Eni, coronavirus e crollo del petrolio sono già costati quasi 3 miliardi

Eni, coronavirus e crollo del petrolio sono già costati quasi 3 miliardi
di Jacopo Orsini
Sabato 25 Aprile 2020, 10:04 - Ultimo agg. 10:30
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Lo choc provocato dall'emergenza coronavirus e il calo dei prezzi del petrolio mandano in rosso i conti dell'Eni. L'azienda guidata da Claudio Descalzi, appena riconfermato al vertice del gruppo per un altro triennio, ha chiuso il primo trimestre del 2020 con una perdita netta di 2,93 miliardi, a fronte di un utile di 1,1 miliardi nello stesso periodo dell'anno precedente. A pesare sui conti, ha puntualizzato la società, l'effetto «combinato della crisi economica indotta dal Covid-19 e dalla caduta dei prezzi dell'energia» e in particolare l'allineamento «del valore delle scorte di petrolio ai prezzi correnti».

«Il periodo che stiamo vivendo è per l'economia mondiale il più complesso degli ultimi 70 anni e oltre - ha commentato Descalzi -. Per l'industria energetica, e in particolare per l'oil & gas, la complessità è ancora maggiore dato il sovrapporsi degli effetti della pandemia al crollo del prezzo del petrolio». L'amministratore delegato del Cane a sei zampe ha definito la situazione attuale «senza precedenti» ma ha assicurato che dopo la trasformazione degli ultimi sei anni «l'Eni è più forte». «Lo stato patrimoniale - ha poi aggiunto - gode di un bilanciamento ottimale ma soprattutto della disponibilità di 16 miliardi di liquidità che consentiranno al gruppo di gestire con agio la contrazione dell'attività dovuta a prezzi e pandemia».

Nel primo trimestre Eni ha registrato una produzione di idrocarburi pari a 1,77 milioni di barili al giorno, con un calo del 3,6%. Gli investimenti sono stati pari a 1,9 miliardi, coperti dalla generazione di cassa. L'indebitamento finanziario netto è di 18,7 miliardi, in aumento di circa 1,6 miliardi rispetto al 31 dicembre 2019. Andando a vedere le diverse aree di attività, il settore esplorazione e produzione segna un utile operativo adjusted di 1,04 miliardi (in calo del 55%) «riferibile quasi interamente al peggioramento dello scenario e, in parte contenuta, alle minori produzioni». Nel gas & power l'utile operativo adjusted sale invece a 0,43 miliardi (+29%), grazie alla «ottimizzazione del portafoglio degli asset» e alla «crescita del business retail».

«Come tutti prevediamo un 2020 complicato ma grazie ai nostri punti di forza contiamo di riprendere velocemente il cammino verso un modello di business sempre più redditizio e sostenibile tracciato nell'ultimo nostro piano strategico», ha affermato ancora Descalzi, sottolineando che il gruppo «a oggi non ha avuto interruzioni» nelle operazioni «a causa del Covid-19». «La pandemia ha colpito in diverse parti del mondo e in momenti diversi. Probabilmente una qualche graduale ripresa dei consumi si dovrebbe registrare nel secondo semestre dell'anno. Non posso quantificarli», ha continuato il manager.

L'Eni ha comunque «prontamente definito le proprie risposte allo scenario di crisi in atto rivedendo il piano industriale per il 2020 e il 2021 con l'obiettivo di salvaguardare la solidità del proprio bilancio». Sulla base del nuovo quadro Eni ha aggiornato anche le previsioni del prezzo del petrolio Brent riducendole a 45 dollari al barile per il 2020 e a 55 per il 2021 (ieri la quotazione era sui 20 dollari). La revisione del piano prevede un taglio degli investimenti per circa 2,3 miliardi nel 2020, pari al 30% del budget originario, e di 2,5-3 miliardi nel 2021. Previsto per quest'anno anche un taglio dei costi per circa 600 milioni. Sospeso inoltre il programma di acquisto di azioni proprie. Interventi che consentiranno di recuperare 3,3 miliardi. Per quanto riguarda infine il dividendo, Descalzi ha detto che è necessario aspettare di vedere «cosa accadrà» e a luglio si potrà fare «un aggiornamento». In Borsa infine venerdì i titoli del gruppo sono scivolati del 2,6% a 8,25 euro.
 
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