Consumi, è allarme: nel 2018 +1%, crescita minore dal 2014

Consumatori al supemercato
Consumatori al supemercato
Sabato 1 Settembre 2018, 16:50 - Ultimo agg. 16:52
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I consumi degli italiani nel 2018 aumenteranno soltanto dell'1%, la crescita minore dal 2014 ed «inferiore all'1,4% auspicato dal Documento di economia e finanza del Governo». Una debolezza che proseguirà anche nel 2019 (+1%) e si accentuerà (+0,7%) nel 2020 A lanciare l'allarme sulla frenata della spesa nel nostro paese è l'indagine macroeconomica condotta dal Cer per Confesercenti. In pratica secondo i dati si tratta di circa 5 miliardi di euro di spesa all'anno in meno rispetto alle previsioni nel 2018, 2019 e nel 2020. Ed a frenare sarà anche il Pil che secondo lo studio crescerà meno di quanto previsto limitandosi a: +1,3% nel 2018, +1,2% nel 2019 e +1,1% nel 2020. Dallo studio emerge ancora una volta un'Italia che è ancora indietro nel superare la recessione rispetto ai partner europei. Già a dicembre 2017, infatti, i consumi delle principali economie europee erano tutti al di sopra di quelli del 2007, ultimo anno prima della crisi: in Germania segnavano il 10,9% in più, in Francia l'8,6% e nel Regno Unito il 5,5% in più. In Italia, invece, sono ancora al di sotto di quei livelli del 2,7%: 26,3 miliardi di euro che mancano all'appello. Un gap che, di questo passo, recupereremo solo nel 2021, ben 14 anni dopo la crisi.
L'associazione dei commercianti,inoltre, precisa che lo scenario è a politiche invariate, perché se scattassero gli aumenti dell'Iva invece i consumi rallenterebbero fino a crescere solo dello 0,3% nel 2020 dopo essersi abbassati allo 0,8% già nel 2019 mentre il Pil si fermerebbe a +1,1% nel 2019 e al +0,8% nel 2020. A pesare sui consumi, sottolineano i commercianti, è l'indebolimento del potere d'acquisto, la cui crescita si è dimezzata passando dal +1,4% del 2015-2016 al +0,7% di quest'anno e il deterioramento del clima di fiducia delle famiglie consumatrici. «Con queste prospettive economiche, essere e rimanere una piccola impresa in Italia è sempre più un'impresa» dice Patrizia De Luise, che sottolinea: «come se non bastasse un'economia in netta frenata, il sistema Paese italiano sembra quasi diventato strutturalmente anti-impresa». De Luise cita «una pressione fiscale sulle pmi, già oltre il 60%», l'eccesso di burocrazia, la legge Bolkestein per ambulanti e stabilimenti balneari e la situazione del credito: «solo nell'ultimo anno -dice- sono spariti 12 miliardi di prestiti vivi alle attività economiche».
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