Yoshiro Mori, l'anziano ex primo ministro giapponese, presidente del Comitato promotore dei giochi olimpici, alla fine si è fatto da parte dimettendosi dopo la serie di frasi misogine, ingiuriose e sessiste che avevano scatenato le proteste di mezzo mondo. Difficile potere tollerare atteggiamenti discriminatori tali. Mori aveva criticato la tendenza femminile a «parlare troppo durante le riunioni» facendo così perdere tempo agli uomini, soprattutto se dentro organi decisionali. Aveva anche ironizzato sull'incremento della presenza femminile nel board olimpico da lui guidato, insinuando che le sette donne dovevano mettersi in testa di dover stare «al loro posto».
Investito da un'ondata di polemiche si era poi scusato ma ormai l'imbarazzo del Giappone e del Comitato Olimpico era evidente. L'atto formale della rinuncia e' ora atteso di fronte al direttivo del comitato, convocato in riunione straordinaria domani.
Mori, noto per la tendenza a fare gaffe gia' da capo del governo a inizio anni 2000, aveva tentato di alleggerire in alcune interviste - citate oggi dalle Bbc - la propria posizione in cui riconosceva di essersi meritato una lavata di capo pure in casa: dalla moglie, dalla figlia e dalla nipote.
Il segnale decisivo che ha accelerato le dimissioni e' arrivato dal potente numero uno di Toyota, Akio Toyoda, che considera le frasi misogine come qualcosa di «spiacevole e certamente non in linea con i valori in cui noi crediamo». Senza fare i conti del dilagare di una protesta sfociata in pochi giorni nell'addio di oltre 500 volontari e volontarie impegnati nella preparazione dei Giochi in vista dell'estate.