Coronavirus, l'industria vede nero: nel primo semestre il Pil crollerà del 6%

Coronavirus, l'industria vede nero: nel primo semestre il Pil crollerà del 6% `
Coronavirus, l'industria vede nero: nel primo semestre il Pil crollerà del 6% `
di Giusy Franzese
Mercoledì 1 Aprile 2020, 08:27 - Ultimo agg. 10:39
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«Economia italiana colpita al cuore. Uno shock imprevedibile». Che, nello scenario migliore - ovvero quello che prevede l'uscita dalla fase acuta dell'emergenza coronavirus a maggio prossimo con il 90% delle aziende che hanno ripreso l'attività - porterà a una caduta del Pil del primo semestre del 10%, che diventerà -6% a chiusura d'anno. Se invece l'emergenza dovesse andare oltre fine maggio, allora persino queste previsioni sarebbero da rivedere al ribasso. È molto più di un allarme quello lanciato dal centro studi di Confindustria. È una tragedia che ci porterà ad essere tutti più poveri. 

Sarà molto, ma molto, peggio rispetto a quello che abbiamo vissuto e già ci era sembrato un'enormità con la grande crisi mondiale iniziata nel 2008, che portò in dote all'Italia una caduta del Pil nel 2009 del 5%, e i cui effetti negativi l'Italia ancora non era riuscita a superare del tutto. È come se l'economia italiana si legge nel rapporto del centro studi dell'associazione degli imprenditori fosse stata «colpita da un meteorite». Se davvero i primi due trimestri dell'anno si chiuderanno a -10%, sarebbe «la peggiore caduta nella storia del Paese» commenta Stefano Manzocchi, capoeconomista di Confindustria.
 


Più caute, ma comunque pessime, le previsioni di altri analisti. Standard & Poor's stima per l'Italia un calo del Pil quest'anno del 2,6% a fronte di una media Ue di -2%. Il nostro, secondo l'agenzia di rating, sarebbe comunque il calo più accentuato all'interno della zona euro. Ma anche nel resto del mondo l'effetto coronavirus avrà un effetto negativo: S&P stima una crescita globale praticamente piatta (+0,4%): «Stiamo entrando in un periodo di declino senza precedenti dei tassi di attività economica e di prezzi degli asset finanziari e ugualmente senza precedenti di risposte politiche per combattere e compensare questo calo», sottolinea nel rapporto Paul Gruenwald, capo economista globale di S&P.

Tornando a Confindustria i dati sono da brivido su tutti i principali indicatori: consumi e investimenti subiranno un vero e proprio crollo (-6,8% i primi, -10,6% gli investimenti fissi lordi); la disoccupazione risalirà all'11,2% (era al 9,8% a gennaio) e andrà pure bene perché tra ammortizzatori e smart working la perdita, più che di posti di lavoro, sarà di ore lavorate. Per quanto riguarda i conti pubblici l'indebitamento arriverà al 5% del Pil e il debito salirà al 147% .Nel 2021 ci sarà poi una ripresa graduale, con il Pil che crescerà del 3,5%, il deficit in miglioramento ma comunque sopra il limite del 3% (3,2%) e il debito in lieve calo (144,3%). Sul versante della tenuta dei conti pubblici c'è anche chi è più pessimista. Secondo Goldman Sachs «è probabile che il deficit pubblico raggiunga il 10% del Pil e il debito salga al 160%».

 


Confindustria, a ogni modo, avverte: «Del realismo, o dell'eccessivo ottimismo di queste ipotesi, solo i prossimi mesi diranno». Ma «ogni settimana in più di blocco normativo delle attività produttive, secondo i parametri attuali, potrebbe costare una percentuale ulteriore di Pil dell'ordine di almeno lo 0,75%».

Per questo non c'è più tempo da perdere. «Bisogna agire immediatamente», con interventi «massivi», «sia su scala nazionale che europea», dicono gli industriali. «Le istituzioni Ue sono all'ultima chiamata per dimostrare di essere all'altezza». Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ricorda che di fronte «abbiamo due guerre», una al virus, una alla recessione. E va evitato che diventi «depressione, una recessione strutturale». Serve un piano Marshall.

Tra i nemici da fronteggiare c'è anche quello della mancanza di liquidità.«Evitiamo che la preoccupazione si trasformi in ansia e che l'ansia si trasformi in panico» dice Boccia. Al governo Boccia chiede di rafforzare il fondo di garanzia per far arrivare credito a trent'anni nelle casse delle imprese. Ma c'è anche un appello ai suoi colleghi imprenditori, che Boccia fa con una lettera: mai come ora è indispensabile «mantenete gli impegni e pagare i fornitori».

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