Ilva, Di Maio tratta: «Da Grillo opinioni, decido io»

Ilva, Di Maio tratta: «Da Grillo opinioni, decido io»
di Mario Ajello
Sabato 9 Giugno 2018, 08:44 - Ultimo agg. 20:39
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E' la prima volta che a Beppe Grillo viene detto: «Parla per sé, sono solo opinioni personali». E ha avuto l'ardire di dirlo Luigi Di Maio, che del fondatore di M5S - il quale in verità ha sempre avuto più dimestichezza ideale con Fico e con il Dibba - è una creatura. Anche se considerato dal padre (ex) padrone un po' troppo «democristiano». Di Maio da ministro dello Sviluppo economico sta trattando sull'Ilva, studia i dossier, cerca una soluzione a una questione drammatica - chiudere lo stabilimento cioè in qualche modo chiudere Taranto oppure no? - ma ecco Grillo che dalla sua terrazza vista mare annuncia: «Quell'area diventi un parco».

Dichiarazione giudicata dai più offensiva, anti-operaia, più da decrescita felice che da ostinazione industrialista e sviluppista, e che è sembrata anche a Di Maio un'incursione inopportuna e fastidiosa. Ed è come se Luigi avesse risposto a Beppe: «Fatti i fatti tuoi». Non si è spinto a tanto, ma di sicuro altri battibecchi di questo tipo ci saranno tra il vice-premier e il fondatore. E questo è solo l'inizio della dialettica forte tra due visioni, e due ruoli, agli antipodi. Grillo è il sacerdote della rivoluzione permanente, è quello della fantasia al potere e il custode dell'ortodossia dei suoi. Di Maio è l'opposto: un moderato che ha deciso di governare e certi slogan da propaganda grillina d'antan devono sembrargli fuori tempo. Poesia contro prosa, la sfida è questa.

CLIMBING
Il modello di Beppe è Taranto come la Ruhr. Vorrebbe «riconvertire» l'acciaieria, bonificandola e trasformandola appunto in un parco, in cui sulle ciminiere si fa il climbing. Il pragmatismo di Di Maio lo porta a reagire così: «Io ho dei dossier da portare avanti, quindi non prendo una decisione se non sento prima le parti». Insomma, stoppa le interferenze anche se autorevoli, e un tempo, incensurabili, come è questa del guru forse ex. E a Radio Anch'io, ancora più netto Di Maio: «Chiudete l'Ilva?, mi chiedono. Ma questa domanda non significa nulla, devo ancora incontrare la proprietà, i commissari, i sindacati, il sindaco di Taranto. Poi bisogna vedere qual è la condizione generale e lo stato generale e poi si prende la decisione. Ma sia chiaro che tutto sarà fatto con responsabilità, linearità e, se serve, continuità».

Continuità? Ovvero Giggino sulla linea Calenda? Di quel Calenda che per primo, dopo l'uscita di Grillo, ne ha sottolineato l'«assurdità»? Continuità può significare che si continua, come peraltro accadrà per le bonifiche, in Amministrazione Straordinaria. I tempi sono stretti. Il primo luglio il gruppo dovrebbe passare sotto la gestione Am InvestCo vincitore della gara che acquisirebbe gli asset in affitto. Forse il governo potrebbe pensare a delle proroghe dell'Amministrazione Straordinaria in attesa di decidere. E comunque, le parole assai poco grilline di Di Maio ricevono l'apprezzamento proprio dell'ex ministro Calenda: «Il mio successore ha detto cose intelligenti. Gli ricordo soltanto che al 30 giugno le casse di Ilva saranno vuote e quindi bisogna chiudere un accordo con i sindacati. Che con lui saranno più disponibili che con me». Perché aspettavano l'arrivo di un governo nuovo. Ora che c'è, assicura Calenda, «per Di Maio l'accordo sarà un gol a porta vuota». Questo è da vedere. Mentre è sicuro che Grillo continuerà a fare la spina nel fianco. E non dimenticherà facilmente la maniera con cui Di Maio lo ha liquidato in questa occasione.
 
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