«Televisione maschilista, ci discrimina». E 5 conduttrici se ne vanno

«Televisione maschilista, ci discrimina». E 5 conduttrici se ne vanno
«Televisione maschilista, ci discrimina». E 5 conduttrici se ne vanno
di Flavio Pompetti
Sabato 2 Gennaio 2021, 07:54 - Ultimo agg. 3 Gennaio, 10:19
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Merce scaduta, prodotto non più desiderabile. Cinque giornaliste di primo piano della rete televisiva New York 1 hanno lasciato l'emittente al termine di una lunga battaglia legale, iniziata con l'accusa di discriminazione sessuale da parte della dirigenza. I legali delle due parti si sono accordati per un compenso di liquidazione che metta a tacere la contesa, ma lo scandalo suscitato dal negoziato è vivo, così come è chiara l'evidenza di quanto è successo nella cabina di regia di una delle reti televisive più amate dai cittadini della Grande mela.

La veterana

New York 1 è una piccola televisione locale, nata nel 1992 da una costola del network di telecomunicazioni Time Warner Cable. Ogni giorno per ventiquattro ore trasmette ai newyorkesi informazioni sul traffico e sul tempo, ed è sempre la prima ad accorrere in emergenza nel luogo nel quale si sta sviluppando una breaking news. È sopravvissuta ai giorni drammatici dell'11 settembre, quando aveva perso gli uffici nella prossimità delle Torri Gemelle e si era trasformata in una redazione volante, ospitata in rete da una tv gemella. Gli spettatori hanno imparato ad amarla, e a considerarla una fonte di informazione ancora più preziosa dei giganti mediatici che affollano la città. Oltre alla cronaca, il palinsesto quotidiano è punteggiato dalla presenza di commentatori delle notizie che sono diventati iconici, e che contano su un pubblico fedele e numeroso.

Una di queste presenze di prestigio è quella di Roma Torre, una giornalista in forza alla rete dal giorno del suo debutto ventotto anni fa. Veterana delle stanze del municipio e recipiente di una lunga lista di premi per la carriera professionale, Torre aveva fino a qualche giorno fa una finestra privilegiata di comunicazione con il pubblico, con una rassegna di notizie quotidiana a mezzogiorno, e con un programma di commenti in prima fascia domenicale. Un anno e mezzo fa insieme ad altre quattro colleghe, tutte più o meno della stessa età, la giornalista ha denunciato la direzione della testata. Le cinque donne hanno raccontato di essere vittime della più stereotipa dinamica di un'azienda dominata dalla presenza di manager maschi. Passata una certa soglia di età (Torre ha 62 anni, le altre hanno tutte più di cinquant'anni), hanno visto ridurre la loro rilevanza all'interno della stazione televisiva, con programmi meno centrali nel palinsesto, uffici più piccoli e peggio serviti, e paghe ridotte.

Allo stesso tempo colleghe più giovani e colleghi meno esperti e capaci le hanno superate nelle scelte dei programmi, e nel trattamento economico. Esattamente il contrario di quello che accade ai loro colleghi maschi, i quali aumentano di prestigio e di visibilità con il passare degli anni.

La rottamazione

 

Nella sua denuncia, Torre ha raccontato come l'altro anchor di alto prestigio della rete: Pat Kiernan, vanti qualche anno in meno di lei di anzianità di servizio, ma abbia un compenso doppio per il suo lavoro. La dinamica della rottamazione delle donne oltre una certa età non era certo nel dna della giovane rete televisiva. È precipitata invece a partire dal 2016, quando l'emittente è passata insieme alla Time Warner nelle mani del nuovo proprietario Charter Communication. Una delle prime iniziative decise dalla nuova direzione è stato l'avvio di un processo di modernizzazione, che nella mentalità di alcuni dei manager si è trasformato in un ringiovanimento delle presenze femminili nei programmi chiave.

L'accordo extragiudiziale chiude la porta alle polemiche, e non ha permesso nemmeno di scendere nei dettagli delle angherie che le cinque professioniste hanno dovuto subire negli ultimi quattro anni. I due comunicati che accompagnano la firma della transazione parlano entrambi della reciproca soddisfazione delle parti, e della gratitudine per i tanti anni di collaborazione alle spalle. Ma la gravità di quanto è accaduto non è sfuggita nemmeno al governatore dello stato di New York Andrew Cuomo, che come il sindaco de Blasio ha in New York 1 una tribuna aperta di comunicazione con i suoi cittadini. «In un anno già così segnato dalle perdite (di vite per l'epidemia, ndr) ha scritto Cuomo - gli spettatori di NY1 hanno perso il contributo di cinque tra le migliori giornaliste della rete».

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