Fase due a Napoli, l'aeroporto di Capodichino pronto al decollo: «Ripartiamo a giugno»

Fase due a Napoli, l'aeroporto di Capodichino pronto al decollo: «Ripartiamo a giugno»
di Gianni Molinari
Venerdì 24 Aprile 2020, 18:00
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È vuoto. Undici milioni di passeggeri nel 2019 e oggi è vuoto. Capodichino è spettrale. Quando si è abbattuto il Covid lo scalo era a 1,3 milioni di passeggeri, con una crescita del 5% rispetto al 2019. Oggi è aperto perché un aeroporto è qualcosa di più di uno scalo passeggeri. Ma vuoto. Impressionano gli schermi: tre aerei in partenza, uno in arrivo. Non ci sono passeggeri, chiusi - ovviamente - tutti i negozi da una parte e dall'altra dei controlli di sicurezza. Funziona tutto, ovviamente. Così lo hanno apprezzato i sei passeggeri del volo, uno dei pochissimi, Napoli-Fiumicino di Alitalia. Sei passeggeri: distanze sociali non rispettate, di più.

Anche la palazzina degli uffici è spettrale: parte del personale in cassa integrazione, parte in smart working: nel suo ufficio c'è Roberto Barbieri, amministratore delegato di Gesac, insieme a pochi stretti collaboratori.
«E chi si muove», accoglie con ghigno beffardo Barbieri. «Guardiamo avanti».
 


Ci vuole parecchio ottimismo.
«Intanto ci prepariamo alla Fase 2: l'aerostazione sarà sana e tranquilla. Ai viaggiatori garantiremo un'esperienza di viaggio senza rischi».

Come?
«Stiamo ridisegnando tutto il layout dell'aeroporto: sarà ancora un luogo accogliente come lo avevamo pensato e realizzato e soprattutto sarà sicuro. Rispetteremo, naturalmente, tutte le prescrizioni sanitarie e faremo ancora di più. I viaggiatori sentiranno la sicurezza».

Operazione da qualche milione di euro.
«Siamo partiti subito con alcune centinaia di migliaia di euro e arriveremo a diversi milioni. La società può affrontare questi investimenti e per giugno, quando pensiamo si possa programmare un riavvio di un certo numero di voli commerciali, saremo pronti. Sarà - è bene chiarirlo - un mondo diverso».

In che senso.
«Nessuno si può illudere di tornare, come se niente fosse, a metà febbraio. Per avere 109 destinazioni e 11 milioni di passeggeri del 2019 ci vorrà tempo e un lavoro enorme».

Ryanair ha messo le mani avanti e chiede zero tasse agli scali.
«Certo il modello di business delle compagnie low cost basato sul riempimento massimo degli aerei potrebbe non essere sostenibile in presenza del distanziamento. Ma non è solo questo: il reddito disponibile in Europa - che è il nostro principale mercato di riferimento - sarà inferiore a quello pre-Covid e ci saranno meno risorse per i viaggi e il turismo».

Capodichino è cresciuta con il modello low cost, compagnie, Airbnb, prezzi contenuti del food, una forte concentrazione in ambito urbano di beni culturali tali da rendere proficua una visita a Napoli di pochi giorni. Le condizioni dei vettori non rischiano di minare tutto questo?
«In questo momento con zero voli, noi abbiamo zero incassi. Le compagnie non vogliono pagare o vogliono pagare molto poco i diritti aeroportuali che sono il nostro incasso per il futuro: bisognerà trovare un punto d'incontro affinché ci sia la sostenibilità per tutti. Noi ripartiremo da undici aerei che fanno base nello scalo, cioè che hanno qui la loro casa, per semplificare e partono da Napoli tutte le mattine: sei di Easyjet, tre di Ryanair e due di Volotea. Su questa base si riparte. Sapendo tutti che non si pigia il bottone e si torna a metà febbraio. C'è un lavoro lungo da fare e da fare tutti insieme: mondo dell'aeronautica, istituzioni, mondo del turismo. Non servono ultimatum ma comprensione del momento nel quale siamo perché più siamo a governare questa fase, più ci sono possibilità per ciascuno. E in questo modo di vedere le cose gli ultimatum non servono».

È dura gestire questa fase. Anche lei ha un countdown della normalità?
«Si gestisce con il lavoro! Stiamo lavorando per essere pronti alla Fase 2: l'azienda è sana, faremo gli investimenti necessari anche se i ricavi, torno a dire, in questo momento sono zero. Il futuro sarà diverso: noi siamo dimensionati, anche impiegando la cassa integrazione, per gestire l'attuale momento, ma pronti a ricrescere. Vorrei risentire ora i benpensanti che pontificavano sull'eccesso dei voli, che non c'era, sui troppi transiti, sul turismo d'élite da preferire. Li vorrei sentire ora che non c'è un turista e che riportare un pezzo di quel turismo sarà un'impresa ciclopica. Perché l'aeroporto è stato importante per l'economia della regione e della città, e dovrà continuare a esserlo».

E l'aeroporto di Salerno? L'operazione Salerno nata per diversificare Napoli e captare altri cinque milioni di passeggeri in questo scenario che fine fa?
«I programmi non cambiano.
Gli investimenti su Salerno sono confermati perché la nostra è una logica di sistema aeroportuale e il sistema si mantiene se sono operative tutte le sue componenti. Certo c'è il timing che è diretta funzione delle condizioni economiche generali, quindi, bisognerà tenere presenti le condizioni del mercato».

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