Mps, è un flop l'offerta sul mercato: anche il Qatar si sfila. Più vicino il salvataggio dello Stato

Mps, è un flop l'offerta sul mercato: anche il Qatar si sfila. Più vicino il salvataggio dello Stato
di Luca Cifoni
Giovedì 22 Dicembre 2016, 08:21 - Ultimo agg. 20:57
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L'ora x è alle 14 di oggi, quando anche per gli investitori istituzionali si chiuderà la finestra temporale per aderire all'aumento di capitale di Banca Monte dei Paschi. Ma a una manciata di ore da quella scadenza, la prospettiva di un intervento pubblico è qualcosa che somiglia sempre di più ad una certezza: nonostante la buona adesione dei piccoli risparmiatori all'offerta di convertire in azioni le proprie obbligazioni subordinate, non si vedono all'orizzonte i nuovi soci privati disposti a investire nell'istituto senese. Così il governo, che è appena stato autorizzato dal Parlamento a fare nuovo debito fino a 20 miliardi, a tutela del risparmio, potrebbe riunirsi già nella serata di oggi (o al massimo domani) per approvare il decreto con le misure di dettaglio.

Misure che riguardano potenzialmente anche altri istituti in difficoltà e che comprendono forme di ristoro per gli obbligazionisti da subito più generose di quelle decise un anno fa nel caso delle quattro banche poste in risoluzione. La differenza sta appunto nel fatto che stavolta non scatta la procedura di risoluzione, perché l'intervento dello stato è preventivo, come previsto dalla direttiva europea sulle crisi bancarie. Ci sarebbe quindi la presunzione quasi automatica - per la platea retail - di una vendita scorretta dei titoli rispetto al profilo di rischio degli interessati. Il rimborso avverrebbe in azioni: i titolari di bond ne riceverebbero in quantità da tale da compensare la perdita potenzialmente subita in base al principio del burden sharing. Insomma il governo punta ad una soluzione in cui nessuno tra i piccoli si trovi a rimetterci: si eviterebbe in questo modo un danno politico, ma anche una nuova ondata di sfiducia nella solidità del sistema finanziario.

LE DISPONIBILITÀ
Tecnicamente il decreto costituirà un fondo con le disponibilità finanziarie autorizzate dal Parlamento (insieme al governo ha votato a favore anche Forza Italia). A quel punto il Tesoro avrà la possibilità di intervenire senza altri vincoli - nel caso di Mps in cui possiede già il 4 per cento - per aderire all'aumento di capitale per la quota non sottoscritta dai privati, rafforzando così la propria posizione di primo azionista. E una mossa analoga potrà essere decisa se necessario nelle prossime settimane per le altre banche in difficoltà, a partire dalle due venete. Nel provvedimento entreranno anche le norme sulle imposte anticipate e la proroga di sei mesi per la scadenza relativa alla trasformazione in spa delle popolari.

Anche se i conteggi definitivi si faranno solo all'ultimo momento, il probabilissimo fallimento della soluzione di mercato per Siena dipende in modo decisivo dall'assenza di un anchor investor, un soggetto privato che possa trainare gli altri, riconosciuta ufficialmente ieri sera dalla stessa banca: sono svanite le residue speranze di coinvolgere il Fondo sovrano del Qatar. E così si rivelano insufficienti i quasi 2,1 miliardi di adesione all'offerta di conversione volontaria dei bond subordinati, compreso il titolo Fresh. Lo Stato sarebbe quindi chiamato a intervenire per circa 3 miliardi, anche se è possibile che con un nuovo piano l'importo complessivo dell'operazione aumenti ancora.

I DUBBI
Nonostante i dubbi circolati nelle ultime ore, l'intervento pubblico non dovrebbe bloccare l'altra gamba del salvataggio di Mps, ovvero la cessione di 27,7 miliardi di sofferenze. Il Fondo Atlante si è detto disponibile a mandare avanti anche in questo scenario l'operazione di cartolarizzazione. Ieri intanto il titolo della banca senese ha perso un altro 12 per cento, scivolando a un valore 16,3 euro. La capitalizzazione in Borsa è cosi scesa sotto la soglia dei 500 milioni, a quota 478.

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