Imprese e startup, crescono quelle a guida femminile

Imprese e startup, crescono quelle a guida femminile
di Valeria Arnaldi
Sabato 19 Dicembre 2020, 10:36
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L'economia globale potrebbe registrare una crescita del 35%, avvalendosi di donne in posizioni aziendali strategiche. A dirlo è il Fondo Monetario Internazionale. Nel nostro Paese, stando al IV Rapporto sull'imprenditoria femminile, realizzato da Unioncamere, le aziende guidate da donne rappresentano solo il 22% del totale. Negli ultimi cinque anni, sono cresciute del +2,9%, decisamente più di quelle maschili, salite di 0,3%.

Lockdown ed emergenza, però, hanno frenato molte aspiranti imprenditrici: le iscrizioni di nuove aziende guidate da donne, tra aprile e giugno, sono state oltre diecimila in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, con un calo pari al 42,3%, superiore a quello maschile, ossia 35,2%. Il Governo sta prevedendo nuove modalità per sostenere l'imprenditoria femminile. «I rapporti ci riferiscono di un potenziale inespresso, come a dire che la nostra economia non cresce perché ancora troppe poche donne fanno imprese - dice Gian Paolo Manzella, sottosegretario al Ministero dello sviluppo economico - Abbiamo fatto una norma nella proposta di bilancio per intervenire con contributi alla nascita di nuove imprese, finanziamento all'ampliamento di quelle esistenti e una focalizzazione sulle start-up innovative perché sono ancora troppo poche le donne in questo ambito che è uno dei più importanti per il futuro. In tre mesi al massimo ci saranno i bandi. Tra un mese circa saremo in grado di dare indicazioni precise sulle modalità di accesso ai contributi. Non ci saranno criteri legati all'età, i finanziamenti potranno servire pure per sostenere imprese già avviate, colpite dal periodo di emergenza. L'impresa femminile è più inclusiva, attenta all'ambiente e agli stakeholder. Insomma, più sostenibile. Fino ad oggi, lo sviluppo dell'imprenditoria femminile è stato visto come una questione sociale, è anche economica, sia in termini di quantità sia di qualità della crescita».

A questi aspetti, si aggiunge quello culturale. «Intendiamo finanziare programmi che portino le imprenditrici nelle scuole a raccontarsi e pure progetti per avvicinare le ragazze al mondo delle discipline Stem», aggiunge Manzella.

Ad oggi, in posizioni manageriali solo nel 28% dei casi ci sono donne. Negli ultimi dieci anni è stata riscontrata una crescita pari a +0,3% delle dirigenti. Occorre mutare il modo di pensare. Ed educare.

«I modelli con i quali si cresce sono fondamentali - afferma Alessandra Todde, sottosegretario al Ministero dello sviluppo economico, con un percorso professionale da manager - la mia famiglia mi ha insegnato a non avere paura di osare. A 13 anni ho letto la biografia di Katherine Johnson, matematica afroamericana nella Virgina segregazionista. Capire che pure in un contesto del genere era possibile superare gli ostacoli e fare ciò che si desiderava, è stato per me molto importante. Ho fatto l'università fuori dalla mia città, sperimentando la vita in un contesto diverso già a 17 anni. Poi sono andata all'estero. La mia carriera imprenditoriale e manageriale si è sviluppata in otto Paesi. In alcuni casi, ho incontrato difficoltà per il solo fatto di essere donna: ho dovuto fare i conti con disparità a livello di salari e opportunità. Penso di avere dimostrato che le cose si possono fare. Le bambine sono appassionate alla tecnologia come i bambini. C'è però un calo incredibile tra i 13 e i 17 anni. E appena il 13% delle start-up ha una rappresentanza femminile. Le ragazze non credono nella loro leadership». Tra i fattori di fragilità delle donne nell'impresa spiccano minore propensione all'innovazione, meno investimenti in tecnologie digitali di industria 4.0, minore internazionalizzazione e ricorso al credito bancario.

Tra i punti di forza, maggiore attenzione per ambiente, etica, cambiamento climatico, più iniziative per salute e benessere dei propri lavoratori, più sensibilità per il welfare e rapporti più stretti con gli stakeholder del territorio. «Occore insegnare alle ragazze - aggiunge Todde - a mettersi in discussione e le donne devono avere più coraggio di lavorare con altre donne, quante hanno posizioni manageriali nelle istituzioni hanno il dovere di valorizzarle». La questione è complessa e impone una strategia articolata. «Bisogna stimolare e sostenere le imprese fondate e guidate da donne introducendo finanziamenti a fondo perduto e tasso zero, incentivi fiscali nei primi anni di attività, servizi di tutoring tecnico-gestionale - commenta Paola Mascaro, presidente Valore D, l'associazione di imprese in Italia che si impegna da oltre 10 anni per l'equilibrio di genere - è necessario facilitare l'accesso al credito bancario e l'erogazione dei fondi da parte dalle istituzioni bancarie con procedure di erogazione snelle e tempestive. I dati del Rapporto Unioncamere mostrano ad esempio che le richieste di credito delle imprese al femminile vengono accolte in misura inferiore rispetto a quelle dei business a guida maschile, ciò spiega anche come mai il 46% delle imprese rosa finanzi l'attività con capitale proprio». «Noi donne - conclude Todde - siamo in grado di fare la differenza. Se immaginiamo che la nostra sia una corsa, non vogliamo correre una corsa impari, che comincia con delle penalità».

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