Addio Banco di Napoli: ai correntisti il nuovo Iban di Intesa Sanpaolo

Addio Banco di Napoli: ai correntisti il nuovo Iban di Intesa Sanpaolo
di Valerio Iuliano
Domenica 4 Novembre 2018, 08:00
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Le insegne sulle filiali campane restano, almeno per ora. Ma del vecchio e glorioso Banco di Napoli - dal 26 novembre prossimo - non ci saranno più altre tracce. La fusione per incorporazione nella capogruppo Intesa Sanpaolo SPA - peraltro già ampiamente annunciata nei mesi scorsi- è ormai cosa fatta. Proprio per quella data, infatti, era stata fissata l'integrazione dell'istituto partenopeo nella holding.
 
E da qualche settimana i circa 2 milioni di correntisti del Banco di Napoli sono stati informati ufficialmente della fusione. «Gentile Cliente, il 26 novembre 2018 Banco di Napoli - si legge in una comunicazione firmata dal consigliere delegato e CEO di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, e dal direttore generale, Francesco Guido, - sarà incorporata dalla propria capogruppo Intesa Sanpaolo SpA. Da questa data i rapporti da lei intrattenuti con Banco di Napoli proseguiranno con Intesa Sanpaolo. Questa operazione comporta la modifica delle coordinate bancarie di tutti i conti di pagamento. La sua filiale continuerà ad essere il suo riferimento abituale e le modalità di servizio non cambieranno. Il conto in oggetto cambia sia il numero sia il codice IBAN. Nulla cambia per quanto riguarda le condizioni economiche e contrattuali». Con la comunicazione ai correntisti si completa quel processo di integrazione che già dallo scorso inverno era noto all'opinione pubblica. Per effetto dell'incorporazione viene cancellata la società per azioni, insieme con la sede legale e gli organi sociali del Banco di Napoli. Entro tre settimane scomparirà di fatto uno dei più antichi istituti bancari europei. Un punto di riferimento per l'intero Mezzogiorno, le cui origini risalgono al Monte di Pietà fondato nel 1539 per concedere prestiti su pegno senza interessi.

Un'immagine indelebile - quella dell'istituto partenopeo- tanto da indurre Intesa Sanpaolo a tenerne in vita il marchio. «Le insegne sulle agenzie in Campania rimangono», sottolineano le fonti aziendali. Mentre nelle altre regioni del Mezzogiorno continentale compariranno quelle di Intesa Sanpaolo. «Per i clienti non ci saranno cambiamenti», fanno sapere dalla holding. Una posizione che era stata anticipata alla fine del 2017 dall'amministratore delegato Carlo Messina. La fusione per incorporazione del Banco di Napoli e di altre banche controllate rappresenta uno dei punti principali del piano d'impresa 2018-2021. «La fusione del Banco Napoli- si legge in una relazione del Cda della primavera scorsa - consentirà a regime il conseguimento di sinergie su costi diretti e indiretti». Un risparmio che la capogruppo valuta in 34 milioni di euro. Ma, al di là delle strategie aziendali, l'operazione sancisce la conclusione della lunga e travagliata storia dell'istituto di via Toledo. Una fine che era iniziata negli anni 90 con il progressivo svuotamento del patrimonio del Banco di Napoli. Le vicende successive sfociarono nell'acquisizione nel 2002 da parte del gruppo Sanpaolo Imi, che lo trasformò nel 2003 in Sanpaolo Banco di Napoli. Il Banco di Napoli resta comunque oggi il principale istituto del gruppo, con gli sportelli nelle quattro regioni del Mezzogiorno continentale, dalla Campania alla Calabria, dalla Puglia alla Basilicata.

«Solo tre cose di Napoli - soleva ripetere Alberto Servidio, un politico democristiano recentemente scomparso - sono ancora famose nel mondo. Il Vesuvio, la canzone e il Banco di Napoli». Resteranno solo le prime due.
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