E-fattura, troppi dati al fisco: ma è bufera sullo stop del Garante

E-fattura, troppi dati al fisco: ma è bufera sullo stop del Garante
Martedì 14 Luglio 2020, 06:26 - Ultimo agg. 13:30
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Nel 2019, prima che il Paese e il mondo intero precipitassero nell'emergenza Covid, lo Stato italiano aveva registrato un aumento vistoso e in parte inatteso delle entrate fiscali. Una delle cause di questa tendenza è l'introduzione dell'obbligo generalizzato di fatturazione elettronica, meccanismo che permette all'Agenzia delle Entrate di seguire tutte le fasi delle transazione economiche. Niente di strano quindi che il governo continui a puntare sulle potenzialità di questa misura per il contrasto all'evasione fiscale, come indicato anche nel recentissimo Programma nazionale di riforma. Con il decreto fiscale dello scorso ottobre è stata introdotta una ulteriore novità: la memorizzazione dei file integrali relativi alle fatture, che resteranno per otto anni a disposizione di Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza per controlli e attività di analisi del rischio di evasione. Il decreto prevedeva anche Guardia di Finanza e Agenzia predisponessero misure di protezione della riservatezza degli interessati, con il parere del Garante della Privacy. Succede però che l'Autorità guidata da Antonello Soro quel parere sul provvedimento lo abbia dato: ed è negativo. L'argomentazione di fondo è che la mole di informazioni prive di un diretto interesse fiscale è troppo rilevante, «sproporzionata in uno stato democratico, per quantità e qualità delle informazioni oggetto di trattamento, rispetto al perseguimento del legittimo obiettivo di interesse pubblico di contrasto all'evasione fiscale». Più nel dettaglio, il garante osserva che «annualmente risultano essere emesse circa 2 miliardi di fatture che, di regola, contengono dati, anche molto di dettaglio, volti ad individuare i beni e i servizi ceduti, con la descrizione delle prestazioni, i rapporti fra cedente e cessionario e altri soggetti, riferiti anche a sconti applicati, fidelizzazioni, abitudini di consumo». Potrebbero emergere anche informazioni sanitarie o relative a procedimenti penali.

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I SINDACATI
Il provvedimento dovrà essere quindi quanto meno corretto con l'introduzione di maggiori garanzie e limitazioni. Il parere ha però provocato reazioni negative, sia da parte dei sindacati (Cgil e Uil) sia dell'ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco, che evoca anche un contrasto tra Authority e Parlamento: «Mentre i giganti del web agiscono indisturbati sui dati personali di tutti i cittadini - osserva Visco - arriva una delibera contro l'introduzione della fattura elettronica che si frappone all'applicazione di una legge dello Stato, taglia le gambe all'azione di contrasto all'evasione fiscale». Altrettanto dura la replica di Antonello Soro: a suo avviso si tratta di «affermazioni decisamente preoccupanti perché fondate su una scarsa conoscenza del merito e su un'evidente ignoranza delle norme europee». Ma poi il Garante allarga la sua replica accusando l'ex ministro di «palese indifferenza al valore dei diritti di libertà, terreno su cui le democrazie liberali si distinguono dai sistemi autoritari».
Le parole dell'ex ministro sarebbero «segni inequivocabili di scorie indigerite di vecchie ideologie». Come Visco, anche Soro ha una lunga militanza politica prima nella Dc, poi nel Ppi quindi nel Pd: stesso partito di cui ha fatto parte Visco, che però proveniva dai Ds.
Luca Cifoni
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