quotidianità di occidentali. Un’occasione unica, per tutti, non solo per conoscere il Giappone più autentico, ma pure per trasmettere oltreoceano le culture del nostro territorio e la civiltà italiana tout court».      

Lo testimonieranno, fra il resto, una quindicina di ospiti ed esperti che parteciperanno alla rassegna “in presenza”: tra questi, yamatologi, orientalisti e docenti universitari del calibro di Giorgio Amitrano, Chiara Ghidini, Luca Milasi, Paolo Villani; giornalisti specializzati (come Pio D’Emilia di Sky, Shinichi Kawarada dell’«Asahi Shimbun», Antonio Moscatello di askanews e chi scrive); scrittori (Antonella Cilento e lo scrittore-vignettista Amleto De Silva), fotografi e documentaristi (Paolo Patrizi), videomaker (Lorenzo Fodarella), avvocati ricercatori (Marta Stefanile), copywriter e blogger esperti in subculture giapponesi (Gabriele De Risi di GiapponeTVB). Accesso libero fino a esaurimento, posti previa prenotazione obbligatoria (al link http://laltrogiappone.it/ dove è consultabile anche il programma completo della manifestazione.

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