Non c'è stato bisogno di quote rosa per il sorprendente risultato delle elezioni in Islanda che ha dato all'isola-Stato il primato in Europa di un parlamento formato in maggioranza da donne. Dei 63 seggi dell'Althingi, l'Assemblea unicamerale islandese, 33 saranno occupati da deputate, ovvero il 52,3%. Nessun Paese del Vecchio Continente aveva mai oltrepassato la soglia simbolica del 50 per cento ed era la Svezia finora a detenere il primato in Europa con il 47% di deputate, secondo i dati dell'Unione Interparlamentare. A lasciare indietro l'Europa sono i tre Paesi che nel resto del mondo hanno oltre il 50% di rappresentanza femminile.
Le donne in Parlamento negli altri Paesi
In testa il Ruanda con il 61,3% di donne nella Camera bassa, seguito da Cuba (53,4%) e Nicaragua (50,6%).
Il primo presidente donna
L'Islanda è stato anche il primo Paese al mondo ad eleggere un presidente donna nel 1980, l'allora cinquantenne Vigds Finnbogadottir, rieletta per altri tre mandati e in carica per 16 anni. Anche l'attuale premier è una donna: Katrin Jakobsdottir, ma a lei il voto ha lasciato un pò di amaro in bocca. Il suo partito Sinistra-Verdi ha perso tre seggi e con il 12,6% è passata al terzo posto dietro ai suoi due alleati dell'eterogenea coalizione di governo composta dal Partito del Progresso (centrodestra) di Sigurour Ingi Johannsson e dal Partito dell'Indipendenza (conservatore) del veterano della politica dell'isola Bjarni Benediktsson. Proprio il Partito del Progresso è il grande vincitore con il 17,3% dei voti, che porta a 13 i suoi seggi, cinque in più rispetto al voto del 2017. In testa come primo partito restano comunque i conservatori dell'ex primo ministro Benediktsson con il 24,4% dei suffragi e 16 seggi. Una nuova geografia parlamentare che ridisegna i rapporti di forza nel governo e potrebbe costare il posto alla premier. I due partiti di destra potrebbero cedere alla tentazione di una coalizione più omogenea con i centristi della Riforma (cinque seggi) e/o del Centro (tre deputati). Nonostante la popolarità della premier, che ha reso le tasse sul reddito più progressive, ha aumentato il budget per l'edilizia popolare e ha esteso il congedo parentale, il suo secondo mandato non è scontato. Ma anche lei, come tutte le donne d' Islanda e d'Europa, stasera ha comunque qualcosa per cui festeggiare.
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