Steinbeck e l'amore in due libri senza tempo, per tutte le età

Steinbeck e l'amore in due libri senza tempo, per tutte le età
di Donatella Trotta
Giovedì 14 Febbraio 2019, 18:04
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A San Valentino (e oltre…), regalate libri. Possibilmente, classici: aiutano ad ampliare gli orizzonti del proprio microcosmo ristretto, donando il sapore ineffabile dell’universalità e l’amplificazione di emozioni riflessioni pensieri altrimenti silenziosi, o confusi. E grazie all’alleanza tra l’arte di grandi illustratori contemporanei e un’editoria di qualità, abbinate a testi di scrittori intramontabili non a caso insigniti del Premio Nobel per la letteratura, l’effetto sul lettore, anche giovane o giovanissimo, può essere di grande seduzione.

È il caso di due titoli di John Steinbeck opportunamente riproposti di recente da Giunti/Bompiani in due raffinate pubblicazioni, rivolte a un pubblico davvero senza età: si tratta dell’albo illustrato (dalle sintetiche e colorate tavole del grande Alessandro Gottardo, in arte Shout) Lettera a Thom sull’amore, del 1958 (pp. 30, euro 15), nella traduzione della brava Beatrice Masini; e del lungo racconto leggendario La perla, del 1947, nella traduzione di Bruno Maffi riveduta e corretta da Luigi Sampietro e impreziosita dalle illustrazioni evocative dell’artista Alessandro Sanna.

Lo scrittore statunitense John Steinbeck (1902-1968, Nobel nel ‘62), tra i più grandi narratori del ventesimo secolo, ebbe il suo primo figlio, Thom, nel 1944. A lui è indirizzata la lettera che è il cuore del primo libro suggerito: scritta a New York il 10 novembre 1958 in risposta ad una missiva che il quattordicenne Thom, innamorato perdutamente, per la prima volta, di una compagna di college, una ragazzina di nome Susan, e insicuro su cosa fare, aveva mandato al padre e ad Elaine Anderson Scott (dal 1950 alla morte moglie dello scrittore). Steinbeck risponde al ragazzo dal “suo” “punto di vista”, che suggerisce di integrare con quello della risposta di Elaine, a suo avviso esperta di queste faccende. Ma, con dolcezza, scansa subito il rischio della retorica o del paternalismo, esordendo con l’esortazione di vivere fino in fondo il bel sentimento che prova Thom, senza «permettere a nessuno» di ridurre la bellezza di quell’amore  «a qualcosa di piccolo o di poco conto».

Elencando in sintesi i molteplici tipi d’amore, lo scrittore invita il figlio a distinguere tra le forme di egoismo, cattiveria, possesso ed egocentrismo di certi sedicenti amori “squallidi e rovinosi” dalla bellezza di un altro tipo di amore, «espressione di tutto ciò che c’è di buono in te» e capace di «riconoscere un’altra persona come unica e preziosa». Indicazione utile che risuona anche come una verità tuttora attuale, se si considerano le conseguenze, ancora oggi, dei due tipi d’amore (e dell’analfabetismo sentimentale): «Il primo – scrive Steinbeck al figlio adolescente – può renderti malato, piccolo e debole, ma il secondo libera in te forza, coraggio e bontà, e anche una saggezza che non pensavi di possedere»...

Il libro ha il pregio (non soltanto grafico) di evidenziare - dividendole e pubblicandole a mo’ di versi sui vivaci colori delle illustrazioni a tutta pagina di Shout – parti del testo integrale, riportato poi per intero alla fine, in italiano e in inglese. L’esito è quello di isolare e centellinare, così, la forza delle parole di Steinbeck incastonandola nel percorso cromatico ed emotivo della suggestiva interpretazione iconica di Shout, costruita su due piani (evocativi di un dentro e un fuori, una superficie e una profondità, scenario essenziale della magia di un incontro) che ricorrono e accentuano, pagina dopo pagina, il messaggio paterno dello scrittore sull’amore e sulle relazioni autentiche: non soltanto tra innamorati, ma anche tra genitori e figli. «Se è la cosa giusta, succede. La cosa più importante è non avere fretta. Le cose buone non vanno mai perdute», è la chiosa affettuosa e lieve, tenera e rassicurante di papà John al figlio Thom, alle prese con i turbamenti dell’amore.

Amore che ritorna, ma con dolente e amara tragicità (e ovviamente ben diversa energia narrativa), nell’incantevole romanzo breve di John Steinbeck La perla: quasi una parabola senza tempo, dall’andamento musicale di un poema, o di un canto tramandato per via orale di generazione in generazione, che racconta con echi epici e mitici la storia di Kino, un umile pescatore indio, innamorato della moglie Juana e del loro bimbo Coyotito, le cui vite semplici ma ricolme e appagate dalla “Canzone della Famiglia” vengono sconvolte all’improvviso dal morso di uno scorpione che colpisce il piccolo e dal ritrovamento di Kino, nelle profondità del mare, di una perla grande quanto l’uovo di un gabbiano, che sembra destinata a cambiare in positivo le sorti della povera famigliola. La scrittura fortemente realistica e potentemente immaginativa di Steinbeck scandisce, in questo piccolo ma prezioso libro, l’evolversi avventuroso di una vicenda costellata di colpi di scena e dall’irruzione di sentimenti avversi (l’invidia e la malevolenza, l’avidità e la brama di possesso, la solidarietà e il cinismo, la crudeltà e la dedizione…) che ha il sapore di un apologo.

Protagonista, Kino con il suo piccolo nucleo familiare, ma anche la microcomunità del suo villaggio affacciato sulla Baja California (nel ruolo di un coro tragico di accompagnamento), gli elementi densamente simbolici della natura, la vicina città, cinica e famelica, dove più facilmente alligna la “Canzone del Male”. Il destino - fatto di scelte, oltre che del gioco beffardo e indifferente del caso – insegna infine dolorosamente, con gli occhi di Juana, a non farsi mai abbagliare dalle apparenze di sedicenti fortune a buon mercato, perché l’unica vera ricchezza, anche nella povertà materiale, resta quella di un amore autentico: sordo ai richiami mercantili e fuorvianti del consumismo. Un librino sulle passioni umane, percorso di inquietudine e di pietas, che restituisce con questo bel ripescaggio editoriale impreziosito dalle tavole di Sanna la grandezza di uno scrittore di rango, in sintonia con le voci e le istanze del mondo.
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