«Restiamo umani»: a Caserta si ricorda il messaggio di Vittorio Arrigoni, scrittore, attivista e reporter

«Restiamo umani»: a Caserta si ricorda il messaggio di Vittorio Arrigoni, scrittore, attivista e reporter
di Donatella Trotta
Giovedì 14 Aprile 2022, 12:06 - Ultimo agg. 11 Maggio, 18:01
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Moni Ovadia lo ha definito «un essere umano che conosceva il significato di questa parola». Non a caso Vittorio Arrigoni, attivista, scrittore e reporter originario di Besana in Brianza, morto a Gaza a soli 36 anni il 15 aprile del 2011, usava chiudere ogni suo articolo con la frase «restiamo umani». A volte, ripetuta anche in inglese: «Stay Human», quasi a conferirle maggiore forza e diffusione nell’era della globalizzazione dell’indifferenza. E si intitola proprio «Restiamo umani» l’incontro organizzato domani alle ore 17,30 a Caserta (in via Gemito 89) per ricordare il messaggio etico e l’impegno civile  incarnati da un comunicatore sociale empatico ed eclettico, profetico cercatore e testimone di pace che sarebbe piaciuto molto a Ryszard Kapuscinski. L’incontro, promosso dalla libreria Malìa e dalla rivista «Pagine Esteri» (specializzata in Medio Oriente, Africa, Mediterraneo, mondo), intende riflettere su una emblematica traiettoria umana e professionale, a undici anni esatti dall’uccisione Arrigoni, a partire dal volume «Vittorio Arrigoni. Ritratto di un utopista» (Castelvecchi editore, con un’introduzione di Francesco Battistini) di Anna Maria Selini, che sarà presente con il direttore di «Pagine Esteri» Michele Giorgio. L’evento, durante il quale saranno trasmessi i videomessaggi di Egidia Beretta, madre di Vittorio e di Maria Elena Delia, compagna dell'attivista, accanto a letture dal libro della Selini, sarà trasmesso in diretta social.

Un appuntamento particolarmente necessario, in questi tempi cupi di violenze e guerre “della porta accanto”, che nemmeno durante la Settimana Santa dei cristiani accennano a scemare. Gli organizzatori lo motivano citando una profonda convinzione di Arrigoni, messo a tacere per l’indipendenza e la libertà delle sue idee e delle sue posizioni sulla questione dei rapporti tra Israele e Palestina: «𝐈𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐜𝐫𝐞𝐝𝐨 𝐧𝐞𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐢𝐧𝐢, 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐛𝐚𝐫𝐫𝐢𝐞𝐫𝐞, 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐛𝐚𝐧𝐝𝐢𝐞𝐫𝐞. 𝐂𝐫𝐞𝐝𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐩𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞𝐧𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢, 𝐢𝐧𝐝𝐢𝐩𝐞𝐧𝐝𝐞𝐧𝐭𝐞𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐥𝐚𝐭𝐢𝐭𝐮𝐝𝐢𝐧𝐢 𝐞 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐥𝐨𝐧𝐠𝐢𝐭𝐮𝐝𝐢𝐧𝐢, 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐞𝐬𝐬𝐚 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚, 𝐜𝐡𝐞 è 𝐥𝐚 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐚". Un messaggio di giustizia e pace che, secondo gli organizzatori, «riecheggia ancora più forte in questi giorni in cui il mondo vive una nuova guerra devastante che si aggiunge a tante altre dimenticate». Proprio lui, aggiungono, che è stato in vari teatri di guerra e di crisi umanitarie in Africa, in Medio Oriente e altre aree del mondo, cercando di spiegare ai suoi numerosi lettori che solo considerandoci tutti membri della grande famiglia del genere umano e rispettandoci potremmo vivere in dignità e uguaglianza, ci ricorda invece ― come papa Francesco ― che un altro mondo è possibile. E che la pace, l’utopia (o “eutopia”, per dirla con don Tonino Bello) come la felicità, non sono concetti astratti ma una ricerca, un cammino, un diritto mai acquisito per sempre, una conquista paziente e nonviolenta.

Che soltanto “restando umani”, appunto si può tentare (doverosamente) di raggiungere. 

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