Pensioni complementari: integrazione individuale o collettiva? Pepp, fondi chiusi e aperti: cosa sono e come funzionano

Pensioni: integrazione individuale o collettiva?
Pensioni: integrazione individuale o collettiva?
di Mario Baroni
Mercoledì 4 Agosto 2021, 06:57 - Ultimo agg. 13:12
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Fondi pensione, Pip e tra poco anche i Pepp. Per preparare la propria “pensione di scorta” gli strumenti da utilizzare sono quelli che costituiscono il cosiddetto “secondo pilastro” (in certi casi anche il terzo: quello cioè ad adesione individuale, non collettiva). Mentre la contribuzione previdenziale per il “primo pilastro” (assicurato da Inps e da alcune Casse professionali) è obbligatoria, la scelta di versare nuovi contributi per preparare una pensione complementare non è un obbligo di legge.


Ci sono poco meno di 400 diverse forme di previdenza complementare, suddivise in quattro categorie diverse. Ebbene, i fondi pensione ne comprendono tre: chiusi, aperti o “pre-esistenti”. Più precisamente, i Fondi chiusi sono i cosiddetti fondi “negoziali”, cioè i Fondi pensione che nascono all’interno di alcune categorie di lavoro, collegati alla contrattazione nazionale collettiva. Si può iscrivere solo il lavoratore che sia attivo in quello specifico comparto produttivo, con quello specifico contratto nazionale di lavoro. Per questo sono “chiusi”. Cioè non per tutti. Sono 33: Cometa, destinato ai metalmeccanici, è il più grande per patrimonio e per numeri di iscritti.

Fonchim è quello per i chimici, Fondenergia per chi lavora nel settore petrolifero, acqua o gas. Solo per fare qualche esempio. Tra i fondi chiusi ce ne sono anche alcuni destinati ai lavoratori di alcuni territori (anche in questo caso “chiuso” vuol dire esclusivamente destinato ai lavoratori di quel territorio): come nel caso di Solidarietà Veneto o di Laborfonds per chi lavora in Trentino Alto Adige.


I Fondi “pre-esistenti” sono quelle decine (centinaia) di iniziative di previdenza complementare che nel corso del tempo (e prima della riforma previdenziale del 1995) alcune grandi aziende (per lo più banche e assicurazioni) avevano costituito per i propri dipendenti.


I Fondi pensione “aperti” sono forme pensionistiche complementari alle quali, come suggerisce il termine “aperti”, possono aderire tutti coloro che, indipendentemente dalla situazione lavorativa (lavoratore dipendente del settore privato o pubblico, lavoratore autonomo, libero professionista, altro), intendano formarsi una pensione complementare. I fondi pensione aperti possono essere istituiti da banche, imprese di assicurazione, società di gestione del risparmio (SGR), società di intermediazione mobiliare (SIM). Sono costituiti sotto forma di patrimonio separato e autonomo rispetto a quello della società istitutrice in quanto è destinato esclusivamente al pagamento delle prestazioni agli iscritti e non può essere utilizzato per soddisfare i diritti vantati dai creditori della società. L’adesione al fondo aperto può essere individuale o collettiva.


I Pip (Piani individuali pensionistici) sono forme complementari istituite da imprese di assicurazione a cui è possibile aderire solo su base individuale indipendentemente dalla propria situazione lavorativa. Sono quindi tecnicamente “terzo pilastro”. I Pip sono realizzati mediante contratti di assicurazione sulla vita. E dal prossimo anno dovrebbero vedere la luce anche i cosiddetti Pepp (Pan-european personal pension product). Dal 22 marzo 2022, enti creditizi, imprese di assicurazione, enti pensionistici aziendali o professionali, imprese di investimento, società di gestione, gestori di fondi di investimento alternativi dell’Unione potranno offrire ai cittadini europei un nuovo strumento di previdenza complementare. Uno dei vantaggi sarà la trasportabilità in tutti i Paesi dell’Unione.
 

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