Fincantieri Castellammare, si cambia: spazio alle mega-navi

Fincantieri Castellammare, si cambia: spazio alle mega-navi
di Maria Elefante
Sabato 8 Dicembre 2018, 10:00
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CASTELLAMMARE - Lo scalo a mare verrà reso piatto, le navi saranno costruite nelle officine e poi tramite carrelli specializzati spostatati su una chiatta galleggiante che - una volta a largo - aprirà le porte stagne lascerà galleggiare la nave. Ecco. In un'ora i responsabili Fincantieri di Castellammare hanno spiegato alla Rsu di fabbrica come intendono guardare al futuro. Ma i sindacati nazionali hanno appreso tutto dai media. Se da un lato, per la prima volta, dopo anni di lotta operaia trascorsi a evitare la chiusura di un'industria importante non solo per la cantieristica italiana ma per il Centro Sud è stato presentato un piano di potenziamento del cantiere, dall'altra parte i punti da chiarire sono ancora molti. A cominciare dal pacchetto navi, dai tempi e dai costi.
 
«L'impianto di Castellammare ha performance altissime grazie al lavoro degli operai che sono altamente specializzati. Accogliamo positivamente questo progetto ma chiediamo garanzie». Il primo cittadino ed i sindacati sono unanimi. Ma dalla segreteria nazionale della Fiom Fabrizio Potetti che ha letto tutto dai giornali e sul web tuona: «È necessario che il piano di ammodernamento sia corredato da un pacchetto di navi. Questa era la condizione necessaria per il progetto - continua Potetti - e invece l'azienda è dovuta correre dietro l'esposizione mediatica e alla politica per scongiurare allarmismo tra gli operai e giornate di sciopero». Insomma secondo la Fiom Fincantieri avrebbe dovuto parlare prima con i sindacati nazionali e poi illustrare il progetto alla Rsu di fabbrica. «Questo nuovo piano è una svolta epocale - spiega Carlo Aneli dalla segreteria nazionale della Fim Cisl - ma controlleremo ogni singola mossa dell'azienda».

Il piano rende il cantiere più funzionale, competitivo, e soprattutto assicurerebbe lavoro per i prossimi 10 anni. «Ma bisogna restare con i piedi per terra perché il rischio è molto alto». Il nodo cruciale è sui tempi. I sindacati temono lungaggini burocratiche. «Queste potrebbero far cominciare i lavoro e poi magari fermarli per un intoppo - continua Aneli - se così fosse il rischio è quello di dire addio allo stabilimento di Castellammare». Le carte illustrate ieri negli uffici stabiesi rassicurano però gli operai: questo piano, rispetto all'ipotesi del bacino, riduce i tempi di ammodernamento del cantiere perché i lavori si concentrano solo sullo scalo, nella trasformazione a piattaforma. E a quanto pare sono stimati in pochi mesi. In questo modo sarà possibile reinserire in tempi brevi il cantiere nel circuito di costruzione dell'azienda. E mai come in questo momento storico il sito di Stabia risulta essere fondamentale. Fincantieri con il suo portafoglio ordini record intende, infatti, restare in pole position nel panorama internazionale e per far ciò deve rispettare i tempi delle commesse. Quindi potenziando l'impianto si potrebbero costruire navi e tronconi più grandi di 250 metri. Alzando del 40% il massimo che il cantiere poteva costruire sullo scalo storico. «Ma al momento non sappiamo ancora cosa si costruirà in cantiere perché questo l'azienda non lo ha specificato» continua Potetti dalla Fiom. Fatto sta che a livello territoriale l'addio allo scalo non sembra particolarmente sofferto. Come avevano già detto gli operai restano affezionati al lavoro e non all'emozione di un varo fatto come una volta. Così, per la prima volta, la proposta dell'azienda trova le tute blu pronte a siglare il patto di lunga vita.
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