Inps, la Cig al rallentatore: quasi un milione in attesa

Inps, la Cig al rallentatore: quasi un milione in attesa
Inps, la Cig al rallentatore: quasi un milione in attesa
di Francesco Bisozzi
Giovedì 11 Giugno 2020, 00:53 - Ultimo agg. 12 Giugno, 10:58
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Ancora ventiquattr’ore di tempo per rispondere e avviare i pagamenti per circa 400 mila domande per la cassa integrazione rimaste giacenti. Ma i lavoratori che risultano tutt’ora esclusi dalla cig, se si guarda alla platea dei beneficiari potenziali complessivi, sono quasi un milione. È stato il presidente dell’istituto di previdenza Pasquale Tridico a promettere che entro questo venerdì tutte le domande per la cassa integrazione saranno saldate e così ora negli uffici dell’Inps il ticchettio degli orologi suona minaccioso. 

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Il premier Giuseppe Conte a suo tempo aveva annunciato il pagamento delle prime nove settimane di ammortizzatori sociali previste dal Cura Italia entro il 15 aprile: una scadenza impossibile da rispettare, avevano avvisato gli esperti. Risultato? I beneficiari potenziali complessivi della cassa integrazione nelle diverse tipologie previste sono attualmente 8 milioni e mezzo, mentre i lavoratori effettivamente raggiunti sono poco più di 7,5 milioni. A oltre la metà di questi sono state le aziende però ad anticipare il pagamento della casa integrazione. All’inizio della settimana i beneficiari ancora da pagare risultavano essere 419.670. 

A questi si aggiungono però i lavoratori di cui l’Inps ancora non conosce i dati perché le imprese non li hanno comunicati, circa 400 mila, per un totale di 830 mila esclusi. Per farsi un’idea di quanti siano precisamente i lavoratori che ancora non compaiono sul radar dell’istituto di previdenza è necessario guardare il dato sulle risorse prenotate dalle aziende, che al giugno corrispondevano a 8.410.149 lavoratori: tolti i 7.580.347 che risultano essere già stati pagati e i 419 mila che contano di ricevere i soldi che spettano loro entro domani, i beneficiari potenziali che potrebbero ancora bussare alla porta dell’istituto sono 410 mila. 
Non è detto però che le aziende utilizzino tutte le risorse prenotate. Le domande diventano effettive solo dopo l’invio dell’sr41, il modello per i pagamenti diretti dell’Inps, o la denuncia mensile Uniemens, tramite cui le imprese comunicano le effettive sospensioni e i dati delle persone coinvolte, compreso l’Iban nel caso sia previsto il pagamento diretto da parte dell’Inps. L’istituto ha comunicato di aver ricevuto 1.316.176 di sr41. Ne sono stati pagati 1.165.625: raggiunti in tutto 3.249.249 di lavoratori. Ad altri 4.331.098 sono stati anticipati i pagamenti dalle aziende con conguaglio Inps. «I lavoratori pagati direttamente dall’Inps sono meno della metà, ovvero circa il 40 per cento del totale. Le maggior parte delle aziende che hanno anticipato la cassa integrazione tornerà in pareggio con il meccanismo dei conguagli entro il mese di luglio, o al più tardi ad agosto, mentre questo mese le imprese dovranno accontentarsi di recuperare in media il 35 per cento delle risorse spese», spiega al Messaggero il presidente del Centro studi Itiniterari previdenziali Alberto Brambilla. 

Nel dettaglio, alla luce degli ultimi dati in possesso dell’istituto di previdenza, le domande di cassa integrazione ordinaria pervenute dalle aziende sono 423.737 per oltre 4,2 milioni di lavoratori, di cui risultano essere state autorizzate 407.982, sarebbe a dire il 96 per cento. Quelle per la cassa integrazione in deroga ammontano a 572.718, di cui oltre 80 mila dalla Lombardia, 58 mila dal Piemonte, 45 mila dall’Emilia-Romagna, 41 mila dal Veneto, circa 64 mila dal Lazio, 53 mila dalla Campania e 36 mila dalla Sicilia: 520.885 domande, ovvero il 91 per cento, hanno ottenuto semaforo verde. Per l’assegno ordinario ne sono state inviate 181.897 per un totale di 2.683.841 potenziali beneficiari: in questo caso l’asticella di quelle autorizzate scende però all’82 per cento. Gli sr41 ricevuti dall’Inps per le domande per la cassa integrazione ordinaria sono invece 381.260, di cui al 4 giugno ne erano stati pagati oltre 350 mila (raggiunti 1,2 milioni di lavoratori). 
 

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