Fisco, 417mila controversie pendenti per un importo di 50 miliardi

Un'aula di giustizia
Un'aula di giustizia
Lunedì 26 Febbraio 2018, 18:48 - Ultimo agg. 28 Febbraio, 12:38
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Liti «di massa». La definizione calza a pennello al contenzioso tributario, tanti da lasciare ad oggi pendenti in giudizio processi per oltre 50 miliardi di euro. Secondo i dati del Consiglio della giustizia tributaria, nel corso del 2017 la giurisdizione tributaria ha deliberato oltre 260 mila giudizi (poco meno di 203 mila in primo grado e circa 59 mila in secondo) per un valore complessivo di 30,7 miliardi. I procedimenti pendenti al 31 dicembre erano invece circa 417 mila, per un valore che sfiorava per l'appunto i 50,4 miliardi.

L'obbligo di mediazione scattato per i contenziosi sotto i 50.000 euro ha notevolmente ridotto i ricorsi in primo grado e quindi anche in appello, con una diminuzione del 20%, ma il flusso resta più che sostanzioso, un po' per le abitudini tutte italiche alla litigiosità, un pò, sostengono alcuni, per le aspettative di condoni più o meno evidenti create di volta in volta dalla politica, che spingono i cittadini a non pagare e a impugnare in attesa di un eventuale "sconto".

Nel 2017 «diminuisce il numero dei ricorsi, e si assiste ad un fenomeno di concentrazione degli affari più corposi». È quanto affermato dal presidente del Consiglio della Giustizia tributaria, Mario Cavallaro, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario tributario. «La contrazione degli affari contenziosi - ha aggiunto Cavallaro - si colloca intorno al 20%, dato diffusamente già certificato nelle corti di merito».
Tra le ragioni che hanno portato alla diminuzione dei ricorsi, ha sottolineato lo stesso Cavallaro c'è anche quella di risultati positivi portati dalla mediazione obbligatoria prima del giudizio.


Il peso si sente anche in Cassazione, dove un terzo dei processi presentati nel 2017 nel ramo civile è di carattere tributario (11.000 ricorsi su un totale di circa 30.000). «È evidente che non si tratta di una materia di nicchia - ha sottolineato il presidente della Corte, Giovanni Mammone - ma estremamente importante, anche in termini di risorse, per la collettività». Nonostante ciò, ha lamentato il presidente del Consiglio Mario Cavallaro, «l'attenzione del legislatore alle problematiche della giurisdizione tributaria è stata insoddisfacente» e «i più volte annunciati tavoli, tecnici o politici che fossero, si sono a qualsiasi livello rivelati privi delle gambe per fare anche un solo passo avanti». Necessari sarebbero percorsi di formazione permanente, la generalizzazione del giudice monocratico di primo grado per gli affari di minor valore, la redistribuzione degli organici sul territorio e la rivisitazione del sistema dei compensi, giudicato «farraginoso e inefficace».

Ma molti punti, pur toccati dalla delega fiscale, sono rimasti inattuati o sono stati oggetto di interventi contraddittori. L'auspicio è che sia quindi il nuovo Parlamento ad avere «sensibilità ed attento ascolto».
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