Biancamaria Cristini, vicecomandante di Roma: «Donne vigili del fuoco, la missione è riuscita»

Biancamaria Cristini, vicecomandante di Roma: «Donne vigili del fuoco, la missione è riuscita»
di Maria Lombardi
Domenica 23 Ottobre 2022, 20:30
5 Minuti di Lettura

Tra le macerie dell'Aquila e di Amatrice, nel fango di Giampilieri, a sud di Messina, lungo le strade devastate dalle frane in Liguria, accanto al cemento accartocciato del Ponte Morandi. Biancamaria Cristini era lì, casco e divisa verde, in mezzo all'acqua e alla polvere, per aiutare, coordinare, salvare. È il suo lavoro. «Non dimenticherò mai lo scenario del Ponte Morandi, un'immagine che mi è rimasta negli occhi per l'imponenza di quello che era successo».


Su e giù per l'Italia, a fronteggiare emergenze e distruzioni, l'ingegnere Cristini - 51 anni, romana - è dallo scorso luglio vicecomandante dei vigili del fuoco della Capitale. Tra le poche donne a ricoprire incarichi di questa responsabilità nel corpo.
Quale percorso l'ha portata fin qui?
«Mi sono laureata in Ingegneria e ho conseguito un master in sistemi di informazione geografica e, dopo varie esperienze di lavoro nei settori di risanamento, informatica e controllo del traffico aereo, ho tentato nel 2001 il concorso per entrare nei vigili del fuoco. Non avevo alcuna conoscenza del lavoro che svolgono i tecnici nel corpo, pensavo che fossero attività non operative. Nel mio immaginario i pompieri erano quelli che salvano le persone dalle fiamme ma sono anche capaci di gesti teneri, come tirar fuori dal motore di un'auto un gattino. Malgrado questa simpatia non avevo mai pensato che avrei fatto questo mestiere. Non sapevo, quando ho ricevuto la vestizione, di aver trovato il lavoro della mia vita. È stato un amore a prima vista».
Dopo varie esperienze tra Imperia, Genova e Roma, nel 2019 è stata assegnata Trapani, prima donna comandante in Sicilia.
«Sono stata accolta magnificamente, è stata un'esperienza che mi è rimasta nel cuore. Da parte del personale femminile nei ruoli logistici e gestionali ho ricevuto un particolare sostegno, dicevano di essere orgogliose di avere un comandante donna».
Quante sono attualmente le donne nel corpo dei vigili del fuoco? E quante sono al comando?
«Il corpo nazionale ha una particolare attenzione per le pari opportunità.

Le donne hanno cominciato ad accedere nel 1991 e negli ultimi anni la presenza femminile è andata via via aumentando. Al momento sono 275 le donne impiegate nel settore operativo, 73 le funzionari direttive, 20 le dirigenti, 13 le prime dirigenti e 6 le dirigenti superiori. Abbiamo inoltre una dirigente medico, tre piloti donne di aeromobile, nove atlete delle fiamme rosse e sei orchestrali nella banda musicale. Ora siamo più abituati a vedere una donna con la divisa dei vigili del fuoco. Ricordo quando a Genova, nel primo periodo di affiancamento, indossavo il completo antifiamma perché c'era stato un intervento per intossicazione. Una signora anziana mi vide per strada e mi fermò: ci sono anche le donne nei vigili del fuoco, mi chiese. E volle abbracciarmi».


Le prove di accesso sono uguali per uomini e donne?
«Il superamento delle prove fisiche per i ruoli operativi richiedono molta preparazione, sono le stesse che sostengono gli uomini, abbastanza sfidanti. Ma non possiamo dimenticare che questo mestiere dal punto di vista operativo richiede una certa fisicità».
Quale è stato il suo intervento più difficile?
«Sono stati tanti. Spesso ci troviamo in contesti complessi, in cui sono coinvolte più squadre. Ci vuole la lucidità per capire nell'immediato come intervenire e prevedere a cosa si va incontro, e risolvere il più rapidamente possibile senza mettere a rischio la sicurezza del personale. Quello che sempre ti colpisce e vivi come una sconfitta è l'esito negativo dell'intervento, quando ci sono delle vittime coinvolte. Si lavora sempre in squadra, quando si riesce a salvare la vita umana è sempre merito del team. Un po' come lavorare al pronto soccorso, si è sempre in prima linea e davanti a scenari diversi».
Svolgere un ruolo di comando nei vigili del fuoco richiede un impegno senza sosta. Lei è anche mamma, come riesce a far tutto?
«Anche mio marito è comandante dei vigili del fuoco. Mio figlio ha undici anni ed è il mio primo fan, innamorato del mio lavoro ed orgoglioso di quello che faccio. Conciliare la vita lavorativa con quella familiare è forse la sfida più difficile. Chiedo un grande impegno a tutta la mia famiglia perché siamo una squadra. L'attenzione nei confronti di mio figlio è concentrata in un tempo più breve, ma comunque molto alta».
C'è un attimo della giornata in cui riesce a smettere di essere vicecomandante dei vigili del fuoco?
«Questo lavoro richieste un livello di attenzione molto elevato, ti assorbe completamente h24, soprattutto quando rivesti ruoli di responsabilità. Riempe la vita e si far per passione, ce l'hai sempre nella testa. È un aspetto molto bello, ma anche molto impegnativo».
È un lavoro a cui le ragazze oggi aspirano?
«Ovunque ho incontrato tante ragazze che aspiravano a diventare vigili del fuoco. Quando mi hanno chiesto un consiglio, ho detto loro: provate, ne vale la pena».
 

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