Fca, perché Torino scommette di nuovo sul Mezzogiorno

di Giuseppe Berta
Venerdì 30 Novembre 2018, 08:00
3 Minuti di Lettura
All’incontro di ieri con i sindacati firmatari del contratto aziendale, Fiat Chrsyler ha riservato le notizie migliori per gli stabilimenti meridionali del gruppo, quelli a essere usciti con una prospettiva più definita circa il loro futuro. Così, a Melfi continuerà la produzione delle Jeep, cui si affiancherà la Compass e saranno introdotte le piattaforme ibride, nelle loro diverse versioni. Anche la Cinquecento ibrida sarà destinata allo stabilimento lucano. A Pomigliano d’Arco sarà invece destinato il nuovo Suv compatto del marchio Alfa Romeo. Se ne parlerà tuttavia fra 20 mesi e sarà quindi necessario il ricorso agli a ammortizzatori sociali. Intanto, proseguirà la fabbricazione della Panda, in attesa del lancio della sua versione ibrida, prevista per la fine del 2019, in attesa di un restyling completo, che avverrà nel 2021.

Questo per quanto riguarda gli impianti maggiori. C’è una novità per Pratola Serra dove, contrariamente a quanto annunciato, non verrà interrotta la produzione dei motori diesel; anzi dal 2021 si costruiranno gli euro6 di ultima generazione. Ciò a riprova dell’incertezza che continua a pesare sulla sorte del diesel, che i produttori sono prudenti a liquidare in maniera definitiva. A Termoli, verranno realizzati quattro nuovi motori ibridi.

Sono elementi, quelli appena citati, che confermano lo spostamento dell’asse della produzione di Fca nel Mezzogiorno. A ben vedere, a paragone il Nord, cioè Torino, ha ottenuto assai meno. È vero che a Mirafiori è stata promessa la Cinquecento elettrica, ma a parte che i tempi annunciati per la sua fabbricazione appaiono un po’ stretti (si è parlato dell’inizio del 2020), ma certo i volumi che verranno prodotti non potranno essere molto elevati. Si dice che l’obiettivo potrebbe superare le 70 mila unità all’anno, ma non sarà facile raggiungerlo. Si pensi che l’auto elettrica attualmente più venduta in Europa, la Nissan Leaf, viaggia intorno alle 47 mila unità.

E poi, per dirla tutta, il successo dei veicoli elettrici dipende dalla predisposizione delle infrastrutture necessarie: per caricare rapidamente le batterie servono delle centraline molto più potenti, i cosiddetti Supercharger. Un paio d’anni fa Enel aveva presentato un piano che puntava alla loro diffusione, ma per il momento non se ne è fatto niente.

Nell’immediato, il futuro sembra soprattutto delle vetture ibride, verso le quali si stanno concentrando gli sforzi delle case produttrici, che stanno moltiplicando l’offerta di nuovi prodotti. C’è dunque da attendersi uno scenario di intensa concorrenza, che sarà resa ancora più acuta dal ristagno o forse anche dalla flessione dei mercati, per i quali non ci sono grandi aspettative. Nel frattempo, la produzione si sta indirizzando sempre di più verso Suv e crossover (e, in America, i massicci e redditizi pickup), mentre le berline classiche interessano sempre meno. Ciò comporta una riallocazione complessiva degli investimenti, che stanno indirizzandosi o verso le tipologie di prodotto più di successo o verso le piattaforme elettriche e ibride. Fca ha comunicato che nel triennio 2019-20121 intende investire in Italia 5 miliardi di euro, che tuttavia non sono una cifra cospicua, a confronto di quanto investono i produttori maggiori. C’è da sperare che tali volumi siano sufficienti a garantire la tenuta e la continuità degli impianti italiani, al pari dell’occupazione (che andrà sostenuta comunque attraverso gli ammortizzatori sociali). Negli Stati Uniti General Motors, sfidando i desiderata di Donald Trump, vuole chiudere vari stabilimenti e tagliare oltre 14 mila posti di lavoro. La rivoluzione in corso nel sistema dell’auto sarebbe all’origine di questa decisione drastica. Certo, nei prossimi anni dovremo prepararci a vivere in un sistema attraversato da una forte turbolenza per l’effetto congiunto del cambiamento tecnologico, della trasformazione dei mercati e delle ricorrenti suggestioni protezionistiche.
© RIPRODUZIONE RISERVATA