Fincantieri-Naval, alleanza a rilento: pesano le tensioni tra Italia e Francia

Fincantieri-Naval, alleanza a rilento: pesano le tensioni tra Italia e Francia
di Francesca Pierantozzi
Sabato 3 Novembre 2018, 12:00
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PARIGI - Eppur si muove. A rilento magari, ma non affonda. Nonostante il clima non proprio sereno tra Francia e Italia, il progetto di un'alleanza nella cantieristica militare (settore più che strategico) tra Fincantieri e Naval Group resta a galla. Il nome in codice del progetto, d'altra parte, era in origine Poseidon. Dieci giorni fa, al salone Euronaval, è stato presentato un accordo per creare una joint venture paritaria, controllata dai due gruppi. Un accordo a minima è stato definito da fonti di stampa francesi, rispetto allo scambio azionario su cui si fantasticava poco più di un anno fa a Lione, quando Macron e Gentiloni annunciarono urbi et orbi l'ingresso di Fincantieri a Saint Nazaire e una possibile road map per la cantieristica militare. Altri tempi. Da allora, la politica è diventata una zavorra sempre più pesante per i sogni industriali di Fincantieri e Naval Group, che restano ostinatamente attaccati a Poseidone e all'idea che un'alleanza nel militare navale sia necessaria non soltanto per diventare più grandi, ma anche per sopravvivere alla concorrenza internazionale, cinese e russa in particolare. Dieci giorni fa, nel comunicato a quattro mani firmato dai ministri italiani Di Maio e Trenta e dai colleghi francesi Le Maire e Parly, (tutti e quattro si sono visti a Euronaval), si è sottolineato con prudenza come l'alleanza tra Naval Group e Fincantieri «non deve avere alcun impatto sulle possibilità di ciascun governo a controllare le capacità e le risorse strategiche di ognuna delle sue società». Insomma, la prudenza non è mai troppa, soprattutto fino alle elezioni europee.
 
Sul piano industriale, però, anche se gli scambi azionari e altre fusioni sono per il momento accantonate, le cose continuano a muoversi. I due gruppi sono impegnati in una collaborazione industriale comune per fornire alla Marina francese quattro navi di supporto logistico, basate sull'unità italiana Vulcano. Le sezioni di prua, sottolineano da parte italiana, saranno costruite ai cantieri di Castellammare di Stabia. Ovvero: anche se meno spediti rispetto alla road map che si poteva immaginare un anno fa, si va avanti. Per gli osservatori francesi, tuttavia, si tratta soprattutto di salvare le apparenze. Il patron di Naval Group Hervé Guillou (che con il collega Giuseppe Bono continua a difendere strenuamente il progetto) ha ammesso che la joint venture «è già una buona cosa» ma che «sarebbe molto più efficace se ci fossero partecipazioni incrociate» cosa che, ha aggiunto «necessita una discussione approfondita a livello politico che purtroppo non c'è ancora stata». Gli industriali sperano di convincere i politici con le cifre. Naval Group pesa 3,7 miliardi e le attività difesa di Fincantieri un miliardo. «Siamo entrambi troppo piccoli ha spiegato e messo in guardia Guillou nei prossimi dieci anni ci saranno cento campagne da condurre e da soli non possiamo farcela».
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