Oxford economics rivede al rialzo il Pil italiano, ma avverte: «Le elezioni sono un'incognita»

Oxford economics rivede al rialzo il Pil italiano, ma avverte: «Le elezioni sono un'incognita»
Giovedì 19 Ottobre 2017, 16:34
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La crescita è stata maggiore del previsto, ma con all'orizzonte c'è l'incognita delle elezioni. L'incertezza delle urne potrebbe peggiorare il quadro, tanto che al Governo arrivi una grande coalizione, tanto che si affermino le forze anti-establishment. Oxford Economics, prestigioso istituto inclese di analisi economica, rivede al rialzo le previsioni del Pil italiano portandole a +1,5% per il 2017 e a +1,3% per il 2018 (con +1,1% nel 2019) contro l'1% circa previsto in precedenza, ma avverte dei rischi politici che si profilano.

«L'economia italiana continua a mostrare alcuni segnali relativamente positivi. Da inizio anno gli indicatori di alcune survey sono robusti e dopo il +0,4% del secondo trimestre, il terzo trimestre potrebbe portare la bella sorpresa di una crescita dello 0,5%», ha spiegato Nicola Nobile, senior economist per l'Eurozona alla presentazione dell'outlook globale ed europeo della società di ricerca Oxford Economics a Milano. Tuttavia, «anche se si sta riducendo, resta il divario di crescita dell'Italia rispetto all'Eurozona» e questo relega la Penisola nell'annosa posizione di «Cenerentola».

Investimenti e credito. Per l'Italia la ripresa sarà «a singhiozzo», con un modesto ritorno dell'inflazione (+1,4% nel 2017, +0,9% nel 2018, +1,7% nel 2019, mentre l'obiettivo è fissato al 2%), un miglioramento graduale del mercato del lavoro, una ripresa sottotono degli investimenti e un lento miglioramento delle prospettive esterne. Il fatto che gli investimenti si mantengano sotto del 20% circa rispetto ai livelli pre crisi - ha rilevato Nobile - è da attribuire anche alle difficoltà del credito. Ora «il nodo bancario è probabilmente a una svolta dopo i recenti interventi, ma la ripresa del credito è un processo lungo. In Spagna la svolta ha richiesto un anno».

Fisco e Riforme. Sulla politica fiscale del Governo Gentiloni il giudizio è positivo perchè «è riuscito a mantenere il giusto equilibrio tra crescita e sostenibilità» dei conti. Sul fronte delle riforme l'istituto si limita ad «abbastanza positivo perchè si poteva fare di più». Tra le questioni sempre aperte (e dolenti) resta il debito pubblico, la cui discesa sarà «sfortunatamente molto lenta. Non pensiamo che ci saranno riforme che renderanno più rapida la discesa, non ne vediamo l'appetito politico».

Ipotesi 1: la grande coalizione.Tutto però potrebbe essere messo in discussione dalle prossime elezioni politiche. Tre gli scenari prospettati. Il primo, e più probabile, è quello della grande coalizione, formata dai «principali partiti centristi (il Pd di Renzi, Forza Italia di Berlusconi, con alcuni partiti minori)». Secondo Nobile è «improbabile che questo tipo di coalizione debole possa realizzare le riforme necessarie e portare il Paese alla crescita che serve per chiudere il gap con gli altri Paesi dell'Eurozona». In questo scenario la crescita del Pil è vista «nel migliore dei casi all'1% nel medio termine». La crescita della produttività sarà molto moderata e «l'Italia resterà ancora una volta il Paese ritardatario della zona euro».

Ipotesi 2: l'empasse. Il secondo scenario prospetta l'impasse politica, con un Parlamento "appeso" e i partiti incapaci di negoziare una maggioranza. In questo caso si andrebbe a nuove elezioni, ma il prolungato periodo di incertezza peserebbe sui mercati finanziari e sulla fiducia delle aziende, con ricadute anche sullo spread già sotto pressione per la fine del Qe della Bce.

Ipotesi 3: i populisti al governo. Le terza opzione è quella di una coalizione anti-establishment. «Un governo 5 Stelle è improbabile, ma la formazione di una coalizione tra tutti i partiti anti-establishment resta un rischio», ha detto Nobile. Un'uscita dall'Italia dalla zona euro nel breve termine resta «molto improbabile», ma «anche un tentativo fallito di abbandonare la moneta unica causerebbe subbugli nell'economia e innescherebbe un grosso riallineamento dei prezzi degli asset, che minerebbe la ripresa dell'economia, spingendo l'Italia e molti Paesi periferici nella recessione».

L'Italia è quindi destinata a restare la Cenerentola d'Europa? «Probabilmente, ma con segnali positivi che non vanno sottovalutati».
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