Bonus autonomi, già pagati 2,5 milioni. Ma 4,5 milioni di lavoratori aspettano la Cig

Bonus autonomi, già pagati 2,5 milioni. Ma 4,5 milioni di lavoratori aspettano la Cig
di Nando Santonastaso
Giovedì 16 Aprile 2020, 08:00 - Ultimo agg. 15:36
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Un breve annuncio sul sito dell'Inps e poi la verifica, finalmente positiva, sul conto corrente: da ieri per 4 milioni di lavoratori autonomi, partite Iva, professionisti e stagionali è iniziato il pagamento del bonus di 600 euro relativo al mese di marzo per compensare sia pure in parte lo stop della loro attività dovuto alla pandemia. L'Inps, con il supporto dei sistemi di pagamento del ministero dell'Economia e della Banca d'Italia, ha finora perfezionato l'accredito delle indennità nei confronti di 2.500.000 lavoratori, oltre il 60% di quelli che hanno fatto domanda. Le erogazioni proseguiranno anche oggi e domani, chiudendo quattro difficili settimane di attesa (specie per i tanti, come geometri e avvocati, che non hanno un reddito alternativo), scandite da annunci troppo ottimistici, dai problemi organizzativi dell'Istituto di previdenza, dalla revisione di alcune norme per gli aventi diritto, come nel caso dei professionisti con posizione Inps. Per il mese di aprile il bonifico dovrebbe crescere fino a 800 euro stando alle anticipazioni dei ministri competenti: «Ma di sicuro bisognerà comunque produrre una nuova istanza sulle cui modalità sarà necessario attendere il prossimo decreto del governo», avverte Enricomaria Guerra, dottore commercialista.

La complicata partenza del primo bonus ammonisce a non ripetere gli stessi errori ma con la burocrazia italiana la prudenza si impone. Non mancano peraltro malumori per le norme più recenti in materia di sostegno al reddito: i dottori commercialisti campani non hanno gradito che nel Piano di aiuti da 900 milioni, messo a punto dalla Regione, siano state abbassate le soglie di reddito per l'accesso al contributo da mille euro. «Se si superano i 35 mila euro all'anno, e per un professionista quell'ammontare di ricavi non è impossibile, non si ha diritto a quel sussidio», dice ancora Guerra.

Migliorano invece le cose sul versante delle Casse di previdenza: il dietrofront sulla platea dei beneficiari, che ha obbligato la ripetizione delle domande da parte di oltre 400mila professionisti, le ha costrette ai tempi supplementari dopo che le pratiche erano già di fatto pronte per essere approvate. I tempi di erogazione sarebbero imminenti. 
 


Più complessa la partita relativa al pagamento della Cassa integrazione in deroga, le altrettanto famose 9 settimane tra aprile e maggio, per la quale sono arrivate finora istanze da 300mila aziende per un totale di 4,5 milioni di lavoratori in tutta Italia. L'allarme sollevato tra gli altri dai Consulenti del Lavoro, che avevano previsto il pagamento solo a maggio, sembra molto credibile anche se proprio ieri il governo ha rassicurato su questo punto. Nel senso che l'Inps starebbe già pagando quelle arrivate dalle prime 11 Regioni (un'altra metà continua a mancare all'appello): entro un mese da ciascuna domanda, garantisce Palazzo Chigi, saranno erogate sia la Cassa ordinaria sia l'assegno ordinario del Fondi di integrazione salariale.

In prima fila tra le Regioni c'è la Campania che nel riparto dei fondi già stanziati dal governo si è vista assegnare 101 milioni (anche se in realtà la somma sarà spesa dall'Inps). «Stiamo lavorando con il massimo impegno per istruire tutte le pratiche e avviarle all'Istituto di previdenza: ne arrivano ogni giorno, come è previsto dalle norme, e si segue il criterio cronologico della presentazione delle istanze nel rispetto della normativa e della massima trasparenza», dice Sonia Palmeri, assessore regionale al Lavoro. Oltre 5mila quelle già decretate per 12mila lavoratori (ma ne sono già arrivate 52 mila), con un iter procurale molto scrupoloso: anche qui l'attesa degli interessati è altissima, a partire dai tanti piccoli imprenditori (come quelli al di sotto di 5 dipendenti) che stanno pagando un prezzo per la sospensione dell'attività. Non tutti infatti hanno potuto avvalersi della possibilità di un'anticipazione dell'importo garantita dall'accordo tra Inps e Abi. Ma soprattutto si teme, come i Consulenti del Lavoro hanno fatto notare, che «avere accentrato in un solo ente, l'Inps appunto, la gestione di tutti i sistemi di intervento rischia di allungare i tempi».

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Ma c'è anche un altro nodo da sciogliere sulla Cigd, questa volta politico. Riguarda il secondo riparto di risorse destinate alle Regioni per coprire tutta la platea (la Campania avrebbe chiesto al ministro del Lavoro altri 180 milioni calcolando una media di tre dipendenti per ognuna delle 53 mila istanze presentate) che sarà contenuto nel decreto di aprile del governo.
Si sta discutendo, a quanto pare, di come garantire quote per così dire aggiuntive, pari a 3 settimane ulteriori di cassa integrazione in deroga, alle Regioni che per prime, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, sono state colpite dall'epidemia e hanno dovuto adottare in anticipo sulle altre i provvedimenti di sospensione delle attività lavorative. Il nuovo riparto, in sostanza, ferma restando la disponibilità di 3,2 miliardi assicurata dal governo, dovrebbe rivedere la quota destinata alle singole Regioni con il rischio, però, che potrebbero diventare insufficienti le risorse destinate ad aree, soprattutto del Sud, dove l'emergenza lavoro è di sicuro più forte, a prescindere cioè dall'epidemia. La Regione Campania, dice Palmeri, ha manifestato il suo disaccordo sulla proposta «in quanto le risorse aggiuntive vanno trovate oltre i 3,2 miliardi di euro previsti per la Cassa in deroga, non all'interno dello stesso fondo». Raggiungere l'unanimità su questo punto appare almeno oggi molto difficile. 

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