La direttrice d'orchestra Speranza Scappucci: «Per Capodanno gli auguri di Mozart "Soave sia il vento"...»

Speranza Scappucci (Foto Yasuko Kageyama)
Speranza Scappucci (Foto Yasuko Kageyama)
di Simona Antonucci
Mercoledì 23 Dicembre 2020, 14:40 - Ultimo agg. 12 Maggio, 15:15
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«Soave sia il vento. Tranquilla sia l’onda. Ed ogni elemento, benigno risponda, ai nostri desir... Se mai dovessi inventare un concerto di Capodanno tutto mio per salutare questo terribile 2020, chiederei a Mozart di farci gli auguri per un migliore 2021, con il trio del Così fan tutte, inondato di luce e di speranza».

Parola di Speranza Scappucci. Direttore d’orchestra («Direttrice!»), 47 anni, single («La nostra è una vita bella e complicata»), romana, ma quando è in città vive in albergo perché le sue case ora sono New York e Vienna. E i teatri di tutto il mondo. L’Opéra Royal de Wallonie, a Liegi, di cui è direttore musicale, il Gran Teatre del Liceu di Barcellona dove sta dirigendo Traviata («nei momenti di pausa vado al mare ad ascoltare i gabbiani»), il New National Theatre di Tokyo dove è attesa per Lucia di Lammermoor ad aprile o l’Arena di Verona, quest’estate, San Francisco, Toulose, Teatro dell’Opera di Roma e di Vienna dove è stata la prima italiana a guidare l’orchestra dell’Opera della città.

Pochissime le donne sul podio. Perché?

«Non sono una mosca bianca. Il mondo è pieno di donne musiciste.

E non mi piace affrontare il discorso in termini di genere. Credo nella parità assoluta che è quella della dedizione e del talento».

Ce ne saranno tante brave, ma la bacchetta è ancora molto maschile. O no?

«Il discorso va affrontato a monte. Fino a qualche anno fa le musiciste neanche ci pensavano a mettere il piede sul podio. Ma oggi non ha senso guardare indietro perché è in arrivo una nuova generazione formidabile. Bisogna aspettare il ricambio. La nuova onda, quella delle musiciste che si stanno formando oggi. Lasciamole studiare e ci sorprenderanno».

Lo studio. Diploma in pianoforte all’Accademia di Santa Cecilia e poi New York, master alla Juilliard School. La svolta?

«Un mio insegnante a New York che mi disse: continua pure a suonare il piano, a fare le tue esperienze. Ma tu sei nata per stare on the stage, sotto i riflettori».

Quindici anni come maestro collaboratore accanto a direttori come Mehta, Ozawa, Gatti, Levine e l’incontro con Muti nel 2005 che la portò con sé al festival di Salisburgo. Poi i riflettori tutti per lei: oltre la bacchetta cosa porta sul podio?

«È la professione che ti dà sicurezza. E alimenta la forza interiore».

Boccoli rossi, pelle chiara, come si prepara per affrontare il pubblico?

«I capelli li devo legare, perché se mi finiscono sul leggio come faccio. Non mi piacciono le scollature, mi sento a mio agio in tailleur nero. Le gonne? Finora mai, però chissà?».

Un vezzo?

«Dirigo con le ballerine e poi mi infilo le scarpe con i tacchi per salire sul palco a prendere gli applausi».

In questi giorni dirige Traviata: quale eroina della lirica la colpisce di più?

«Traviata mi piace molto. Una donna vincente che vuole vivere anche se ha il destino segnato. Mi immedesimo in tutte, ma Cio-Cio-San mi spezza il cuore. Ogni volta che affronto Madama Butterfly finisco in lacrime».

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Natale a Barcellona, al lavoro. Capodanno?

«Dovrei tornare a Vienna. Avevo i biglietti per il concerto. Poi quest’anno c’è il Maestro Muti. Lo vedrò da casa. Che non è la stessa cosa. Lo streaming interrompe l’energia che passa tra noi e il pubblico».

E se dovesse dirigere lei un suo concerto di Capodanno che musica sceglierebbe?

«Non si potrebbe non tenere conto dell’anno difficile e doloroso che ci lasciamo alle spalle. Tra un brano e l’altro di tradizione, non farei mancare il finale della sinfonia Eroica di Beethoven, per omaggiare il compositore e tutti gli eroi di questa pandemia, e il coro del Fidelio che è un inno alla libertà e alla rinascita. E per chiudere un messaggio di speranza e di pace con il trio del Così fan tutte di Mozart».

E una musica per brindare a casa, con amici?

«Non ascolto mai musica. Giuro che è vero. Solo in macchina. Per Capodanno farei un eccezione: Billie Holiday, Fabrizio De André, Gianna Nannini, Frank Sinatra».

Ci saranno donne a dirigere il concerto di Capodanno?

«C’è un esercito di giovani musiciste, brave e coraggiose alle porte».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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