Bavenni, Manganaro, Guida e Shakespeare: a Vico d'estate in scena la bellezza

Bavenni, Manganaro, Guida e Shakespeare: a Vico d'estate in scena la bellezza
di Donatella Trotta
Venerdì 6 Agosto 2021, 21:30 - Ultimo agg. 7 Agosto, 08:59
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La bellezza dell’arte che emoziona, suscitando profonde risonanze interiori. L’incanto della musica che accarezza l’anima, unisce ed eleva. Le provocazioni del teatro (per grandi e per piccoli) che nel “gioco” della finzione dis/velano la realtà e i suoi inganni, inducendo a riflettere con leggerezza. E poi le rassegne di cinema e documentari open air e gli incontri culturali all’aperto che, anche in atmosfere di (conquistata) vacanza, stimolano senza appesantimenti retorici sinapsi, confronti e relazioni umane “in presenza”: particolarmente apprezzate dopo le forzate clausure da pandemia. L’estate 2021, a Vico Equense, offre un ampio ventaglio di proposte significative tra natura e cultura, per chi non si accontenta soltanto delle riconosciute e celebrate bellezze ambientali e paesaggistiche, o delle pur altrettanto indiscutibili eccellenze enogastronomiche di prodotti tipici e chef stellati (qui presenti, peraltro, in cospicua concentrazione). E poiché non di solo pane vive l’uomo, nell’anno del settecentenario dantesco l’appartato gioiello e porta d’accesso della Costiera sorrentina, dalla Storia antica, complessa e significativa, sembra allora voler rilanciare il monito del Sommo Poeta (fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza) puntando a valorizzare le risorse creative che non da oggi si annidano nel suo genius loci.

Così, dal 20 luglio sino a fine settembre, tra eventi promossi dall’amministrazione comunale e iniziative private (come quella della locale libreria Ubik, che prosegue con successo gli incontri d’autore della rassegna “Libri vista mare” alle Axidie), è infatti tutto un fiorire di appuntamenti dislocati in siti suggestivi del vasto territorio vicano: con le sue frazioni, borghi, casali e marine che tra collina, campagna e montagna (il Faito), monumenti storici, chiese di incomparabile bellezza e aree archeologiche rendono Vico Equense il Comune tra i più vasti d’Italia, esteso su oltre 30 kmq. Tra gli appuntamenti più raffinati e imperdibili, vale la pena di segnalare in primis l’elegante allestimento della mostra (una doppia personale perfettamente intrecciata) di Lello Bavenni e Giovanni Manganaro, dall’eloquente titolo “La diversificazione dell’immagine” (aperta al pubblico fino al al 22 agosto nella Sala delle Colonne al primo piano dell’Istituto SS. Trinità e Paradiso, in viale Rimembranza 1, tutti i giorni dalle 18 alle 22, festivi dalle 10 alle 12 e dalle 18 alle 21, ingresso libero). Un vero e proprio evento, che dopo anni di successi nazionali e internazionali riporta i due artisti (e amici) vicani - accomunati, nella diversità della cifra stilistica, da una vibratile, polisensoriale sensibilità - a tornare a esporre nella città natale con una ventina di opere ciascuno, della loro più recente produzione: amplificata, e per certi versi felicemente “segnata” dall’isolamento da pandemia, che ha conferito all’incessante ricerca e sperimentazione est/etica di Bavenni, pittore e poeta sulla scena artistica dal 1958, e di Manganaro, classe 1946, geniale alchimista degli sconfinamenti materici e delle tematiche di attualità fra tradizione e innovazione, un supplemento di pensiero poetante. E di senso. Emozionale, cromatico, simbolico: in una densità di rinvii di (e tra) entrambi gli artisti che tra colori di grande impatto, tessiture di spazi geometrici, forme che dal figurativo trascolorano nell’astratto, nell’informale e in un personalissimo surrealismo (come in certi quadri di Bavenni) offrono allo sguardo dello spettatore veri e propri paesaggi dell’anima, situazioni alla frontiera tra sogno e realtà, cartografie interiori, suggestioni e contrasti orchestrati da una precisa sintassi che dalla sapienza degli accostamenti cromatici, all’uso di tecniche quattrocentesche e assemblage da secessione viennese rivisitati con gusto contemporaneo (ad esempio, in Manganaro che qui affina la sua quest mai uguale a se stessa) riflettono e comunicano una ecologia della mente in costante dialettica tra opere, creat(t)ori e visitatori, sedotti dallo snodarsi di una narrazione per immagini che lascia spazio all’immagin/azione di ciascuno. Lo specchio dell’arte, in Bavenni e Manganaro, diventa così un’occasione per approfondire con il loro peculiare linguaggio le luci e le ombre della realtà e della Storia, in bilico tra radici e ali, incanto e perturbante, malinconico struggimento ed esplosione di vita, noccioli di buio della psiche e fioriture di speranza da (ri)organizzare, costantemente.

In questo solco di pensosa leggerezza non sembrano da meno anche gli appuntamenti musicali di “Vico d’estate 2021”: come i concerti al tramonto di fine luglio (del celebre pianista Bruno Canino, che ha deliziato il pubblico ad Astapiana, la fascinosa località Camaldoli nella borgata di Arola, o del quartetto d’archi del Teatro San Carlo che ha accompagnato il calar del sole nell’Abbazia di Crapolla in borgata San Salvatore), o, soprattutto, come la magica serata “Canta il mar”, che il primo agosto, nell’incanto della località San Francesco, ha riportato in scena nella sua natìa Vico la talentuosa Candida Guida, contralto dalla notevole estensione vocale, presenza scenica e originalità interpretativa, accompagnata dal valente pianista Maurizio Iaccarino con colti intermezzi narrativi di Salvatore Guadagnuolo, che ha conferito ai già pregevoli contenuti del quadro musicale e del repertorio in programma, dal barocco al Novecento, una preziosa e misurata cornice di contestualizzazione.

Nel segno del mare (e del soffio del vento, tra gli ulivi del sagrato antistante la chiesa di S. Maria della Chieja a picco sul panorama del golfo), versi di poeti e musica si sono così rincorsi con un inedito omaggio finale ad alcune canzoni di don Luigi Guida (Massaquano, 1883-1951), personaggio illustre e venerato dai vicani oltre che fine compositore di musica, non esclusivamente sacra: un’avvincente storia nella Storia, non soltanto vicana, di recente riportata alla ribalta proprio dall’impegno di Candida Guida, curatrice, con Francesco Aliberti, dell’edizione critica dei tre volumi di Mystica - Inni Mottetti e Canzoni alla Vergine e al Sacro Cuore (Armelin Musica, Padova 2021) di Guida, ora meritoriamente ristampato, dopo la prima edizione del 1922 e tre successive ristampe (nel 1929, nel 1940 e nel 1953), a settant’anni dalla morte del Maestro. «Un tributo doveroso - sottolinea Candida Guida - al versatile talento e all’incredibile modernità di un uomo di Chiesa capace con le sue composizioni sacre ma anche profane di toccare il cuore di tutti: credenti e non credenti».

Un supplemento d’anima necessario, di questi tempi in cui anche il ritorno al teatro esprime un bisogno interiore collettivamente condiviso: come dimostra l’overbooking raggiunto, a Vico d’Estate, dall’intensa passeggiata guidata e spettacolo nel bosco del Faito proposta, per svariati weekend, da Le Nuvole/Casa del Contemporaneo, che dopo il felice esordio nel Ridotto del Mercadante ha ora offerto nell’area boschiva delle Neviere, tra i sentieri montani, un originale, immersivo adattamento per grandi e piccoli della Tempesta di Shakespeare, su progetto e regia di Rosario Sparno, con la magistrale interpretazione open air di Massimiliano Foà, Luca Iervolino e Paola Zecca, la musica dal vivo di Massimo Cordovani e le efficaci installazioni di Antonella Romano, sapientemente incastonate nel palcoscenico fiabesco della natura. E ai bambini (ma non solo) è stato poi rivolto, nell’ampio e accogliente Chiostro dell’Istituto della SS Trinità e Paradiso, un altro stimolante spettacolo: l’adattamento di Elisabetta e Limone (uno dei testi più significativi dello scrittore argentino Juan Rodolfo Wilcock, rimasto inedito fino al 1982 e poi pubblicato da Adelphi nella raccolta L’abominevole donna delle nevi e altre commedie), prodotto da Gatta Nera Teatro, che con la misurata regia di Salvatore Guadagnuolo ha offerto un gustoso assaggio di teatro dell’assurdo nella briosa interpretazione di Olimpia Alvino, vicana d.o.c. trapiantata a Roma, e del giovane Valerio Ribeca.

Il cartellone di eventi prosegue, come detto, fino a settembre, con un “gran finale” l’8 ottobre alle 18 a Castello Giusso, per la XXIII edizione del prestigioso Premio Scientifico Internazionale Capo d’Orlando, a cura della Fondazione Discepolo e del Museo Mineralogico Campano, di cui è tenace e lungimirante anima Umberto Celentano. Info e prenotazioni: www.govicoequense.it.

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