Coronavirus, l'Italia nell'economia di guerra: impennata degli acquisti di zucchero e pasta

Coronavirus, l'Italia nell'economia di guerra: impennata degli acquisti di zucchero e pasta
di Nando Santonastaso
Domenica 22 Marzo 2020, 09:00 - Ultimo agg. 23 Marzo, 07:37
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Crollati gli spostamenti in treno e aereo, più che dimezzati quelli in auto. Spesa alimentare mai così alta, e quella per l'igiene personale e della casa in crescita costante. Fabbriche e cantieri fermi ormai quasi dovunque, uffici pubblici verso la chiusura totale, banche aperte solo a certi orari o per appuntamenti concordati. Tanta tv, piattaforme digitali comprese, più e-commerce e cucina fai-da-te per passare il tempo tra le mura domestiche. L'Italia ai tempi del Covid-19 è ormai un'economia di guerra a tutti gli effetti. Era accaduto l'ultima volta 80 anni fa, in occasione della Seconda guerra mondiale. Ma se appare complicato e anche in parte forzato un paragone con l'incubo di allora, oggi di sicuro nessuno dubita più sul fatto che il nuovo nemico sia il virus che aggredisce i polmoni e che per combatterlo sia stata ormai dichiarata una guerra pressoché globale. Con un effetto immediato, il ritorno cioè dello Stato nell'economia. Ovvero, decisioni accentrate per la gestione delle risorse, requisizioni ad horas, interruzioni repentine della produzione, non solo per mettere al sicuro i lavoratori ma anche per far fronte all'inevitabile crollo della domanda. Ma poi ci sono i ricaschi sui cittadini, pesanti anche in proiezione futura. Un'economia di guerra non risparmia nulla e nessuno.
 


L'assalto a pane, pasta e farine continua?
In Italia nell'ultima settimana, secondo dati di Coldiretti, gli acquisti di farina sono aumentati del 185% mentre quelli di pasta del 65%. Ma anche nel mondo la domanda mondiale di pasta e pane innescata dal Coronavirus è ormai esponenziale: alla Borsa merci di Chicago, il prezzo del grano è schizzato del 7,4% in più, un balzo record da un anno. La corsa ad accaparrarsi i beni alimentari continua, insomma, anche se forse più rallentata rispetto a un mese fa, con la perdurante garanzia della qualità del prodotto italiano. È boom non a caso dei dolci fatti in casa, dice l'Associazione degli agricoltori: lo zucchero fa segnare un aumento del 28% degli acquisti e il latte Uht del 20%. Niente cibi spazzatura, insomma, ma Coldiretti ricorda come il potenziale espresso dagli agricoltori nazionali sia stato finora sottovalutato: «Per potersi pagare un caffè devono vendere ben 5 chili di grano».

È piena la dispensa degli italiani?
Decisamente sì, almeno in media. Nelle dispense dei giorni della guerra al Covid-19 aumentano infatti, in base ai dati di Coop, le conserve di pomodoro (+17%), la mozzarella (+25%), la carne in scatola (+47%), i legumi sempre confezionati (+14%). In crescita anche il pesce surgelato (+8%), le fette biscottate (+8%). In calo l'acquisto di olio d'oliva che però tra i beni alimentari rifugio era stato al top nelle prime due settimane di marzo.

Cosa c'è nel kit anti-Coronavirus?
Non mancano sicuramente i disinfettanti (+81%) nella terza settimana di marzo rispetto alle prime due ma si sale ad un clamoroso +658% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Continua la scorta di salviettine disinfettanti (+79%), sale anche l'acquisto di termometri fino a +195% rispetto alle due settimane precedenti e di prodotti disinfettanti per superfici, di guanti monouso e di candeggina. Aumenta anche l'acquisto di alcol etilico alimentare, +47%: è un dato che fa riflettere se si pensa che costa 14 euro al litro.

Quanto vale l'aumento di spesa degli italiani?
Complessivamente, alimentari in testa, si spende il 26% in più dall'inizio dell'anno. Lo rivela il Consumer Panel di Gfk spiegando che negli ultimi giorni la tendenza è agli acquisti più attenti per non dover tornare più spesso ai market. Crescita marcata anche per la spesa online: siamo già al 16% a metà marzo. In una attendibile classifica dei prodotti che gli italiani continuano ad acquistare in massa, ai primi cinque posti figurano nell'ordine zucchero, pelati, tonno in scatola, carta igienica e cibo per animali. Tutti prodotti a lunga conservazione, come si nota, destinati a periodi di quarantena come quello che stiamo vivendo. Una curiosità: una delle più forti impennate di vendita è stata registrata per gli integratori che innalzano le difese immunitarie. E si intuisce perché.

Che impatto ha avuto l'emergenza Coronavirus sui trasporti stradali?
I dati di Atlantia, la concessionaria della maggior parte della rete italiana, dicono che nell'ultima settimana, per effetto delle misure restrittive imposte dal governo, il traffico sulle tratte di Autostrade per l'Italia è diminuito del 56,3% rispetto alla stessa settimana del 2019. Nei primi sette giorni di marzo il calo nelle tratte a pedaggi era stato del 22% e nella settimana successiva del 40,7% su base annua. La sola autostrada del Brennero ha visto crollare il traffico leggero del 70% ma anche per i tir, che sono quasi i padroni di questa arteria tra Austria e Italia, c'è stato un calo del 20%. In Veneto, il traffico sulle tratte gestite da Concessioni autostradali venete è crollato del 43,8%, con punte medie giornaliere dell'80 per cento in meno rispetto ad un anno fa. Parliamo di oltre un milione e 700 mila veicoli in meno nel solo mese di marzo. Ma non per tutti lasciare l'auto a casa sembra inevitabile anche se si continua a lavorare: il Coronavirus avrebbe fatto crescere gli spostamenti tra Milano e Roma via autostrada. Le persone che abitualmente si muovono tra le due città (andata e ritorno) almeno una volta alla settimana preferiscono la sicurezza del viaggio in solitudine al rischio di un viaggio insieme ad altri in treno o in aereo.

E sul trasporto ferroviario locale?
Non solo i Frecciarossa cancellati e ridotti in tutta Italia, c'è un solo treno di Fs che collega ad esempio oggi Torino con Napoli.
Anche peri l trasporto locale i numeri sono nerissimi. Trenord, la compagnia ferroviaria che gestisce il trasporto locale in molte aree del Settentrione, ha calcolato un calo di passeggeri del 60% sulle sole linee lombarde, da 820mila a 350mila, in un giorno feriale medio dopo la chiusura delle università e delle scuole e lo stop di molte attività. I trasporti regionali del Lazio hanno registrato una media di sole 28 persone a convoglio per i treni regionali. 

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