La mail | «Io, nell'inferno dell'Olimpico: preso a schiaffi e derubato del biglietto»

La mail | «Io, nell'inferno dell'Olimpico: preso a schiaffi e derubato del biglietto»
Domenica 4 Maggio 2014, 19:07 - Ultimo agg. 5 Maggio, 17:25
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Pubblichiamo di seguito il racconto-lettera del giornalista napoletano Marco Cesario, apparsa anche sul sito Il Napolista. Cesario era presente ieri allo stadio Olimpico per la finale di Coppa Italia.









«Sono ritornato dall’Olimpico verso le tre di notte, scampato a quella che doveva essere una serata di calcio e di festa ma che in fin dei conti è stata una vera e propria guerra di follia con contendenti che non stanno da una parte o dall’altra ma un po’ ovunque, quasi a creare maggiore panico a chi non lo cerca e ama solo guardare una partita. Pare che abbiamo vinto la Coppa Italia, ma io non me ne sono accorto perché ho visto un altro film, un’altra partita.



E’ stata infatti una serata che non dimenticherò mai ma non per i risultati sportivi ma per ciò che è accaduto a me e a tante altre persone che desideravano assistere ad una partita di calcio. Una serata che niente ha a che fare con il calcio, con lo sport. Appena giunti in prossimità di piazza Mancini mi sono reso immediatamente conto che non sarebbe stata una giornata facile. Ma certo non potevo immaginare cosa sarebbe accaduto dopo. Incanalati da pattuglie di carabinieri e polizia per il Lungotevere, siamo giunti in prossimità dell’Olimpico per entrare dai cancelli della Curva Nord senza troppi problemi. Eravamo in prossimità dei cancelli quando un gruppo di poliziotti in tenuta antisommossa ha deciso di entrare in quel momento nello stadio attraverso un varco largo, adibito a far entrare ambulanze o altre vetture.



In quel momento è iniziato un parapiglia violento perché un gruppo di ultrà ha tentato di entrare nello stadio attraverso questo varco aperto per far passare i poliziotti e poi subito richiuso. Centinaia di persone hanno iniziato a spingere per entrare prima attraverso il varco poi da anche attraverso altre entrate dove c’era in fila chi come me aveva il biglietto e chiedeva solo di entrare per assistere ad una partita. Il risultato è che gli steward hanno deciso di chiudere tutti i varchi della Curva Nord e dei Distinti Nord lasciando la gente con il biglietto nel mezzo di cariche della guarda di finanza, polizia, carabinieri mentre gruppi di ultrà lanciavano bottiglie e bombe carta. C’è stato un fuggi fuggi generale per evitare di essere stretti nella morsa delle cariche di carabinieri da un lato e polizia dall’altro.



Ma non c’erano vie di fuga. Dall’altro lato avevano infatti innalzato barriere fatte di lamiere alte e lo spazio era rigorosamente circoscritto. Eravamo come topi in trappola con i carabinieri che avanzavano a colpi di manganelli e lacrimogeni. Come facevo a spiegare loro che io avevo il biglietto e volevo entrare a vedere la partita? L’unica via d’uscita, paradossalmente, era quella di entrare nello stadio. Ma come entrare nello stadio se i varchi erano chiusi, se la polizia caricava e gli ultrà rispondevano con il lancio di petardi e bombe carta?



Mentre tentavo di filmare gli scontri sono stato preso a schiaffi da alcuni ultrà. Non potevo filmare quanto stava accadendo. Viva la libertà di informazione. Dopo aver attaccato, i carabinieri si sono ritirati ed è stato allora che siamo ritornati di nuovo verso i cancelli con la speranza di uscire da quella trappola mortale. Curva Nord sempre chiusa, gente inferocita che scavalcava i cancelli, hanno riaperto improvvisamente i Distinti Nord.



Qui scene apocalittiche con gente che spingeva, donne con bambini che gridavano, ragazzini che si lamentavano ed anche qui le stesse scene di prima ovvero i soliti gruppi violenti che sono entrati di prepotenza senza biglietto scavalcando tutti mentre chi lo aveva era fuori e non riusciva entrare. Eravamo stretti tra carabinieri che caricavano fuori, cordoni di guardia di finanza in tenuta antisommossa dentro e ultrà che lanciavano bottiglie e che volevano entrare senza biglietto.



Per miracolo sono riuscito a superare il primo varco. Oramai ero dentro mi dicevo ed il peggio era passato. No, il peggio doveva ancora venire. Giunti davanti ai tornelli è infatti accaduto l’impossibile. Gli steward, assolutamente incapaci, davanti alla folla che spingeva ai secondi varchi, ai quali si accedeva da una serie di entrate transennate, hanno lasciato le loro postazioni tra il primo ed il secondo varco, ritirandosi dietro ai tornelli e lasciando coloro che erano davanti in balìa della calca inferocita che spingeva per entrare. I varchi antistanti i tornelli sono piccoli ma qui si ammassavano centinaia di persone con il risultato che coloro che stavano avanti rischiavano di rimanere schiacciati dalla calca che spingeva dietro.



Per miracolo sono giunto davanti ai tornelli, ho estratto il biglietto per inserirlo nella fessura elettronica del tornello ed entrare finalmente. Improvvisamente qualcuno da dietro ha infilato la mano e mi ha strappato il biglietto da mano. Mi sono girato, dietro di me una folla inferocita di ultras tra i quali il ladro del mio biglietto. “Mi hanno rubato il biglietto, mi hanno rubato il biglietto!” ho iniziato a gridare con la speranza che qualcuno mi aiutasse. Per tutta risposta solo una schiera di visi inferociti che mi bestemmiavano contro. Mi avevano fottuto il biglietto e mi minacciavano pure con lo sguardo! Mi sono reso conto che non l’avrei mai recuperato, che io in fondo ero un nemico perché non ero uno di loro e dunque mi stava bene rimanere fuori. Loro dovevano passare per primi. Non potendo entrare stavo per rimanere schiacciato nello spazio tra tornelli e cancelli perché la gente continuava a spingere per entrare.



C’erano migliaia di persone che premevano per entrare, tutti gridavano e non si respirava. Ho temuto il peggio. La cosa assurda è che ora, dato che nessuno controllava nulla, il ladro del mio biglietto sarebbe entrato ed io, che ho preso aerei e treni per assistere ad una partita, sarei rimasto fuori, cornuto e mazziato! Era l’esatta definizione del calcio che ci ritroviamo oggi. La gente perbene fuori, i violenti dentro. Me ne volevo andare via (oramai non avevo più il biglietto), ma non potevo tornare indietro perché la calca mi spingeva in avanti. Ho cercato di spiegare cosa era accaduto agli steward ma non volevano sentire ragioni. Dopo una lunga trattativa, mostrando la foto sul cellulare del mio biglietto e un biglietto del bus, uno steward e un poliziotto, mossi a pietà (non so a quanta gente hanno rubato il biglietto), mi hanno fatto entrare nello stadio anche perché se fossi rimasto lì sarei stato schiacciato dalla calca.



Una volta dentro sono arrivate anche le notizie drammatiche di fuori.
Avevano sparato a un tifoso del Napoli ed era gravissimo. Ma a quel punto poco mi interessava della partita. Questa non è stata una partita di calcio ma solo un’immensa vergogna. L’umiliazione ricevuta, l’angoscia e la rabbia provata per quanto accaduto m’impediranno di rimettere piede in uno stadio per lungo e lungo tempo
».



Marco Cesario






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